PER CHI VUOLE VEDERE LA SIRENA
Papà Orso torna a
casa, Else Holmelund Minarik, Maurice Sendak
(trad. Livia Signorini)
Adelphi 2016
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(da 4 anni)
"'Ciao
Gallina'.
'Ciao Orsetto'.
'Indovina un po''
dice Orsetto.
'Cosa?'
'Oggi Papà Orso
torna a casa'.
'Ah sì?' dice
gallina.
'E dov'era?'.
'A pescare in alto
mare, al largo' risponde Orsetto.
Al largo.
Perdindirindina!'.
'Sì' dice Orsetto
'e forse ha visto una sirena'."
Pescare
una sirena è una cosa che sanno fare solo i grandi, forse.
Orsetto
pesca pesci piccoli, ma a Mamma Orsa vanno bene anche così. E questo
è certo.
Con
il suo amico Gufo pesca polipi e balenotte, forse.
E
mentre tutto questo accade, Papà Orso fa ritorno a casa. E questo è
certo.
Tra
la realtà e la fantasia, l'attesa si fa grande e diffusa: Orsetto ha
raccontato a tutti che suo papà pesca al largo dove forse ha visto
le sirene. Lo aspettano trepidanti anche Anatra, Gallina, Gatto, con
la grande curiosità di vedere la sirena, con i suoi capelli blu e
verdi e gli occhi d'argento, forse.
Papà
Orso, però, non ha nessuna sirena da mostrare. Nessuna sirenina, ma
d'altronde Orsetto aveva detto forse...Ma
in quelle belle conchiglie che lui ha portato per davvero si sente il
mare e anche una sirena, forse.
Il
sogno di vedere una sirena non passa e, durante un pic nic al fiume,
il desiderio si riaccende. Chissà, se non è troppo timida forse si
farà vedere e la potremmo invitare a giocare con noi. Con le sirene
non si può mai dire. Mai.
Un
libro che ha i miei anni esatti. Io invecchio, lui no. Adelphi, che è
casa editrice sapiente ed elegante, pubblica per l'infanzia solo
pochi libri, in una collana che già solo con il titolo ne denuncia
la 'stravaganza', libri che però, nonostante siano come I Cavoli a
merenda, rispettano alla perfezione l'impronta dell'editore (Roberto
Calasso, L'impronta dell'editore,
Adelphi 2013): pochi nomi ma potenti, tra cui Peter Sìs, Edward
Gorey, Carll Cneut e Sendak in coppia con Else Holmelund Minarik.
Tutti
libri che possono considerarsi classici della letteratura.
Questa
seconda uscita della saga di Orsetto, scritta da questa autrice
trapiantata negli Stati Uniti, ma di origine danese, e illustrata da
Maurice Sendak testimonia una volta di più come un libro diventi un
classico quando ha ancora cose da dire a 57 anni dalla sua prima
pubblicazione. Quattro brevi racconti, costruiti essenzialmente su
dialoghi serrati, che raccontano l'immaginario sconfinato dei bambini
e delle bambine, raccontano le aspettative che essi nutrono nei
confronti dei genitori, e dall'altra raccontano la capacità dei
genitori di alimentare i sogni dei loro piccoli.
In
un mondo tutto abitato da animali, quello creato da Sendak, dove però abiti e abitudini sono presi a prestito dal mondo degli uomini, in un mondo di altri
tempi (anche per il 1959 erano altri tempi), dove le mamme sono in
cucina e i babbi leggono il giornale in poltrona, si riescono
comunque a riconoscere emozioni e sentimenti di assoluta attualità.
Impossibile
non fare il paragone tra Orsetto e Piccolo Elefante di Sesyle Joslin
e Leonard Weisgard (Orecchio acerbo 2014, 2016).
Non
credo siano casualità i percorsi di Weisgard e Holmelund Minarik,
tra USA e Danimarca, non credo sia casualità che Sendak illustrasse
anche i libri di Sesyle Joslin...
Messe
a confronto le due serie, quella di Orsetto e quella di Piccolo
Elefante, si ritrovano gli stessi dialoghi serrati che costituiscono
la spina dorsale dei racconti e lo stesso tono sottilmente ironico.
Si ritrova un mondo ormai passato con le mamme con i vestiti alle
caviglie e con i grembiuloni da cucina e i babbi con le vesti da
camera, sprofondati in poltrona in attesa della cena. Si ritrova una
visione dell'infanzia che si alimenta di immaginazione, di curiosità,
di scoperta, di illimitatezza, di scarso senso del tempo e della
realtà. Si ritrova una tipologia di adulti che, pur nella loro
dichiarata alterità rispetto ai piccoli (non sono mai pericolosi
genitori amici), sanno essere genitori attenti ascoltatori e sanno
altresì avere rispetto dei sogni e dei desideri dei loro bambini e,
soprattutto, sanno nutrirli di possibilità.
Carla
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