venerdì 18 maggio 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


AI GIOVANI PINI

La foresta, Riccardo Bozzi, Violeta Lópiz, Valerio Vidali
Terre di Mezzo, 2018



ILLUSTRATI

"È una foresta enorme, antichissima e non ancora del tutto esplorata. All'inizio non è che un boschetto di giovani pini, generalmente privo di pericoli e piuttosto divertente da percorrere. Si dice che abbia un limite certo davanti a sé, e che sia sconfinata ai lati. Qui gli esploratori si avventurano con più gusto e curiosità."

Chi esplora il boschetto di giovani pini, di solito, ama attardarsi su formiche e farfalle e non si cura del tempo che passa. Ma più ci si addentra nel fitto più cresce la difficoltà che va di pari passo con la fascinazione. Ed è qui che di solito gli esploratori si accorgono di non essere soli. E di non essere unici: come gli animali, anche tra gli esploratori ci sono differenze evidenti. Ed è qui che nascono tra loro amicizie, alleanze e anche amori. Di sicuro in questa parte della foresta, forse perché davvero molto fitta e intricata, sentono la necessità di fermarsi e, per tenere a distanza le paure e le bestie feroci, ballando intorno a un unico fuoco, si raccontano storie. E in questo le attitudini degli esploratori sono diverse: chi scrive, chi disegna o incide sulle rocce. Ma non tutte le storie raccontate, scritte o disegnate saranno utili a chi verrà.


Una cosa è certa, anche di fronte al massimo intrico che il cuore della foresta presenta non si può retrocedere. Ma fortunatamente dopo l'intrico si allargano le radure, che sembrano fatte apposta per tirare il fiato per fare l'ultimo tratto di percorso. In salita.
Sembra impossibile e quasi ridicolo che dopo tanto cammino, il finale sia sempre lo stesso. Eppure dal precipizio nel quale immancabilmente tutti precipitano non si ha modo di vedere cosa ci sia al di là della foresta. Si ipotizza...un boschetto di giovani pini.

Si contano sulle dita di una mano i suoi libri pubblicati da case editrici per le giovani generazioni. Un linguaggio comune ne tiene assieme alcuni, un linguaggio di poche ma esatte parole che racconta per metafore.


Già Per mare aveva preso a prestito l'idea del viaggio per raccontare un percorso di crescita. Ora si attraversa una foresta, secondo tappe riconoscibili come quelle che l'umanità deve fare nel corso dell'esistenza. Ammesso e non concesso, che si arrivi alla vecchiaia e non si muoia ancora 'da giovani pini'... (ma questa sarebbe un'altra storia).
La metafora, figura retorica che più di altre porta in sé il senso dell'immagine, è costruzione narrativa elettiva per rivolgersi a chi abbia necessità o attitudine a leggere il mondo attraverso le figure. Per chi sia sufficientemente agile nell'attraversare piani diversi di un discorso, senza perdersi o confondersi. Ideale per chi dei simboli ha assoluto bisogno per orientarsi.
E non sono forse i più giovani quelli che 'giocano' grazie alle metafore, e che attraverso la metafora cercano di interpretare la realtà?
E non a caso, Bozzi ha eletto questo registro simbolico per parlare di alcune grandi questioni.
Se è vero quanto detto prima, cioè che la chiave metaforica, più di qualsiasi altra, è legata all'immagine e all'immaginazione, in questo libro essa si potenzia nei suoi aspetti figurativi, ovvero attraverso l'illustrazione.


I due linguaggi, quello testuale e quello visivo, in un percorso di scambio vicendevole, si potenziano l'uno con l'altro.
Ma d'altronde con i buoni libri illustrati non dovrebbe essere sempre così?
In questo caso la figura riempie con delicatezza tutti i numerosi 'non detti' del testo. Si insinua a svelare attraverso l'uso integrato di tre tecniche figurative: l'acquerello (o ecoline), la stampa a secco e la fustellatura delle pagine.
Ancora una volta, come era già stato notato in Per mare, a sostenere il testo entra in gioco una qualità decisamente alta dell'illustrazione, e in questo particolare caso, della sua grande potenzialità.
Con un testo così dichiaratamente simbolico il pericolo di cadere nel 'precipizio' della retorica, del luogo comune, della generalizzazione, dell'appiattimento e della banalizzazione è lì a un passo.


Fortunatamente, più di una volta, a tenere a distanza il frangente e a mantenere una rotta che rimanga in alto, ci pensano le pagine disegnate piene di tanto colore (verde e blu e nero) che crescendo, si infittisce e crea profondità nell'atto di avvolgere chi lo attraversa, e di tanto bianco che invece accentua il senso di superficie, quasi immobile. A ben vedere, però, anche quei visi, sebbene un po' stereotipati e irrigiditi dalla stampa a secco, sanno mutare anche loro, lentamente e impercettibilmente, fino a sparire o quasi. Per diventare qualche altra cosa: terra fertile, per i giovani pini che verranno.

Carla

Noterella al margine. Questo libro fa di tutto per essere notato. Frutto di un progetto complesso e ambizioso, è un oggetto molto particolare che però solleva una questione: in che mani metterlo? Non resta che affidarlo a brave insegnanti e vedere cosa succede. Oggi pomeriggio lo faccio. Ma nel frattempo elaboro ipotesi: i grandi, lo so già, lo apprezzano esteticamente per le soluzioni insolite e per il racconto, ovvero il tema trattato. Ai più piccoli, presumo, come spesso accade, il tema passerà sulle teste, e rimarranno solo la foresta e gli esploratori, che non è poco. Ma a loro più che ad altri capiterà di accarezzarlo per toccare con mano lo stupore dello loro sguardo rapito in quelle tavole, piene di foglie verdi e creature bianche.



 A coloro che sono in mezzo a un certo punto si svelerà il significato nascosto dalla metafora e, come per ogni scoperta, sarà un bel momento.

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