VEDERE LA LUCE
Rose e l'automa
dell'Opera, Fred Bernard, François Roca
Logos edizioni 2014
ILLUSTRATI PER MEDI
(dai 7 anni)
"Ti ho ammirata
danzare con le tue piccole compagne, come una foglia che volteggia
nel vento.
Mi sono rivisto
danzare a mia volta.
Tanto tempo fa. Su
questo palcoscenico...
Avrei voluto
cingerti la vita e sollevarti. Sentirti contro di me.
E volteggiare con
te.
Poi la musica è
svanita.
Le luci si sono
spente."
Una dichiarazione
d'amore in piena regola per voce silenziosa di un automa da
palcoscenico cui mancano molti pezzi. Essa è diretta a una piccola
danzatrice del corpo di ballo dell'Opéra di Parigi che ha avuto la
fortuna di alzare il coperchio del baule in cui tale automa giaceva
conservato da chissà quando. La curiosità unita alla determinazione
nel portare a nuova vita quest'oggetto inanimato fa sì che il
vecchio macchinista del teatro, Monsieur Marèchal, e il giovane
orologiaio Paul si dedichino con passione alla ricomposizione dei
vari pezzi di questo ballerino di legno per potergli dare nuova
dignità e nuovo movimento.
Un lavoro lungo e
attento per rimettere assieme i singoli frammenti. Ad ogni pezzo che
si aggiunge, aumenta l'amore del ballerino nei confronti di quella
bambina che gli ha ridato la luce e gli ha fatto battere di nuovo il
cuore. A lei però spetta il compito più duro: quello di rimetterlo
in azione e fargli calcare nuovamente le scene, ma questa volta non
più da solo, ma accanto a lei, suo personale porteur.
Contro l'opposizione
del direttore della più antica scuola di danza in Europa, che vede
in lui solo un fantoccio, possono le parole giuste di quella giovane
ballerina e la sua sicurezza interiore...
L'automa con il nome
del dio dai piedi alati ballerà.
Un'atmosfera di altri
tempi, piena di luci e di ombre, di sfondi oscuri e di brillanti
stucchi dorati, di perfette ricostruzioni degli interni (dal foyer
fino al soffitto di Chagall) e dell'esterno, persino sulle lamiere
del tetto, del palazzo Garnier, sede dell'Opéra di Parigi: queste
sono le tavole fantasmagoriche di François Roca, maestro
incontrastato della luce.
Fin dalla copertina messi in scala si
distinguono, anche sotto il profilo del colore, i tre diversi registri di questa
storia: uno, forse il principale, caldo e voluminoso dedicato alle
architetture, un secondo fortemente luminoso, dedicato alle bambine
della scuola di danza, e un terzo, caratterizzato dai mezzi toni,
dedicato all'automa e alla sua riparazione.
E sopra ogni cosa, come un velo, c'è lei, protagonista assoluta: la luce.
Ancora una volta il
sodalizio Bernard-Roca costruisce un gran libro. Le immagini che
ritraggono la magniloquenza di questo monumento ha un suo
corrispettivo nel testo che suona in taluni casi un po' appesantito
dalla retorica che lo rende didascalico. La perfezione e l'equilibrio
delle immagini che penetrano con dolcezza nello sguardo del lettore stride un po' con un testo alle volte 'sincopato',
probabilmente per aver modo di raccontare il più possibile. contappunti leggere sono,
invece, alcuni giochi linguistici: il musetto di topolino,
riferito alla piccola ballerina; ero a pezzi, riferito
all'automa incompleto ed intristito per essere rimasto nel baule;
diventare rosa, riferito alla piccola Rose che palpita.
Una storia che ruota
intorno al mondo della danza, ma anche intorno ad un tema ben più
universale: la vita interiore di un non nato, di una creatura
inanimata che si anima. E lo fa per amore. Da Frankenstein a
Pinocchio, la storia si ripete.
Carla
Noterella al margine:
qualcuno mi sa spiegare la ragione di un esultante sì inglese, in
bocca a una ballerina francese nel centro di Parigi? Che cosa non ho capito?
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