I'll be you and you be
me
Chi mi frequenta mi
avrà sentito parlare più volte di una questione che con l'intesa ha
a che fare: ovvero la mia personalissima teoria detta delle coppie
felici.
Chi sono? In estrema sintesi, si tratta di due persone che si
incontrano e si intendono a meraviglia nel loro modo di raccontare.
Le loro due voci, pur diversissime, che si esprimono rispettivamente
nelle parole e nelle immagini, sono magicamente in perfetto accordo.
E a me pare di notare,
e da qui deriva la teoria, che questa armonia che li tiene insieme si
diffonda nel libro e ne potenzi inevitabilmente la qualità.
In diverse occasioni ho
imputato alla felicità della coppia uno dei fattori principali che
determinano la bellezza di un albo illustrato, sostenendo che il
valore aggiunto risiede per l'appunto in quel loro mettere in
dialogo, in un dialogo mai disarmonico anche se talvolta dissonante,
le diverse parti che lo compongono. Si tratta di accordo di voci, di
sguardi, di segni, di parole.
Di convergenza.
Per definire meglio il
concetto di unanimità di vedute (e della relazione da essa
derivante) si può prendere a prestito il titolo di un libro della
coppia felice per eccellenza Krauss/Sendak, I'll be you and you be
me (HarperCollins, 1954).
La meraviglia, va
detto, sta però anche altrove: nel constatare che non è solo il
libro a guadagnarci, ma sono i singoli autori a potenziarsi a
vicenda, semplicemente nell'entrare in contatto l'uno con l'altro.
Come a dire che alla qualità personale contribuiscono sempre anche
fattori esterni e nella fattispecie la vicinanza di una persona
giusta: Guridi in tandem con Ingrid Chabbert dà il meglio di sé e
Ingrid Chabbert con Guridi idem. Laddove non si verifica il magico
connubio, nulla scatta.
Grande come il mare,
uscito da poco per terre di Mezzo e Il giorno che sono diventato
un passerotto, pubblicato alcuni anni fa da Coccole Books sono due storie che hanno un bel po'
di intesa all'interno.
E non solo perché sono
entrambi libri della coppia felice in esame, ma perché raccontano
due storie in cui i protagonisti, rispettivamente un bimbetto e la
sua bisnonna e un bimbetto e la sua innamorata, si capiscono, si
intendono nel profondo. Si accolgono e si prendono cura dell'altro.
Tra loro c'è consonanza, armonia, affiatamento, comprensione.
Il primo, ambientato in
un villaggio del deserto a due giorni di cammino dal mare, racconta
di felicità raggiunta per un sogno realizzato e di piedi
indolenziti. La bisnonna di Ali, un bambinetto dal gran testone,
nella sua lunga vita a realizzato tutti i suoi desideri tranne quello
di vedere il mare. Armato di un secchio vuoto e uno zaino pieno di
datteri e acqua, il suo piccolo nipote parte alla ricerca. Il cammino
è lungo.
Arrivato a destinazione, immagina di avere accanto la sua bisnonna, di tenerla per mano e di vedere la gioia nei suoi occhi che si perdono nel blu dell'acqua. La strada del ritorno è lunga quanto quella dell'andata e il gran caldo del deserto non aiuta chi porta il mare in un secchiello. Ma nonostante tutto, la tenerezza di un abbraccio è un buon traguardo da raggiungere.
Il secondo, ambientato
in una scuola, racconta anch'esso di felicità raggiunta per un sogno
realizzato e di una timidezza nascosta tra le piume. Innamorato di
Candela, il bambino immagina di essere invisibile agli occhi di lei
che, al contrario, sembrano guardare solo gli uccellini che tanto
ama. Così lui prende la decisione di costruirsi una grande maschera
da passerotto, anche se la sua vita si complica un bel po'. Fino al
momento in cui due braccia tese gli tolgono il travestimento e lo
abbracciano con tenerezza. Anche qui, traguardo raggiunto.
Dov'è che si
percepisce maggiormente l'intesa tra Chabbert e Guridi dunque?
In primo luogo
nell'idea di bambino che entrambi coltivano. Piccoli, ma sempre pieni
di tanto ingegno: con gambette sottili e grandi teste. Piccoli, ma
sempre abitati da emozioni grandi: pomelli rossi sulle guance e occhi
attenti.
Piccoli, ma sempre con bei sogni in tasca: attraversano il
deserto a piedi o volano goffi in cima a un albero.
In secondo luogo dal
comune intento di avere del vuoto intorno alle loro narrazioni: da
una parte un testo costruito sull'essenziale cui fa eco la grande
pagina bianca in cui i personaggini fluttuano con quasi nulla
intorno.
In terzo luogo il
ricorrere a una immagine di forte valore simbolico: il simulacro di
passerotto 'osservatore' e un secchio 'pieno' di una sola goccia.
Entrambi centrali in quella bella composizione rarefatta.
Delle questioni che i
due libri sottendono non si parlerà qui. Lo hanno già fatto
diffusamente e al momento giusto grandi segugi migliori di me.
Carla
I. Chabbert, Guridi (trad. E. Armaroli), Grande come il mare,
Terre di Mezzo 2019
I. Chabbert, Guridi (trad. M.P. Iannuzzi, G. Casella),
Il giorno che sono diventato un passerotto, Coccole Books 2015
Lo scopro oggi... ed è una delizia questo spazio. Grazie
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