venerdì 8 dicembre 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ESSERE GENTILI

Ma cos'è una... mitzvà? Liz Suneby, Diane Heiman, Larel Molk
(trad. Rosanella Volponi)
La Giuntina 2017


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Una mitzvà non la si può toccare.
Non ha un odore (a meno che
non si tratti di una minestrina
di pollo fatta in casa).
E non la si può comprare."

Queste sono un paio di cose che una mitzvà non è.
Facendo un passo indietro, anzi per la precisione una dozzina, si arriva alla domanda chiave che tre topetti pongono a una mangusta in vena di spiegazioni: che cos'è una mitzvà? 


Il suricato non perde tempo e, appendendosi a liane, appoggiandosi su piedistalli o dondolandosi su una amaca, punto per punto, spiega ai tre topi attenti cosa sia una mitzvà. A voler essere ancora più precisi, la mangusta declina in dodici differenti esempi un unico modo di vivere la vita. Lo spunto glielo offrono scimmie, leoni, struzzi, foche, castori e zebre con il loro fare. 


Ci sono orsi polari che si spartiscono un pan brioche, ci sono canguri che fanno la raccolta differenziata, ci sono struzzi che fanno progressi nel nuoto, ci sono pecore che lavorano a maglia, e ci sono zebre pacifiste e anche procioni che fanno minestrine di pollo...per la leonessa.
Per spiegare il senso della mitzvà la mangusta non fa altro che fermarsi a osservare scene di vita animale quotidiana e a commentarle per i topi in ascolto con poche ma significative parole.
E così si scopre che la mitzvà è condividere un pasto con chi non lo ha, mitzvà è avere a cuore le sorti del pianeta, è incitare chi si sforza di raggiungere un obiettivo, è dare qualcosa a chi non possiede nulla, è prendersi cura di chi è malato, è aiutare a fare pace.



Ecco, per esempio, aiutare a fare pace: in sostanza agire in modo che tra due litiganti, la pace possa essere raggiunta senza passare per la forza. Spunto di riflessione quanto mai attuale, considerato anche il contesto in cui il libro nasce. Oppure ancora: perdonare qualcuno che ha fatto un errore, o essere d'aiuto per chi è vecchio, o condividere un pasto con chi non ha altro, o ancora incoraggiare chi non ce la sta facendo, non sono forse tutte cose che hanno a che fare con la gentilezza?
Topi e manguste a parte, la dozzina di declinazioni che in questo libro la mitzvà racchiude in sé porta immediatamente a creare un nesso con un'altra dozzina di 'suggerimenti' dal piglio piuttosto imperativo, visto che 'comandamenti' li hanno chiamati.
In un piccolo blog che si occupa di libri, la delicata questione confessionale - ebraica o cristiana che sia - sarebbe decisamente troppo sacrificata, quindi forse è meglio sospenderla e sollevare il ragionamento per renderlo libero, libero il più possibile.


E in questa lettura più libera del mitzvà che mi permetto di suggerire, è possibile apprezzarne il valore universale, primigenio, e in qualche modo il suo portato controcorrente rispetto ai tempi che si vivono.
In questo senso mitzvà (che anche graficamente sembra volersi un po' smarcare dal mitzvah/ comandamento) può permettersi di perdere la sua connotazione di 'dodecalogo' e diventare terreno più morbido e accessibile su cui poter ragionare con dei bambini e delle bambine.
Pur non potendo non notare che nel suo significato ultimo lo stile di vita cui si allude nel libro ha un qualcosa di 'originario' nella sua purezza e semplicità, è il suo carattere rivoluzionario ad avermelo reso così tanto apprezzabile.
D'altronde, cosa ci può essere di più rivoluzionario che dire a un bambino che essere una brava persona, ovvero essere gentile con gli altri, lo farà sentire meglio?



Carla

Noterella al margine. Cercando di fare esercizio di mitzvà sono qui a perdonare certe ineleganze grafiche.

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