DELLA
INUTILITÀ DELLA GUERRA
Di
grande attualità, ma potremmo dire che la parodia dell’epica
guerresca è purtroppo sempre attuale, uscito in concomitanza con la
Fiera di Bologna, l’albo illustrato La battaglia delle rane e dei
topi, scritto e illustrato da Daniele Catalli con la collaborazione,
per il testo, di Claudio Malpede, è uno di quei libri che
travalicano il recinto dei libri per bambini.
Racconta,
riprendendo in larga parte la trama della Batracomiomachìa,
attribuita a Omero, della battaglia fra le rane e i topi intorno a
uno stagno, dove la vita potrebbe scorrere tranquilla. Rubabriciole,
figlio del re dei topi Rodipane, si affaccia allo stagno dove regna
Gonfiagote, re delle rane. Dopo una prima reazione diffidente, la
rana invita il topo a salirgli in groppa, per potergli mostrare le
meraviglie del suo regno. All’apparizione di una biscia d’acqua,
Gonfiagote s’inabissa, lasciando annegare il povero Rubabriciole.
La notizia giunge presto al re dei topi e il lutto lascia subito il
passo al desiderio di vendetta e così il re raduna l’esercito,
pronto a vendicare la morte del figlio. Giunto allo stagno, affronta
Gonfiagote, che a sua volta chiama a raccolta il suo esercito.
Ora
gli armati di una parte e dell’altra si affrontano selvaggiamente,
infliggendosi reciprocamente numerose perdite. A fianco dei topi
compare una lontra, poi a fianco delle rane un esercito di granchi
muniti di potentissime chele. E’ una strage. Per porvi fine si
affrontano i due re, che rimangono uccisi entrambi, lasciando un
campo di battaglia coperto di cadaveri.
Questa
la trama che si discosta un po’ dall’originale omerico, ma che ne
conserva in pieno la forza dissacrante. Se il testo antico affrontava
in termini grotteschi al retorica dell’epos della guerra, così
come compariva nell’Iliade, qui ugualmente si usa il linguaggio, e
non solo quello, per dissacrare le ragioni apparenti della guerra. La
battaglia viene descritta minuziosamente, così come le armi, gli
equipaggiamenti dei due eserciti, gli scontri feroci e i gesti
eroici. Si parla del micromondo di animali che noi umani consideriamo
infimi e così rivestendoli della retorica gladiatoria, si rende
ridicola l’enfasi che solitamente accompagna le guerre, tutte le
guerre. E gli scudi fatti di conchiglie, le lance fatte di aghi e
tutto un armamentario che nella realtà è fatto di niente, ma nello
stesso tempo, in quel microcosmo, è capace di distruggere vite.
Lo
scoppio della guerra è pretestuoso, sarebbe stato possibile trovare
un’altra soluzione, condividere un lutto nato dal caso. Ma la
logica bellica prescinde dal buon senso e soprattutto dalla capacità
di mettersi nei panni degli altri, di vedere le cose dal loro punto
di vista. In realtà spesso le guerre hanno ragioni indicibili,
coperte malamente da pretesti patriottici o da ragioni occasionali.
Se l’inizio è del tutto arbitrario, la fine è certa ed è la
distruzione di entrambi gli schieramenti; non c’è un esito
positivo nelle guerre, l’unico possibile è non cominciarle
affatto.
La
descrizione della battaglia campale, come ho detto sopra, è
minuziosa e ironica nel rendere l’assurdità della situazione.
L’illustrazione segue questo percorso, mostrandoci grandi immagini
a doppia pagina che descrivono con precisione le diverse fasi: ma
ancor più, l’autore e illustratore, Daniele Catalli, interviene
con il laser, ritagliando quinte teatrali che incorniciano l’azione,
o che fanno intravedere la scena successiva. La gamma cromatica è
ridotta e si sovrappone a un disegno dettagliato, accurato, preciso;
spicca il rosso: il rosso delle foglie in copertina, il rosso dei
papaveri, che adora il campo di battaglia, con un omaggio a un altro
nemico della guerra, De André, il rosso del sangue; a questo si
contrappone il verde dell’ambiente naturale, che verrà anch’esso
stravolto dall’infuriare della battaglia. Ne restano intatti il
grigio e il nero, simbolo della devastazione annunciata ed
effettuata.
Un
libro affascinante, dunque, realizzato con grande cura, dal
significato importante, che possiamo, anzi dovremmo proporre ai
bambini e ai ragazzi che si perdono nei videogame guerreschi, tanto
cruenti quanto irreali. Ma anche alle bambine e alle ragazze, che
magari pensano che i guerrieri siano davvero eroi. Bello per tutti
noi, che abbiamo bisogno di forza per sostenere la pace.
Eleonora
“La
battaglia delle rane e dei topi”, D. Catalli, L’Ippocampo
edizioni 2018
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