UNA
STATUA IN CAMMINO
E'
normale che di un monumento fra i più conosciuti al mondo si dia per
scontato più o meno tutto; ed è altrettanto normale scoprire che in
realtà ne sappiamo ben poco.
Lo
scrittore americano Dave Eggers, di cui è noto l'impegno sociale
soprattutto nei confronti dei più giovani, ci racconta la storia
della Statua della Libertà, il simbolo dell'America e di New York.
Lo fa attraverso un albo illustrato, Il suo piede destro, in
collaborazione con l'illustratore Shawn Harris
e che ora la Mondadori pubblica per il mercato italiano.
Eggers
ci ricorda come la Statua della Libertà sia il frutto di
un'iniziativa francese, volta a celebrare il primo centenario degli
Stati Uniti d'America. A immaginare questo fastoso omaggio sono
Eduard de Laboulaye e l'ingegnere Frederic Auguste Bartholdi, che
progetta e costruisce il colosso, montato in un primo momento a
Parigi, per essere poi smontato nuovamente e spedito al di là
dell'Atlantico. La statua fu rimontata nell'isola di Bedloe e
all'epoca aveva un colore ben diverso, infatti il sottile strato di
rame che riveste la statua non si era ancora ossidato.
Bene,
se Eggers ci racconta tutto questo, un motivo c'è; ci fa notare un
dettaglio che sfugge ai più, il piede destro del colosso è piegato,
come se stesse camminando. Se la simbologia delle catene spezzate,
che giacciono a terra, è nota e lo è quella del curioso copricapo
della statua, cosa vuol dire quel passo appena accennato, dove sta
andando questa statua gigantesca?
Qui si
svela il mistero: la statua si sta incamminando per accogliere tutti
i migranti che lì approdano, e lo fanno da secoli: italiani,
irlandesi, spagnoli, greci, e poi africani, orientali, siriani.
Questa è la tradizione che l'autore rivendica con orgoglio,
richiamando le parole della poesia incisa sul basamento della statua, scritta da Emma Lazarus:
datemi i vostri stanchi, i vostri poveri, le vostre masse stipate
che anelano a respirare libere, gli sventurati rifiuti che affollano
i vostri lidi. Mandatemi loro, i senzatetto, gli scossi dalle
tempeste, io sollevo la mia luce accanto alla porta dorata.
Il
richiamo a questo nobile intento non è casuale: è un richiamo, un
appello a tutti gli americani, ma anche a tutti noi, a non
dimenticare chi siamo e da dove veniamo. L'accoglienza di chi viene
da lontano, con il proprio bagaglio di guerre e povertà sulle
spalle, è un argomento oggi impopolare, circondato da un'abbondante
dose di propaganda.
Ricordare
e ridare un senso alla solidarietà come valore fondante di una
comunità è oggi un gesto necessario, soprattutto perché rivolto ai
più giovani, maggiormente esposti alle superficiali e pericolose
considerazioni che si sentono nell'aria.
Ma non
è solo questo il merito di questo albo decisamente originale: lo
stile ironico di Eggers attraversa il testo togliendogli qualsiasi
accenno didascalico; l'autore è lì a raccontare una storia vera, a
ricordarla anche nei suoi aspetti buffi o stravaganti per riportare
il giovane lettore o lettrice al nodo essenziale, quello che magari
si scorda, tanto si è abituati al consumo di un'icona pop. Quella
statua non sta lì per caso, è all'ingresso del porto di New York a
salutare ed accogliere chi arriva, nel nome della libertà.
Messaggio
semplice e chiaro, che arriva dritto al punto, togliendo ad un
argomento discusso malamente dai media ogni accenno di retorica.
Lettura
originale e stimolante, adatta a lettrici e lettori a partire dagli
otto anni.
Eleonora
“Il
suo piede destro”, D. Eggers con S. Harris, Mondadori 2018
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