Il cane e la luna, Alice Barberini
Orecchio acerbo 2015
"Come sei
bella, luna."
Sotto
il tendone di un piccolo circo di tanti anni fa c'è un cagnetto
vestito da Pierrot che si esibisce ogni sera. Sa camminare su due
zampe, addirittura in equilibrio su una palla. E attraversa la pista
tra le risate degli spettatori e dei pagliacci che lo circondano.
Il
cane acrobata, mentre tiene una pallina in equilibrio sul naso, con
gli occhi guarda la grande luna di cartapesta che pende dal soffitto
del tendone. Come sei bella, luna.
I piccoli circhi si spostano spesso, così l'indomani anche questo
deve smontare e nel trambusto la luna di cartapesta cade e si rompe
su un lato.
Il direttore la considera ormai inservibile, da buttare.
Il cagnetto non ci pensa due volte e la carica sul suo carretto e a
fatica se la trascina nella sua fuga dal circo per le vie di Parigi.
Stanco, affamato, infreddolito e triste il cane resta accanto alla
sua luna e si accoccola sul marciapiede.
Fa una gran pena, così
solo. Ed è proprio così che lo vede un bambino. I loro sguardi si
incrociano ed è subito amore. La luna, invece, resta lì appoggiata
mentre il bambino porta via con sé cane e carretto.
Ma
anche per quella strana faccia di cartapesta il destino ha riservato
un incontro indimenticabile, proprio come accade... in certi film.
Questa
storia è sottile come un filo e lieve come un palloncino. E' una
storia con pochissime parole, e pochissimi colori. Bianco, nero, tanto grigio e
rosso.
Raccontato
con lo stesso ritmo di un film muto, ovvero con un sacco di 'salti'
tra una scena e l'altra, con il medesimo stile nelle inquadrature, Il
Cane e la luna è un libro
magnetico: il bianco e nero cattura lo sguardo verso il dettaglio e
verso la visione d'insieme in una buffa alternanza. Certe pagine sono
completamente dedicate a piccole porzioni dello scenario, l'insegna,
piuttosto che una porta o le pieghe del tendone, i primissimi piani
del cane. E queste si alternano a immagine collettive, come il
pubblico dello spettacolo, o le visuali a volo d'uccello sui tetti di
Parigi. La tecnica della grafite, lenta e rasente la perfezione
dell'iperrealismo nei dettagli, in Alice Barberini assume però un
tono ulteriore che, accanto all'innegabile maestria tecnica, la
scalda e la rende poetica.
Questo
fa la differenza nei suoi disegni.
In
questo libro tutto è pervaso da un forte senso poetico. A partire
dalla storia di un amore impossibile perché non corrisposto fino ad
arrivare alla struggente separazione dei destini dei due
protagonisti.
Tutto
diventa poesia: anche nel finale quando ogni cosa va a ricomporsi, e
luna e cane si ricongiungono per il tempo breve di un film, dopo che
entrambi hanno trovato il proprio posto nel mondo.
Ecco,
allora che si dimostra che ciò che tocca Alice Barberini si tramuta
in poesia e va diritto al cuore. Inevitabilmente.
Gennaio 2012. Da
soli 11 giorni facevo parte della squadra di OA, e mi tremavano i
polsi ogni pomeriggio che arrivavo in casa editrice e accendevo il mio
computer. Quel freddo e tardo pomeriggio di gennaio, non lo posso
dimenticare. Arrivò una mail timida che si intitolava così: Occorre
un orecchio acerbo!
Le
prime parole che lessi erano queste: Gentile Editore,
mi chiamo Alice
Barberini e sono un'illustratrice. Sto cercando un Orecchio Acerbo a
cui proporre il mio progetto...e poi seguivano dei disegni: pura
poesia che arrivava al cuore. Entrambi, mail e disegni,
'precipitarono' nelle mani giuste.
Il resto è storia.
Storia di un fortunato incontro tra un editore e una giovane
illustratrice.
Io non so distinguere
se dipenda dal fatto che ero presente alla sua 'nascita' in senso
professionale o dal fatto che lei abbia disegnato, del tutto
inconsapevolmente, il mio canetto (ma, credo, anche quello di molti
altri) dallo sguardo languido e dalle grandi orecchie, ma io ogni
volta che prendo in mano Il cane e la luna mi intenerisco e
penso, parafrasando il cane, come sei brava, alice.
Provare per credere.
Carla
Noterella al margine. Per Picturebook Makers un bel racconto di Alice riguardo al suo rapporto con un libro
che nasce, con le sue instancabili matite, con il silenzio delle
parole e con il cinema dei primordi...
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