Carissima,
Eccomi qui che ti scrivo
nuovamente.
Non posso lasciar passare
nemmeno un minuto perché tutto questo parlare di radici, semi e
legname mi ha fatto pensare a un libro che di vegetazione e di
crescite prodigiose è pieno...
Si intitola La Stagione
dei frutti magici1,
e racconta la storia del Signor Orzodoro, che trova un bambino in
mezzo al suo campo e lo porta a casa. Quel bambino però non è un
bambino qualunque: è un Greenling e viene dalla natura. Forse è un
parente del bambino radice e dei Wurzelkinder che crescono nel
sottosuolo del bosco. Sia quel che sia, la Signora Orzodoro non prova
il desiderio di crescerlo e curarlo. E’ molto decisa, su questo
punto, molto diversa da Leslie o da Otto.
Invece il Signor Orzodoro
è di un altro parere, e decide di tenere il bambino: porta in casa
un mucchio di terra e sistema il piccolo, proprio nel bel mezzo del
salotto. Da allora, è tutto un fiorire: zucche e peperoni occupano
rigogliosi la cucina, piante di mele proliferano nel salotto, un
tripudio di girasoli crescono intorno al telefono, perfino la stanza
da letto è invasa dalla vegetazione.
E la signora Orzodoro?
Beh, lei pensa a ciò che sta perdendo: i peperoni le impediscono di
preparare la colazione come di consueto, i tronchi dei meli stanno
proprio davanti allo schermo del televisore, nel garage, le radici
delle piante hanno fagocitato le ruote della macchina e lei non potrà
più andare a fare la spesa. Nemmeno il telefono funziona. Nulla è
più come prima.
Formica, c’è tanta
bellezza intorno a lei, eppure lei non la vede, non ne gioisce, non
se ne nutre. Anzi ti dirò: è addirittura arrabbiata!
'Perché adesso? Perché
qui? Perché a me?', si chiede fissando a occhi sbarrati la stanza da
letto inondata dalla luna e invasa da mille rigogliosissime piante, e
io penso, amica mia, che sia una domanda più che lecita.
Anche io sarei quantomeno
infastidito se qualcuno invadesse la mia tana, cambiando in un colpo
la mia abitudine di leggere la sera, o posando le sue cose sul tavolo
dove sono solito sedermi per scriverti. Sarei addirittura inquietato
poi, se su questa creatura non riuscissi ad avere il controllo, e se
questa creatura avesse la potenzialità infinita di trasformarsi in
qualsiasi cosa…
Però, Formica, in fondo
se ci pensi, non è quello che succede a ogni mamma?
E se solitamente le mamme
sono disposte a far spazio al loro piccolo bisogna anche ammettere
che devono fare una bella fatica a cambiare abitudini! Di questa
fatica è imbarazzante parlare, ma sta tutta dipinta sul volto della
signora Orzodoro, nei suoi sguardi stupiti, nei suoi gesti poco
accoglienti e nei suoi respiri mozzati…
Forse ogni mamma, in un
luogo segreto del cuore, fa la conta di tutte le cose che le vengono
sottratte dalla presenza del nuovo arrivato? E forse è proprio
questo aspetto che si nasconde sotto la patinata allegria di certe
descrizioni di mamme in technicolor?
Scoiattolo
P.S. Non ti preoccupare,
Formica…alla fine la Signora Orzodoro si rivelerà un’autentica
alleata del piccolo Greenling, quando ce ne sarà veramente il
bisogno.
Carissimo scoiattolo
carissimo.
In verità non sono
affatto preoccupata: qui dalle nostre parti la maternità è un fatto
puramente tecnico, potrei definirlo un lavoro di squadra, laddove le
regine producono figli per poi disinteressarsene, affidandole a noi
operaie. Figurati se posso scandalizzarmi o, peggio, preoccuparmi nel
vedere la Signora Orzodoro che, sotto sotto, si interroga sui
costi/benefici della maternità.
La sua storia mi pare
illuminante sotto parecchi punti di vista. In primo luogo perché
mette un gran punto di domanda su una questione nodale tra gli umani:
cosa si nasconde sotto la pelle di una madre?
Mi verrebbe da dire, sotto
la pelle di una mamma, talvolta c'è la pelle di una foca.
Tu sei bestiolina del
Nord, ma non così tanto a Nord, come il Mare del Nord, direi, e mi
chiedo se tu conosca il mito delle Selkie, del popolo del mare...
Tre le isole Fær Øer o
le Shetland, nel Nord dell'Atlantico tra Scozia, Islanda Norvegia, si
racconta una struggente leggenda, quella della donna foca, Selkie. Si
dice che nelle notti di plenilunio il popolo del mare, e in
particolare le foche, vengano a danzare sulla terraferma, dopo
essersi liberate della propria pelliccia. Si racconta anche che in
una notte come questa, un pescatore vede queste fanciulle danzare e
di una si innamora all'istante. Ne nasconde la pelle, per impedirle
così di poter tornare con le altre nel mare. La fanciulla si dispera
ma poi va con l'uomo e con lui mette su famiglia, ma quando, dopo
tanto tempo, ritrova nascosta la sua pelle di foca, decide di
indossarla e di riprendere il mare, lasciando dietro di sé marito e
prole.
Se sei nato da quelle
parti non puoi non fare i conti con questa storia. E se, per di più
sei Nikolaus Heidelbach, attento narratore di infanzie, non puoi non
raccontarla attraverso il punto di vista di un bambino, quel bambino,
rimasto a riva.2
Il titolo è già una
dichiarazione di intenti di quel bimbetto. Heidelbach ce lo racconta
cresciuto con la passione per il mare (e come potrebbe essere
diversamente?) e attento ascoltatore delle tante storie di meraviglia
che la madre gli racconta, incluso il mito del popolo del mare,
talmente attento da affermare con convinzione: io da grande sarò una
foca!
Lei però sul suo segreto
tace.
Non sta forse indossando
la pelle di madre, ora? verrebbe da chiedersi.
Il destino però è baro,
perché proprio dalla voce del figlio, la donna apprende del
nascondiglio della sua pelle di foca. Lui la crede del padre e,
ingenuamente, gliela riconsegna.
Intriso di colori, il
libro è come sempre pieno di mistero, allusioni, ambiguità e
meraviglia: è il miglior Heidelbach.
Ma, al di là delle
figure, il senso si concentra in quelle poche righe di dialogo che
inventa, nel gioco a indovinare tra i due, quello che precede
l'ultima notte terrena di quella creatura doppia e che io, zelante
come solo le formiche sanno essere, ti ricopio qui di sotto.
Bambino:
"Indovina, indovina
che cos'è?
"Non è una volpe e
non è un coniglio e... brilla!"
Mamma:
"È una cosa o una
persona?"
Bambino:
"Tutte e due!"
Mamma:
"La trovo nell'acqua
o sulla terra?"
Bambino:
"Sia lì che qua"
Mamma:
"Nuota o cammina?"
Bambino:
"A volte cammina e a
volte nuota"
Mamma:
"Ho capito: sei tu!"
Bambino:
"Sbagliato!"
Mamma:
"Mi arrendo!"
Bambino:
"Ma è papà!"
Scoiattolo carissimo, so
che ne saprai fare tesoro di quello che ti ho appena scritto...
Formica
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1Levi
Pinfold, La stagione dei frutti magici, terre di Mezzo 2016
2Nikolaus
Heidelbach, Wenn ich gross bin, werde ich Seehund, Beltz und Gelberg
2011
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