lunedì 11 maggio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


DI QUEI CIELI CHE...

Noi, Elisa Mazzoli, Sonia MariaLuce Possentini
Bacchilega Junior 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Noi corriamo dappertutto.
Lui invece cammina a piccoli passetti.
Noi stiamo insieme, parliamo, giochiamo.
Lui invece sta da solo e scava, scava, scava...Un buco al giorno. Ha sempre le mani sporche.
Noi lo chiamiamo Occhione."

A scuola, in un cortile, bambini piccoli a ricreazione. Da una parte tre quattro cinque bambinetti, un gruppo, noi e dall'altra un bambino solo, lui.
Loro lo chiamano Occhione perché ha un occhio gigante da cui scende bava di lumaca, non lacrime. Forse, pensano, un elefante in Africa gli ha schiacciato la testa o è caduto dal triciclo o ha ingoiato un cannocchiale. Tutto il tempo passato a scavare forse perché si nutre di vermi o perché seppellisce le caccole o perché crede di essere una talpa...


C'è un crepaccio in quel cortile, anche se non si vede. Uno strappo nel terreno che tiene il noi di qua e il lui di là. Fino a che una ragazzina dai capelli ricci decide di fare il salto e di andare al di là. "Bra-va bra-va ti riempirà di ba-va!" è la cantilena che l'accompagna. 


Ora lei è da lui e fanno, vicini, un piccolo noi. Ma un noi ben diverso dal precedente.
Io non so se il coraggio sia contagioso, ma è successo che anche Filippo, il bambino che racconta questa storia, un giorno salta al di là di quello strappo e scopre il gran tesoro di quell'altro bambino, Filippo, dallo sguardo così particolare: un esercito di amici che combattono per lui e che, di notte, nascondono nella terra cose preziose che lui scopre al mattino.
Gli sguardi di Filippo e Filippo convergono su un mezzo riccio, su una conchiglia e su una piuma grigia. Si tratta dei ricordi di Re Castagna, di Capitan Nettuno e di Super Tortora. Vicini, accucciati intorno alla medesima buca nella terra, con le loro quattro mani sporche di terra ora i due giocano assieme. Non sono più solo Filippo e Filippo, sono noi.

Solo, insieme. Noi, lui. Uguali, diversi. Al di qua, al di là. Pregiudizi e scoperte.
La relazione con l'altro da sé, la forza del gruppo, la solitudine dell'uno. La paura del diverso, il pregiudizio, il coraggio dell'incontro, la scoperta, la condivisione, la conoscenza, la meraviglia. L'immaginazione che costruisce un'amicizia.
Tutto questo è rinchiuso nella trentina di pagine che si concedono di norma a un albo illustrato. Un testo così tanto pensato da diventare essenziale, quello di Elisa Mazzioli, esplode nel disegno di Sonia MariaLuce Possentini.


Si comincia alla pari: la calma e il silenzio di quel cortile deserto in cui regnano alberi di ginkgo biloba si ritrova puntuale nella prima tavola, la separazione che il testo sottolinea tra il noi e il lui si esplica anche nel disegno che tiene distanti i bambini. Lui è ancora lontano, ma quando scopriamo che lui è Occhione, il disegno si 'accende' nella sua faccia, nel vedere il suo occhio diverso da una prospettiva inaspettata: dalla buca che lui sta scavando...
Giriamo ancora la pagina e irrompe nel disegno l'immaginario con un grande elefante.
Un immaginario che qui alimenta il pregiudizio, ma che altrove nutre la meraviglia di quei due bambini che, nel gioco, inventano un mondo che è solo loro. Lo è a tal punto che noi lettori siamo esclusi dal vedere ciò che a loro è dato vedere, sull'orlo di quella buca che li tiene assieme.
Il filo rosso della storia, quella continua contrapposizione tra il noi e il lui, ha una sua puntuale rispondenza nel lessico delle immagini; le pagine separate servono a questo: a tenere a distanza, a fissare anche negli occhi un al di qua e un al di là, dove la faglia da superare è la linea di legatura dei fogli.



Ne è prova per Filippo l'averlo oltrepassato nel momento in cui decide di andare a vedere quella lumaca dalle antenne ritte, o quando entrambi occupano la stessa pagina perché puntano i loro sguardi sulla buca tra l'erba.
Parole e immagini, all'unisono, ci dicono che Filippo è uguale a Filippo - ben al di là dell'omonimia: la grande faccia del primo Filippo ha un suo analogo richiamo nella faccia dell'altro Filippo, visto dalla prospettiva di un insetto nel prato. 


Un'imprevedibile prospettiva assume invece l'ultima pagina. Fino ad ora un continuo gioco di sguardi bassi concentrati sulla terra e ora invece, dobbiamo metterci tutti a naso all'insù per vedere l'ultimo grande protagonista di questa storia così emblematica e importante, il tempo. 
Il tempo che occorre per avvicinarsi, per conoscersi, per imparare, per crescere.
Un tempo che prende la forma di uno spazio, uno spazio enorme: un cielo stellato, di quei cieli che, a guardarli, ti fanno ben sperare...

Carla

Noterella al margine. Noi è anche un inno ad uno degli alberi più belli del mondo: il ginkgo biloba, simbolo di pace e di forza, portatore di speranza.

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