C'È SPAZIO PER TUTTI
La
mia scuola ha un nome da maschio, Susanna Mattiangeli,
Augustín Comotto
Lapis
Edizioni 2013
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 5 anni)
"Per imparare
le cose grandi va bene anche una scuola piccola. In certe classi la
mattina presto entrano i ciclopi e poi dopo pranzo arrivano le
balene.
Allora i maestri
dicono stringiamoci un po' e alla fine c'è spazio per tutti."
La
scuola è femmina, nonostante abbia un nome da maschio. E ha la voce
squillante da campanella. Ha un odore sempre diverso e mischiato. E
allora se la immaginiamo come una persona c'è da chiedersi che cosa
le capiti, che cosa decida di fare, quando è vuota, senza bambini.
Rimane sempre lì ferma ad aspettare i piccoli ogni mattina, o va in
giro di nascosto la notte?
La
scuola può essere vista da dentro e da fuori: i genitori la vedono
dall'esterno, mentre i maestri la guardano sempre da dentro. La
scuola può avere forma diversissima e non è sempre un edificio: può
essere scuola anche un albero o un muro.
Ma
la scuola a forma di scuola (o di scarpone o di torta) è quel luogo
dove non si sta troppo a lungo da soli, dove si fa festa e dove, dopo
la festa, gli oggetti smarriti trovano cura e accudimento.
Ma
poi la scuola finisce e occorre mettere un punto per poi ricominciare
da capo l'anno successivo: si sa, gli esami non finiscono mai...
Nello
scorso gennaio Susanna Mattiangeli, con la stessa lucidità
visionaria di La mia scuola ha un nome da maschio, aveva
studiato la maestra (Come funziona la maestra, Il Castoro 2013); l'aveva misurata, collocata nel suo spazio di azione, ne aveva
studiato i movimenti, l'aveva descritta, cogliendone con poesia
l'essenza profonda.
Ora
tocca alla scuola. Se la maestra era descritta un po' come si
analizzerebbe un oggetto -un quaderno, a righe o a quadretti- per
converso qui la scuola viene raccontata come una creatura vivente e
quasi se ne percepisce il respiro...
Alcune
verità importanti, alcuni snodi di senso sono 'incastonati' in un
tessuto linguistico che tanto ricorda quello ingenuo e puro di un
ragazzino. E tanto ci fa ridere.
Ve
ne elenco alcuni che mi hanno colpito particolarmente:
1)
I genitori la guardano da fuori, i maestri da dentro.
2)
La scuola è a volte la strada o un albero o un muretto.
3)
Nella scuola c'è spazio per tutti, balene comprese.
4)
In gita le materie diventano amiche, e noi anche.
5)
I bambini sono tanti ma a volte sembrano di più.
6)
A scuola si sta tutti insieme e si condivide il banco, le idee, i
segreti e i pidocchi.
7)
A scuola niente resta solo per molto, neanche le puzze o i profumi...
Un
libro che apre una finestra su alcuni temi che vale la pena di
'mettere sul tappeto' da parte dei maestri con lo scopo di avviare
con i propri alunni una bella e vivace discussione di classe.
Se
fossi maestra metterei sotto un faro illuminato la seguente frase:
A
scuola stiamo tutti insieme. Parliamo, ascoltiamo, dividiamo il banco
e la pizza.
Carla
Noterella al margine.Tanto
mi parevano in sintonia le visioni 'aeree' che Carrer ha usato per
disegnare la sua idea di maestra, tanto qui mi paiono 'terreni' i
disegni di Augustín Comotto. Non li vedo mai decollare...
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