LA LEGGE DEL BASTONE E DELLA ZANNA
Parlare
di un classico come il Richiamo della Foresta è imbarazzante, per i
tanti che lo hanno letto e ne hanno parlato; ma l'edizione appena
uscita per Orecchio Acerbo, con le illustrazioni di Maurizio Quarello,
merita di essere raccontata.
Il
romanzo di Jack London uscì nel 1903, al ritorno dell'autore da un
viaggio nel Nord, dove sperimentò la vita durissima dei cercatori
d'oro ed è ambientato in quei territori, il Klondike, al confine fra
Alaska e Canada. Racconta le vicende di un cane, rubato ai suoi
proprietari e portato nelle stesse regioni del Nord, per essere venduto come cane da
slitta.
Se
dovessi riassumere il senso di questo romanzo, userei tre parole:
frontiera, ferocia, lealtà.
Frontiera,
ovvero il grande mito americano, i territori selvaggi e incontaminati
da conquistare, costi quel che costi, palmo a palmo, abbattendo tutto
e tutti quelli che si frappongono al sogno americano, a partire
proprio dalle popolazioni native. La frontiera è in realtà anche un
orizzonte di libertà, gli spazi sconfinati in cui tutto è
possibile.
Ferocia.
La rappresentazione che London fa dei cercatori d'oro è estremamente
realistica: feroci sono i rapporti fra gli uomini, e fra gli uomini e
gli animali e tutto sembra sottostare alla legge del bastone e della
zanna, ovvero vince il più forte e il più furbo, quello che riesce
a sfruttare al massimo le opportunità e a resistere alle avversità.
Qui London sembra abbandonarsi agli echi del darwinismo sociale, in
gran voga in quegli anni.
Il
protagonista del romanzo, il cane Buck, strappato alla vita
tranquilla di una villa della California, viene proiettato in questo
nuovo mondo fatto di sopraffazione e ne impara presto le leggi,
preparandosi a conquistare con le zanne il suo posto nel mondo.
Impara a temere gli uomini, ma solo quelli muniti di bastone, a
rubare il cibo, a gestire i rapporti con gli altri cani della muta.
Lealtà.
In un mondo così duramente dominato dalla violenza, sembra
impossibile che possa farsi strada un qualsiasi sentimento. Eppure
nella vita di Buck compare un uomo, Thornton, capace di suscitare
rispetto e amore. Il breve periodo di pace passato insieme a lui
consolida il loro legame, destinato a durare ben oltre la sua morte
violenta. La lealtà di Buck si traduce in una vendetta implacabile,
che lo separa definitivamente dal mondo degli uomini, rendendo sempre
più forte il richiamo della foresta.
Le
immagini di Quarello rendono perfettamente tutto questo: il gelo dei
territori canadesi, la fatica indicibile dei cani da slitta, la
durezza della vita disperata dei cercatori d'oro. Su tutti i
personaggi, non può che emergere Buck, grande, maestoso, indomabile.
Ogni immagine sottolinea la durezza, la forza, la bellezza dei
paesaggi incontaminati.
E',
ovviamente, una visione epica, è avventura.
Ma
questa è davvero una di quelle storie che restano nel cuore: ho un
ricordo vivissimo di questo romanzo, che mia madre mi leggeva ad alta
voce svariati decenni fa. Non so se sia stato questa storia a farmi
desiderare un cane, di sicuro è stato Buck a farmi desiderare un
cane che avesse ancora un cuore selvaggio, quella libertà, quella
lealtà unita alla potenza.
Eleonora
“Il
richiamo della foresta”, J. London, M. Quarello, Orecchio Acerbo
2016
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