CORPO PRIGIONE
E' una
curiosa coincidenza che mi sia capitato di leggere, a distanza di
pochi giorni, due romanzi diversissimi, ma in cui il tema del corpo
ha un'assoluta centralità.
Se nel romanzo della Oates,
è la ricerca del corpo perfetto, contrapposto al corpo malato, a
essere al centro della narrazione, in Melody, di Sharon M.
Draper, tutto ruota intorno al corpo-prigione dell'undicenne,
protagonista della storia, costretta su una sedia a rotelle e
impossibilitata a parlare.
Passano
ben undici anni della sua complicata vita, in cui dispone di
rudimentali mezzi di comunicazione, perché qualcuno la doti di un
sofisticato apparecchio che consente di verbalizzare i suoi pensieri.
Melody
è intelligente e ha voglia di imparare, ma lo sa solo lei; lo
pensano, contraddittoriamente, i suoi genitori, la signora V, cui
viene affidata, e Catherine, l'ultima insegnante di sostegno capace
di affiancarla nel difficile inserimento nel mondo dei 'normali'. I
primi anni di scuola, infatti, li passa insieme ad altri bambini
disabili, con capacità intellettive molto diverse. Poi, finalmente,
questo gruppo di ragazzi viene inserito in una classe normale. Con
l'aiuto della nuova 'macchina' parlante, Melody riesce finalmente a
mostrare le sue capacità, tanto da essere inserita nella squadra che
partecipa ad una gara a quiz per classi delle elementari.
Tutto
sembra andare a meraviglia, salvo che, quando si tratta di
partecipare alla finale, una serie di eventi casuali, e non, le
impediscono di partecipare; non solo, un incidente mette a
repentaglio la serenità della famiglia, coinvolgendo la sorellina
più piccola.
Questo
è lo snodo importante nel racconto: se fino a quel momento poteva
sembrare una storia coronata dall'inevitabile lieto fine, ricordando
da vicino Wonder, la presa d'atto che una condizione di
minorità fisica non si modifica dall'oggi al domani rappresenta un
solido aggancio con la realtà, quella fatta di pregiudizi,
esclusioni, diffidenza, imbarazzo. Difficile fare amicizia con una
bambina che a volte non controlla i propri movimenti, che sbava
quando mangia, che è esteticamente 'diversa'. Bisogna essere
'speciali' per superare il muro dell'incomprensione: non a caso
l'idolo di Melody è Stephen Hawking. D'altra parte, è anche
comprensibile come la piccola protagonista si senta anche
responsabile, colpevole degli 'incidenti' che le capitano.
L'autrice,
madre di un bambino disabile, conosce bene la durezza della realtà e
racconta con partecipazione cosa possa voler dire sentirsi
imprigionati in un corpo che non obbedisce ai desideri, che non si
muove come quello degli altri, sentendosi capace di dire moltissime
cose senza essere in grado di pronunciare verbo.
Come in
Wonder, anche qui i giovani lettori vengono coinvolti molto
sul piano emotivo, ma il finale problematico consente anche di fare
un passo indietro e di guardare a questa storia con una maggiore
lucidità alle tante diversità che arricchiscono la nostra varia
umanità, alle difficoltà che incontrano i disabili, alle
incomprensioni di cui siamo tutti, chi più chi meno, portatori.
Lettura
coinvolgente per ragazze e ragazzi a partire dai dodici anni.
Eleonora
“Melody”,
S.M. Drapner, Feltrinelli kids
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