Cara
Formica…
Che
bella la storia che mi hai raccontato.
Talmente
bella che sono andato subito a cercare il libro e mi ci sono
immerso…letteralmente!
Le
immagini mi hanno portato via, come se una corrente sotterranea le
percorresse, spazzando definitivamente ogni certezza che credevo
ancora di avere. La cosa che mi ha sorpreso più di tutte è che il
bambino pensi che la pelle di foca appartenga a suo padre… Se ci
pensi bene, forse la mamma non gli ha detto proprio tutta la verità
su di se, ma non lo ha forse nutrito descrivendogli dettagliatamente
ogni creatura del mare, non gli ha addirittura raccontato la leggenda
delle donne foca, non lo ha in fondo portato con ogni parola nel suo
mondo? Insomma, non gli ha già svelato il segreto?
Ma
forse queste cose a un bambino non interessano: semplicemente non gli
servono. A lui interessa che qualcuno si occupi di lui, aiutandolo a
mettere insieme i suoi pezzi, poco gli importa che la pelle sia di
mamma o papà.
Oh,
a proposito! Questo mi fa rammentare un altro libro che non ho mai
amato particolarmente…
Ora
sono costretto a guardarlo in maniera un po’ diversa.
Il
libro è Urlo di mamma1
e racconta di mamma pinguino, che emette un urlo angoloso e
arancione.
E sai che succede? Ecco, il suo urlo poderoso scompone il
piccolo pinguino in mille pezzi! Non solo! L’urlo è talmente
potente che ogni pezzo va a finire in un angolo del mondo.
Che
sia una storia particolare, a ben guardare, lo si può capire fin
dall’inizio, dalla copertina…Hai visto, formica? Mamma e bambino
camminano verso una luce che allunga alle loro spalle un’UNICA
OMBRA! E ormai ho capito che ombra e mamma preludono a discorsi
interessanti.
E
allora, già che ci siamo, sfoglia un po’ il libro e guarda quanto
grande e indefinito è lo spazio dove è ambientata la vicenda.
Guarda
che bella luce c’è: non è la luce smaccata a perpendicolo in cui
il tempo si ferma, ma la luce soffusa di quel magico momento in cui
il sole si muove all’orizzonte e in ogni minuto cambia qualcosa, e
attraverso il cambiamento le cose appaiono sempre diverse.
E’
in questo tempo e luogo che si svolge la storia di ogni maternità,
poco importa se condotta da un uomo o da una donna. E’ del
cambiamento, che essa si prende cura, dello sviluppo, della crescita.
E
per chi sa farlo bene anche un urlo apparentemente distruttivo può
diventare occasione di costruzione.
Infatti
sai che succede? E’ la voce del piccolo pinguino quella che parla,
ed elenca, nominandole, tutte le parti perdute:
"La
mia testa è volata fra le stelle.
Il
mio corpo è finito in mare.
Le
mie ali si sono perse nella giungla.
Il
mio becco è atterrato sui monti.
Il
mio culetto è sparito in città.
Mi
rimanevano le zampe, che però continuavano a correre."
Ecco
che il piccolo pinguino, scomposto com’è, per la prima volta si
accorge di quante cose sa fare!
"Volevo
cercarmi, ma gli occhi erano in cielo...
...volevo
gridare, ma il becco era sui monti...
...volevo
volare, ma le ali erano nel fitto della giungla."
La
mamma, demiurgo sapiente, non interviene nella piccola grande
scoperta di se stesso che fa il piccolo pinguino se non alla fine,
quando i pezzi sono stati nominati tutti ed è ora di ricucirli
assieme, prima che il senso di impotenza faccia capolino. Allora
arrivano le scuse, e in quella voce sussurrata il piccolo pinguino è
nuovamente intero.
Quanti
suoni, amica mia, quante parole e quante storie…. Che potere ha la
voce!
Come
se usandola potesse far diventare più vere le cose!
Sai,
quasi quasi penso che a ogni nuova parola vediamo le cose come non le
abbiamo mai viste.
Anzi,
addirittura penso che le vediamo come fosse la prima volta!
E
su questo, sono sicuro avrai moltissimo da insegnarmi…
Scoiattolo
P.S.
A proposito di suoni…sai che ho letto un libro in cui un bambino
impara la giornata della sua mamma seguendo i mille rumori che le
risuonano intorno?2
Ah,
diletto compagno di ragionamenti!
Tocchi
un tasto che fa un bel suono, il suono della voce che crea.
Non
posso, non posso proprio non correre lì con il pensiero. È successo
un bel po' di anni fa, quando mi è finito sotto gli occhi un libro
unico nel suo genere. Lo conservo con cura estrema, per tanti motivi
che forse in un giorno uggioso ti posso elencare. Ma oggi tira vento
e voglio andar veloce al punto: lui, il libro, contiene ventuno
parole, le prime che su carta possono diventare mappa di orientamento
a chi per la prima volta ascolta il mondo. Acqua, bocca, cacca,
dormi, ecco, figlio, giorno, io...
Ecco,
figlio, giorno, io…
Ma ti rendi conto della forza delle parole, Scoia? Nel seguire
un alfabeto creano anche altro senso. Accidenti, ma qui è la poesia
che va al di là anche di una buona intenzione o è il poeta che crea
quasi suo malgrado?
Poco
importa, amico mio, poco importa.
Guarda
con me cosa abbiamo davanti: 21 parole di una prima lingua, ventuno
poesie minime perché neonate, che sono pensate per voce di mamma,
ecco a te Mammalingua.3
E
non saltare sulla panca quando ti rivelo che la voce di mamma è di
un uomo. Non è la prima volta che ragioniamo su questo... Non è
forse Otto un'ottima madre? E non lo è forse Tognolini il poeta?
Ecco
ancora un elemento che rimescola tutto.
Come
è difficile disegnare un profilo di mamma, farne un ritratto. Si
muove sempre, sfugge, va in ombra e poi in luce, crea e poi smonta e
ricrea con uguale potenza.
Ma
su una cosa siam fermi io e te. L'esser madre - che lo si faccia coi
gesti, che lo si faccia con le parole, che lo si faccia con dolcezza
oppure con fermezza, che ci sia la vicinanza, ma anche in assenza,
che ci sia il malumore o che ci sia l'allegria, che sia affare di
femmine o di maschi - è la grande e misteriosa avventura di un
incontro.
"Dopo
onde schiumose ed enormi
Pesciolino
arenato al mio fianco
Nel
lenzuolo di un'isola bianca
Sei
venuto dal mare e sei stanco
Son
venuta dal mondo, son stanca
Riposiamoci
dallo stupore
Ci
saranno tantissimi giorni
Ora
calma il tuo cuore
Dormi"
Dopo,
nulla potrà essere mai più come prima.
E
direi che sia giusto così.
Formica
1Jutta
Bauer, Urlo di mamma, Salani 2008
2Mélanie
Grisvard, Vincent Bouergeau, Maman, tu fais quoi?, Les fourmis
rouges 2015
3Bruno
Tognolini, Pia Valentinis, Mammalingua, Edizioni Tuttestorie 2002
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