CERCANDO L'EROE
Abbiamo
seguito con interesse i diversi tentativi di raccontare a ragazzi e
ragazze, nella forma narrativa del romanzo, la Storia, quella che di
solito si studia sui libri di scuola. In particolare sono cresciuti
gli esempi in cui è narrata la guerra, tema difficile, per la
retorica che lo può accompagnare o, per altri versi, per la cruda,
violenta realtà da cui vorremmo, inutilmente, proteggere i nostri
figli.
Qui
vorrei parlarvi di due libri, e non sono ovviamente i soli, vedi ad
esempio le ristampe dei libri di Roberto Denti, che affrontano il
tema della Resistenza.
Il
primo è uscito la scorsa primavera, per Rizzoli: L'estate di
Giacomo. Un partigiano di undici anni, di Luca Randazzo. Racconta
con senso della misura l'estate di un bambino di montagna, che vive
nelle Alpi del bellunese nel '44: una storia ordinaria, di un
ragazzino come tanti che deve passare l'estate in alpeggio, ad
aiutare a gestire mucche e capre nei pascoli alti; ma non è
un'estate qualsiasi, c'è la guerra partigiana e i nazisti che
imperversano. Giacomo, il protagonista, è un bambino curioso, gira
per le cime scoprendo grotte e passaggi segreti, usati dai
partigiani; scopre anche la vita, le violenze, i tradimenti, gli
assalti, i rastrellamenti, un circo crudele che non si ferma mai.
L'attenzione
di Giacomo si divide fra Alpina, una ragazzina di poco più grande e
nipote del montanaro Bepi, Rachele , vivace compagna di scuola, con
cui condivide la passione per i fumetti; e i Partigiani, che
incarnano senza mezze misure la figura mitica dell'Eroe: grandi,
invincibili e per questo irraggiungibili. Sotterranea la violenza
domestica cui assiste, senza comprenderne fino in fondo il
significato, esplicita quella di una guerra che non conosce pietà:
quella del Nemico, ma anche quella contro i traditori, che si
annidano più vicino di quanto si potesse immaginare.
C'è
realismo in questa storia, nel raccontare la vita montanara, le sue
solitudini e la sua durezza, ma c'è anche il Mito, che se vogliamo è
un mito di fondazione: la Resitenza, i giovani che salgono in
montagna per cancellare l'onta del fascismo e per cacciare il nemico
straniero, i Tedeschi.
Lontano
dalla dimensione del mito è invece il racconto che della resistenza
fa Calvino ne Il sentiero dei nidi di ragno; primo
romanzo pubblicato nel '47, teso a dar conto della realtà della
lotta partigiana in Liguria, poi ripubblicato con diverse modifiche
nel '64. La Mondadori, che da tempo ha acquisito i diritti sui testi
di Calvino, nel 2012 decide di far uscire il testo, con le
bellissime, suggestive illustrazioni di De Conno, nella collana
Contemporanea, dedicata ai ragazzi; ed ora esce nella versione
tascabile degli Oscar junior.
Deve
essere chiaro che, nonostante il protagonista sia un bambino, Pin, il
romanzo non è pensato per essere letto soprattutto da ragazzi, non
solo per la durezza delle situazioni che descrive, ma anche per le
riflessioni che accompagnano la narrazione e che riguardano la natura
della guerra, il futuro della società.
Racconta,
dunque, di questo ragazzino sostanzialmente solo, senza genitori e
con una sorella più grande che, prostituta, non disdegna di
accompagnarsi con i soldati tedeschi. Pin passa il tempo all'osteria,
desideroso di essere accettato nel mondo degli adulti, di cui però
non comprende i comportamenti e il linguaggio. E' immerso in una
realtà durissima, infiamma la guerra partigiana e il mondo si divide
in fascisti e antifascisti, tedeschi e partigiani, amici e traditori.
Per sfida ruba la pistola ad un tedesco, cliente della sorella, e la
nasconde fra i boschi là dove i ragni fanno il nido; per sentirsi
grande, per farsi accettare, per vivere avventure da raccontare.
Viene catturato e imprigionato, conosce il giovane artigiano Lupo
Rosso, fugge con lui e raggiunge una formazione militare che si
nasconde sui monti. Tollerato, sostanzialmente escluso dal mondo
adulto, è preso anche lì, come è umano che sia, da tresche,
tradimenti, eroismi e la solida ineludibile realtà di una guerra
crudele.
Pin è
l'antieroe per eccellenza, non è altro che un ragazzino solo, diviso
fra desiderio di appartenenza e una grande rabbia infantile,
comprende poco degli avvenimenti che gli accadono intorno, attento
soprattutto a svelare gli inganni del mondo degli uomini.
Solo
alla fine troverà qualcuno, nel gruppo partigiano, disposto ad
occuparsi di lui.
Come
ho spesso sottolineato, la memoria, la ricostruzione del da dove
veniamo, è importantissima nel fornire strumenti critici a
ragazzi e ragazze che l'esercizio della critica spesso nemmeno lo
conoscono. Penso anche che il racconto della guerra per quanto
realistico, e quindi crudo e duro, possa avere la funzione di vaccino
rispetto alla fascinazione esercitata dal mondo di plastica dei video
game, dove la violenza estrema è talmente realistica da essere
paradossale e, per ciò, incredibile. Mi chiedo, però, se il mondo
dei ragazzini abbia ancora bisogno di eroi, di personaggi che, per
quanto imperfetti, siano capaci di fare la cosa giusta; di
distinguere, in un mondo di per sé ambiguo e contraddittorio, il
confine sia pur labile fra bene e male. Senza, magari, l'enfasi
retorica del racconto esemplare, della storia edificante.
Di
storie animate da personaggi come questi abbiamo più volte dato
conto ed è un percorso interessante, quello alla ricerca di figure
'eroiche'.
Mi
viene comunque da dire che, dopo decenni, dopo tanta retorica e
altrettanta antiretorica, continuo a nutrire gratitudine per quei
ragazzi e quelle ragazze che a vent'anni sono saliti sui monti, hanno
dato la vita perché questo disgraziato paese potesse ritrovare il
senso di un futuro e la propria dignità.
Eleonora
“L'estate
di Giacomo”, Randazzo L., Rizzoli 2014
“Il
sentiero dei nidi di ragno”, Calvino I., Mondadori 2014
Nessun commento:
Posta un commento