L'ARTE
E LA STORIA
Una
novità interessante, che coniuga, ancora una volta, narrazione e
Storia. Partendo dal proprio romanzo, Julia Billet realizza insieme a
Claire Fauvel una graphic novel di rara intensità: La guerra
di Catherine, pubblicato ora da Mondadori nella collana
Contemporanea.
L'autrice
si è ispirata alle reali vicende di sua madre, ospite da bambina,
durante la Seconda Guerra Mondiale, di una scuola speciale, la Maison
di Sèvres, dove pedagogisti d'avanguardia non solo sperimentavano
metodi d'insegnamento innovativi, ma, soprattutto, nascondevano
bambine e bambini ebrei. La madre di Julia Billet era una di queste,
una delle fortunate che hanno avuto salva la vita.
Ovviamente
se questo episodio è lo spunto da cui parte la narrazione, sono
molte le invenzioni; la protagonista, Rachel/Catherine, è una
ragazzina i cui genitori sono scomparsi e noi lettori possiamo
facilmente immaginare che non faranno ritorno; lei non lo sa, non sa
cosa esattamente stia succedendo, si consola soprattutto attraverso
la fotografia. La sua è una vera passione: possiede una Rolleiflex e
sa sviluppare e stampare i rullini fotografici, grazie al prezioso
insegnamento di Pinguino, uno dei suoi professori.
Nel
corso del tempo, la pressione degli invasori nazisti e del governo
collaborazionista di Petain aumenta sempre di più, e ai bambini
ebrei viene cambiato il nome, organizzandone la fuga verso località
più sicure. Sono anni terribili e il nascondiglio di Catherine
cambia continuamente; lei non si perde d'animo e nel corso dei suoi
spostamenti conosce il lato migliore dell'umanità in tempo di
guerra: quelli che riescono a restare umani, che riescono a opporsi
all'orrore e alle atrocità del nazismo. La fine dell'incubo arriverà
e Catherine riuscirà a rientrare nella Parigi liberata e festante. Ma
non ritroverà i suoi genitori, mentresi ricongiungerà ai
suoi insegnanti della Casa dei Piccoli e ad altre persone incontrate
durante la fuga.
A
questo punto può iniziare la vita da persona libera, dedita all'arte
e piena di curiosità per il mondo.
E'
vero, il 27 gennaio è una data che induce a una certa ritualità
nel ricordare l'Olocausto. Ma ci sono testi che questa ritualità la
superano d'un balzo grazie all'originalità della storia e
dell'impianto grafico. La riscrittura come graphic novel del romanzo
della Billet riesce a rendere una efficace immediatezza del racconto,
fermando l'attenzione sulla quotidianità apparentemente normale di
questi bambini e bambine, che cambiano nome, soffrono di nostalgia
per i cari lontani, imparano a mangiare cibi sconosciuti o proibiti;
parallelamente a questi 'scatti' fotografici, che ci raccontano la
vita, le fughe, la paura, c'è l'onnipresente Rolleiflex della
protagonista, strumento di memoria e di riscatto per questa ragazzina
dalla grande forza d'animo.
L'arte
come rappresentazione e interpretazione del mondo, nello stesso tempo
è anche l'unica fuga possibile per restare se stessi nonostante
tutto.
Mi
sembra una bella lettura, intensa e misurata nello stesso tempo,
semplice e diretta, capace di coinvolgere anche ragazzi e ragazze a
partire dagli undici anni.
Eleonora
“La
guerra di Catherine”, J. Billet e C. Fauvel, Mondadori 2018
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