ESSERE GENTILI
Ma cos'è una... mitzvà?
Liz Suneby, Diane Heiman, Larel Molk
(trad. Rosanella Volponi)
La Giuntina 2017
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"Una mitzvà
non la si può toccare.
Non ha un odore (a
meno che
non si tratti di
una minestrina
di pollo fatta in
casa).
E non la si può
comprare."
Queste
sono un paio di cose che una mitzvà non è.
Facendo
un passo indietro, anzi per la precisione una dozzina, si arriva alla
domanda chiave che tre topetti pongono a una mangusta in vena di
spiegazioni: che cos'è una mitzvà?
Il
suricato non perde tempo e, appendendosi a liane, appoggiandosi su
piedistalli o dondolandosi su una amaca, punto per punto, spiega ai
tre topi attenti cosa sia una mitzvà. A voler essere ancora più
precisi, la mangusta declina in dodici differenti esempi un unico
modo di vivere la vita. Lo spunto glielo offrono scimmie, leoni,
struzzi, foche, castori e zebre con il loro fare.
Ci
sono orsi polari che si spartiscono un pan brioche, ci sono canguri
che fanno la raccolta differenziata, ci sono struzzi che fanno
progressi nel nuoto, ci sono pecore che lavorano a maglia, e ci sono
zebre pacifiste e anche procioni che fanno minestrine di pollo...per
la leonessa.
Per
spiegare il senso della mitzvà la mangusta non fa altro che fermarsi
a osservare scene di vita animale quotidiana e a commentarle per i
topi in ascolto con poche ma significative parole.
E
così si scopre che la mitzvà è condividere un pasto con chi non lo
ha, mitzvà è avere a cuore le sorti del pianeta, è incitare chi si
sforza di raggiungere un obiettivo, è dare qualcosa a chi non
possiede nulla, è prendersi cura di chi è malato, è aiutare a fare
pace.
Ecco,
per esempio, aiutare a fare pace: in sostanza agire in modo che tra
due litiganti, la pace possa essere raggiunta senza passare per la
forza. Spunto di riflessione quanto mai attuale, considerato anche il
contesto in cui il libro nasce. Oppure ancora: perdonare qualcuno che
ha fatto un errore, o essere d'aiuto per chi è vecchio, o
condividere un pasto con chi non ha altro, o ancora incoraggiare chi
non ce la sta facendo, non sono forse tutte cose che hanno a che fare
con la gentilezza?
Topi
e manguste a parte, la dozzina di declinazioni che in questo libro la
mitzvà racchiude in sé porta immediatamente a creare un nesso con
un'altra dozzina di 'suggerimenti' dal piglio piuttosto imperativo,
visto che 'comandamenti' li hanno chiamati.
In
un piccolo blog che si occupa di libri, la delicata questione
confessionale - ebraica o cristiana che sia - sarebbe decisamente
troppo sacrificata, quindi forse è meglio sospenderla e sollevare il
ragionamento per renderlo libero, libero il più possibile.
E
in questa lettura più libera del mitzvà che mi permetto di
suggerire, è possibile apprezzarne il valore universale, primigenio,
e in qualche modo il suo portato controcorrente rispetto ai tempi che
si vivono.
In
questo senso mitzvà (che anche graficamente sembra volersi un po'
smarcare dal mitzvah/ comandamento) può permettersi di perdere la sua
connotazione di 'dodecalogo' e diventare terreno più morbido e
accessibile su cui poter ragionare con dei bambini e delle bambine.
Pur
non potendo non notare che nel suo significato ultimo lo stile di
vita cui si allude nel libro ha un qualcosa di 'originario' nella sua
purezza e semplicità, è il suo carattere rivoluzionario ad avermelo
reso così tanto apprezzabile.
D'altronde,
cosa ci può essere di più rivoluzionario che dire a un bambino che
essere una brava persona, ovvero essere gentile con gli altri, lo
farà sentire meglio?
Carla
Noterella
al margine. Cercando di fare esercizio di mitzvà sono qui a
perdonare certe ineleganze grafiche.
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