venerdì 4 agosto 2017

FAMMI UNA DOMANDA!


 A CHE PUNTO SIAMO

Nel corso di questo primo semestre del 2017 ho spesso sottolineato come nell’ambito della produzione editoriale no-fiction ci fossero aspetti positivi e negativi.
Intanto, i cambiamenti: negli ultimi anni abbiamo visto un profondo mutamento dei libri di divulgazione e dei libri ‘da fare’, cambiamenti caratterizzati da un maggior peso della cura grafica del libro e dal ruolo dell’illustrazione.
Esempi caratterizzanti sono stati i libri di Duprat e della coppia polacca Mizielinski, con libri che hanno sensibilmente mutato l’approccio ai libri di divulgazione. Il fatto che questi libri avessero un importante apparato iconografico e che l’immagine assumesse un ruolo centrale non significa che si trattasse di libri semplici. Al contrario, il contenuto di Il libro delle terre immaginate o di Sottoterra/Sottacqua è consistente e articolato. Dunque questi mutamenti non vedono una maggiore semplicità del contenuto, ma l’uso dell’immagine come veicolo di concetti e nozioni anche difficili.
Nello stesso tempo, le collane PiPPO e PiNO, di Topipittori, ad esempio, hanno portato nell’ambito dei libri ‘da fare’, a scopo didattico e non, la raffinatezza e la qualità editoriale propri dell’albo illustrato.
Mentre resiste, ma in misura molto ridotta rispetto al passato, l’illustrazione fotografica nel libro di divulgazione, con la anglosassone Dorling & Kindersley, come sempre all’avanguardia, si sono fatte strada altre tendenze, miranti a mescolare i linguaggi dell’albo illustrato a quelli del libro informativo, non sempre con risultati esaltanti.

Se, quindi, appare evidente un ripensamento del libro che non racconta storie o che nel farlo parla anche d’altro, si sono evidenziate anche delle criticità. Intanto, la selettività degli argomenti trattati, che rendono scarsa o nulla la produzione in alcuni ambiti o escludono lettori e lettrici della fascia d’età delle medie, per i quali la produzione è molto ridotta. Scandalosa la scarsità dei titoli in ambito storico, o la scomparsa di argomenti molto richiesti. In secondo luogo, ho trovato sconcertante la presenza di errori, e non solo di refusi, in libri che provengono da editori importanti, che dovrebbero essere in grado di garantire la qualità dei propri libri. E’ una questione di onestà intellettuale, non si possono propinare a bambini/e e ragazzi/e dei testi inesatti, facendo conto sul fatto che non sono in grado di cogliere immediatamente le differenze. I bambini non vanno mai presi in giro, proponendogli versioni 'aggiustate' di aspetti della realtà, né tanto meno rimasticature di teorie più o meno antiche. Che dire della teoria dei quattro elementi, ancor viva da Empedocle fino alla sapienza alchemica, che ogni tanto risorge nei progetti di qualche maestra?
Il primo requisito di un buon libro di divulgazione è che il suo contenuto sia corretto, espresso con un linguaggio chiaro e comprensibile, che vengano definiti concetti e parole chiave, che non si diano per acquisite nozioni, che magari ad alcuni possono risultare oscure. Il secondo requisito, che non si sostituisce al primo, è la leggibilità, l’approccio visivo che aiuta a comprendere intuitivamente i concetti più difficili; la vivacità di un testo che non annoi, la capacità di incrementare la spontanea tendenza dei più piccoli a guardare al mondo con mente aperta. Il terzo, l'aggiornamento necessario rispetto ai contenuti, l'evidenza anche dei lati oscuri, o contraddittori, di quello che ancora non si sa.

Infine, la solita nota dolente, che riguarda un po’ tutti noi, insegnanti, bibliotecari, librai: il ritardo culturale con cui guardiamo al settore dei libri no fiction, ritardo che limita anche la nostra produzione editoriale. Basterebbe osservare la differenza fra l’editoria anglosassone e la nostra per capire quanta strada ci sia ancora da fare. Ma se poi, anche di fronte al poco che abbiamo, pensiamo che questi testi vengano dopo, che non hanno la stessa rilevanza dei testi di narrativa o degli albi, è evidente che faticheremo a raggiungere quella ricchezza di proposte che è necessaria per dare risposte adeguate ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze che continuano imperterriti a farsi e farci domande.

Eleonora



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