L'AFFETTUOSA VICINANZA
Clown, Quentin Blake
Camelozampa, 2018
ILLUSTRATI
Per festeggiare
il
PREMIO ANDERSEN 2019 - MIGLIOR LIBRO SENZA PAROLE *
Comincia
così: una signora di una certa età e di un certo piglio, filo di
perle, tacchetti e grembiulino per le faccende, sta scendendo i pochi
gradini di casa che la separano dalla strada. Ha in mano un mucchio
di vecchi peluche malandati. Lo tiene a distanza da sé: con le
braccia tese in avanti, sta per sbarazzarsene, buttandolo nel vicino
bidone della spazzatura. Tra questi vecchi giocattoli, c'è un
orsetto spelacchiato, un coniglio verde, un elefante e un pappagallo
giallo e arancione e tutti finiscono tra torsoli e altri rifiuti. Tra
loro anche un pagliaccio, un clown Bianco con il cappello a punta di
rito, che ha la fortuna di finire sul bordo. Un colpo di reni ed è
fuori dal bidone, con l'obiettivo di andare a cercare aiuto per
salvare gli altri compagni.
Questa è
la sua storia.
La sua straordinaria storia che lo vede passare di
mano in mano: da una festa in maschera di bambini a scuola, arriva in
un lussuoso appartamento, poi, gettato di nuovo, evita per un pelo la
bocca di un cane, atterra infine sul pavimento di una casa modesta
dove una ragazzina sta consolando il pianto del suo fratellino in
carrozzina. Soli in casa, i due bambini aspettano che la mamma torni
la sera dopo il lavoro. Come tutti i clown Bianchi, anche questo è
serio, con la sua lacrima dipinta sul viso, ed è determinato a
portare a termine la sua missione: tornare al bidone per recuperare
gli amici. Per farlo, ha bisogno di aiuto e l'aiuto è una merce che
si può barattare con altro aiuto. Così come la cura...
Le
motivazioni del Premio Andersen dicono questo:
* Per
l’incalzante e serrato ritmo di una vicenda dove umorismo e poesia,
denuncia sociale e invenzione fantastica si fondono mirabilmente
insieme. Per essere un’opera per tutti ma, al tempo stesso,
affettuosamente vicina al mondo magico dell’infanzia. Per la
bellezza delle immagini di uno dei grandi maestri dell’illustrazione
internazionale.
Se
si procede con ordine abbiamo 1) il ritmo 2) l'umorismo 3) la poesia
4) la denuncia sociale 5) la fantasia 6) la bellezza delle immagini
7) la loro fusione felice. A questo si aggiunga l'ottavo elemento,
ovvero che è una storia che sa essere bella per tutti. E poi si
arriva al quid 'il mondo magico dell'infanzia' a cui Quentin Blake si
avvicina 'affettuosamente'.
Ed
è principalmente questo 'ente' - il mondo magico dell'infanzia - che
merita un po' di ragionamento, come pure quel 'affettuosamente
vicino'.
Se
li si mette in sequenza: magia, infanzia, affetto e vicinanza mi
sembra che si possa trovare una delle chiavi di lettura per spiegare
la poetica di questo gigante, che è Quentin Blake. E nel contempo
per spiegarsi proprio questa grandezza che gli ha fatto attraversare
più di un cinquantennio di libri (oltre 300) senza mai perdere un
colpo.
Mettere
insieme la magia con l'infanzia può suonare spesso retorico e vuoto.
E spesso questo avviene purtroppo, conferendo al termine magia un
significato che ha a che fare più con la carineria o tutt'al più
con il fiabesco, ma poco con lo stupore.
Nel
caso di Blake però la magia dell'infanzia sembra piuttosto essere la
constatazione di una alterità da parte di un adulto nei loro
confronti. In altre parole riconoscerne la magia, ovvero
l'inspiegabilità, lo stupore appunto nel non afferrarla mai
completamente, significa accettare dell'infanzia la sua
incommensurabilità. Dice Blake: Cerco di identificarmi con
loro (i bambini) e non
guardarli dall’alto con la benevolenza degli adulti. E
questa è la prima mossa corretta.
Il secondo passo, ovvero
quell'avvicinamento affettuoso, in cosa consiste? Sta proprio in quel
tentativo discreto ma costante di identificazione partecipe -
affettuosa - a cui verrebbe da aggiungere anche una sua lunga
militanza. La lunga militanza, per esempio, con i bambini e le
bambine di Dahl e la lunga militanza con Dahl stesso e la sua
personalissima e rivoluzionaria idea di infanzia. Non è facile
capire quanto quei due si siano ibridati l'uno dell'altro, sta di
fatto che entrambi hanno regalato al mondo un'immagine di bambine e
bambini condivisibile e sperabilmente oggi accettata (ma sarà
vero?).
Entrambi sensibili e consapevoli dello spirito di
sopravvivenza dei piccoli nei confronti degli adulti, entrambi
lontani da ogni intento educativo, entrambi rivoluzionari nelle
soluzioni narrative, entrambi sensibili agli aspetti sociali in cui
far agire l'infanzia e quindi entrambi decisi a raccontare l'assurdo
e la realtà con uguale rigore, sono forse quelli che di più hanno
tentato di trasformare un immaginario. Quello degli adulti nei
confronti dell'infanzia.
Se
si torna a Clown in cosa consiste, di fatto, quell'affettuosa
vicinanza. In cosa si concretizza?
Mi
sentirei di dire che è proprio la sensibilità a fare la differenza.
Quella sensibilità che fa fare a Quentin Blake gli affettuosi
disegni del Michael Rosen's Sad Book.
E
in Clown come si
esplica? In cosa è visibile? In molti elementi, ma per brevità ne
citerei uno per i tanti. La convinzione che gli oggetti abbiano una
loro vita. Ci vuole sensibilità, fede poetica per crederlo.
E
Quentin Blake, semplicemente ce l'ha.
Intendiamoci,
quando si parla di vita non si tratta di durata, ma di vita vera,
quella che prevede il battito del cuore, il respiro, le emozioni, lo
spirito, l'intelligenza, la fame, il sonno, il movimento ecc. ecc.
Quentin
Blake condivide con i bambini questa fede profonda, di cui l'infanzia
è sacerdotessa suprema, e che conferisce agli oggetti un'anima.
Penso alla vita del bastoncino di Scheffler, al pallone di cuoio di
Andersen o al suo soldatino di stagno. L'elenco sarebbe lunghissimo e
meraviglioso (più che magico). Ad esso appartengono intere legioni
di pupazzi, dal capostipite Puh, fino all'Orso di nome Sabato o al
coniglio Tulane.
E tra loro, anche Clown.
Carla
Noterella
al margine. Sarebbe stato bello poter ragionare della maestria del
disegno di Blake, della sua freschezza 'ragionatissima', del suo
magistrale uso del bianco della pagina... sarebbe stato bello,
sarebbe stato.
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