A CHE PUNTO SIAMO
Nel
corso di questo primo semestre del 2017 ho spesso sottolineato come
nell’ambito della produzione editoriale no-fiction ci fossero
aspetti positivi e negativi.
Intanto,
i cambiamenti: negli ultimi anni abbiamo visto un profondo mutamento
dei libri di divulgazione e dei libri ‘da fare’, cambiamenti
caratterizzati da un maggior peso della cura grafica del libro e dal
ruolo dell’illustrazione.
Esempi
caratterizzanti sono stati i libri di Duprat e della coppia polacca
Mizielinski, con libri che hanno sensibilmente mutato l’approccio
ai libri di divulgazione. Il fatto che questi libri avessero un
importante apparato iconografico e che l’immagine assumesse un
ruolo centrale non significa che si trattasse di libri semplici. Al
contrario, il contenuto di Il
libro delle
terre immaginate
o di Sottoterra/Sottacqua
è consistente e articolato. Dunque questi mutamenti non vedono una
maggiore semplicità del contenuto, ma l’uso dell’immagine come
veicolo di concetti e nozioni anche difficili.
Nello
stesso tempo, le collane PiPPO e PiNO, di Topipittori, ad esempio,
hanno portato nell’ambito dei libri ‘da fare’, a scopo
didattico e non, la raffinatezza e la qualità editoriale propri
dell’albo illustrato.
Mentre
resiste, ma in misura molto ridotta rispetto al passato,
l’illustrazione fotografica nel libro di divulgazione, con la
anglosassone Dorling & Kindersley, come sempre all’avanguardia,
si sono fatte strada altre tendenze, miranti a mescolare i linguaggi
dell’albo illustrato a quelli del libro informativo, non sempre con
risultati esaltanti.
Se,
quindi, appare evidente un ripensamento del libro che non racconta
storie o che nel farlo parla anche d’altro, si sono evidenziate
anche delle criticità. Intanto, la selettività degli argomenti
trattati, che rendono scarsa o nulla la produzione in alcuni ambiti o
escludono lettori e lettrici della fascia d’età delle medie, per i
quali la produzione è molto ridotta. Scandalosa la scarsità dei
titoli in ambito storico, o la scomparsa di argomenti molto
richiesti. In secondo luogo, ho trovato sconcertante la presenza di
errori, e non solo di refusi, in libri che provengono da editori
importanti, che dovrebbero essere in grado di garantire la qualità
dei propri libri. E’ una questione di onestà intellettuale, non si
possono propinare a bambini/e e ragazzi/e dei testi inesatti, facendo
conto sul fatto che non sono in grado di cogliere immediatamente le
differenze. I bambini non vanno mai presi in giro, proponendogli
versioni 'aggiustate' di aspetti della realtà, né tanto meno
rimasticature di teorie più o meno antiche. Che dire della teoria
dei quattro elementi, ancor viva da Empedocle fino alla sapienza
alchemica, che ogni tanto risorge nei progetti di qualche maestra?
Il
primo requisito di un buon libro di divulgazione è che il suo
contenuto sia corretto, espresso con un linguaggio chiaro e
comprensibile, che vengano definiti concetti e parole chiave, che non
si diano per acquisite nozioni, che magari ad alcuni possono
risultare oscure. Il secondo requisito, che non si sostituisce al
primo, è la leggibilità, l’approccio visivo che aiuta a
comprendere intuitivamente i concetti più difficili; la vivacità di
un testo che non annoi, la capacità di incrementare la spontanea
tendenza dei più piccoli a guardare al mondo con mente aperta. Il
terzo, l'aggiornamento necessario rispetto ai contenuti, l'evidenza
anche dei lati oscuri, o contraddittori, di quello che ancora non si
sa.
Infine,
la solita nota dolente, che riguarda un po’ tutti noi, insegnanti,
bibliotecari, librai: il ritardo culturale con cui guardiamo al
settore dei libri no fiction, ritardo che limita anche la nostra
produzione editoriale. Basterebbe osservare la differenza fra
l’editoria anglosassone e la nostra per capire quanta strada ci sia
ancora da fare. Ma se poi, anche di fronte al poco che abbiamo,
pensiamo che questi testi vengano dopo, che non hanno la stessa
rilevanza dei testi di narrativa o degli albi, è evidente che
faticheremo a raggiungere quella ricchezza di proposte che è
necessaria per dare risposte adeguate ai nostri ragazzi e alle nostre
ragazze che continuano imperterriti a farsi e farci domande.
Eleonora
Nessun commento:
Posta un commento