Mondo bambino,
Donatella Ziliotto, Ugo Fontana
Salani 2014
"La giornata di
Martino.
1. Un dito di sole
fa il solletico a Martino che dorme nel suo lettino: svegliati!2. Ecco Martino sul suo vasetto più pensieroso di un re sul trono.
3. Arriva la pappa! Tamm- Tamm! Martino l'accoglie battendo il cucchiaio, come se suonasse un tamburo.
4. Finora Martino è stato buono : un vero angioletto!"
Del mondo del piccolo Martino Fontana esplora sei diversi ambiti: una giornata qualunque, i suoi giocattoli, i suoi rapporti interpersonali, alcuni episodi di vita, il gioco ai giardinetti ed infine le sue aspirazioni per il futuro.
Vedremo dunque Martino che va a nanna sotto una coperta patchwork avanzati di lana con un angioletto che veglia dalla testiera del letto, oppure che nasconde sotto il materasso in attesa del topo dei denti il suo primo dente incisivo caduto, oppure lo vediamo arrampicato sul cavalluccio di legno del barbiere con lo sguardo atterrito, o ancora a districarsi con il mestiere di bigliettaio del tram.
In primo luogo il fatto stesso di avere in sè in nuce il carattere precipuo degli albi illustrati, ovvero quella fusione 'perfetta' ed equilibrata tra testo e immagine, laddove i due canoni comunicativi dialogano e si integrano l'uno nell'altro, fattore che fa del picture book qualcosa di unico nel genere.
Per ottenere questa armonia, Fontana e Ziliotto devono essere stati concordi 'ab origine' sulla loro idea di infanzia, il loro punto di incontro sta soprattutto nella lettura di quello che posso definire, come già mi è capitato altre volte di fare, il "pensiero bambino". Circostanza questa, non scontata per nulla, visto che si tratta di adulti all'opera. Di Donatella Ziliotto tale capacità mi era nota, visto che dobbiamo a lei il catalogo degli Istrici Salani. Dobbiamo esserle eternamente grati per Pippi Calzelunghe ed Emil, per Lektro e Olle, per le Streghe di Dahl e quelle della Ibbotson e per tutti gli altri grandi personaggi che hanno accompagnato e accompagneranno molte nuove infanzie. In qualità di lettori, la dovremo ringraziare giorno dopo giorno, per essere andata a cercare nel Nord e nell'Est dell'Europa libri così belli, senza i quali le infanzie sarebbero di certo peggiori.
Ma
se da un lato c'è il 'pensiero bambino', dall'altra il libro
contiene anche tanto pensiero adulto nell'ironia che lo attraversa:
secondo motivo di merito.
A
parte la sezione finale sui mestieri che Martino vorrebbe fare, dove
l'adulto che disegna e quello che scrive giocano con l'esperienza dei
grandi di fronte all'inesperienza dei piccoli (il piccolo pirata con
il mal di mare, il cosmonauta con le vertigini, il bigliettaio con
difficoltà aritmetiche), mi pare che la notoria ironia della
Ziliotto si ritrovi soprattutto nella parte dedicata ai giochi (il
soldatino che può essere abbattuto con una ditata), ma soprattutto
nella parte dedicata alle relazioni interpersonali (il papà che
preferisce le pantofole a Pecos Bill o certo 'nonnismo' tra
fratelli), laddove essa separa in modo definitivo e 'irriducibile' il
mondo dei grandi da quello dei piccoli: la schiettezza del bambino
nei confronti dell'amica della mamma in visita di cortesia, la
ritrosia della mamma tutta elegante nel tenere in braccio il proprio
piccolo ne sono esempio.Meriterebbe una riflessione ben più lunga e approfondita, ma metto in luce solo due fatti:
1) per un lettore che degli anni Sessanta ha avuto contezza diretta, il libro è un vero tuffo al cuore. Mille particolari dell'abbigliamento, degli arredi, dello stesso linguaggio utilizzato riaccendono memorie sopite.
2) Per quello stesso lettore questo libro è l'esatta misura della distanza che c'è tra oggi e allora, accendendendo riflessioni su passato, presente e futuro e inevitabili nostalgie (almeno in me che sono una bambina del '59 come Martino).
Quarto motivo: il valore estetico di un oggetto del genere. Nella più generale operazione di recupero di Fontana (una su tutte la mostra curata da Giorgia Grilli e Fabian Negrin), questo libro mi sembra il più efficace e utile tra tutti. Se il libro sulle Regine e La bella addormentata mi paiono in larga parte operazioni di revival estetico su testi 'classici', qui siamo di fronte ad un recupero estetico di un oggetto di maggiore complessità: un picture book che ha più di cinquant'anni. In tal senso mi intriga molto metterlo alla prova e vederlo 'in azione', ovvero verificare quanto del suo valore arrivi ai piccoli lettori, bisnipoti di quelli per cui fu pensato la prima volta.
Ma so già di avere la risposta in tasca.
E così il cerchio del mio ragionare si chiude.
Abbiate
una buona pasqua
Carla
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