venerdì 2 agosto 2019

FUORI DAL GUSCIO ( libri giovani che cresceranno)


RITRATTO DELL’ARTISTA DA GIOVANE


Notevole da diversi punti di vista, l’albo di Orecchio Acerbo dedicato a Joseph Cornell, ‘La collezione di Joey’. Gli autori, Candace Fleming per i testo e Gerard Du Bois per le illustrazioni, raccontano l’artista americano prima da bambino, poi tredicenne, al momento della sua prima esposizione ‘non ufficiale’.
Joey è un bambino curioso, con la passione sfrenata per il collezionismo, ma non quello che insegue sempre la stessa tipologia di oggetti; quella di Joey è una passione indifferenziata, ma tutta in chiave estetica. Il suo motto, ‘Se mi piace, lo tengo’, è in sé una filosofia: non ci sono oggetti inutili, perché rotti, incompleti o inutilizzabili per l’uso per il quale sono stati concepiti; qualsiasi oggetto può avere un’altra vita, non nel senso del riciclo, ma in quello squisitamente estetico dell’assemblaggio. 


E dunque la collezione di Joey cresce ogni anno, tanto da dover essere trasferita dalla casa al fienile; qui il ragazzino, dopo la morte del padre, allestisce la sua prima mostra per la famiglia, in cui gli oggetti vengono assemblati nei modi più disparati, creando una straordinaria ‘Wunderkammer’.
Di questa passione per il collezionismo, che continuerà anche da adulto, Cornell riesce a creare una forma d’arte originale, non ascrivibile realmente a nessun movimento artistico, anche se viene associato spesso ai Surrealisti. Nella sua maturità, l’espressione più frequente è quella delle shadow boxes, scatole in legno, con un lato in vetro, in cui gli oggetti venivano composti, accompagnati da frasi o da interventi pittorici.
Già in questo c’è un incredibile salto: un oggetto non è solo ciò che è per il suo uso comune, esiste per la sua forma, magari alterata dall’uso. Ogni oggetto può essere in sé estetico, ma a renderlo tale è lo sguardo dell’osservatore, che vede un lato nascosto, un lato implicito. E l’accostamento di un oggetto all’altro, la collocazione in uno spazio diventa il gesto artistico per eccellenza, il gesto creatore di qualcosa che prima non era visibile e che si manifesta per mano dell’artista.
Questa modalità così essenziale è vicina al gioco libero dei bambini, che trasformano una cosa in un’altra, animano gli oggetti inanimati. E questo è il secondo punto d’interesse che troviamo nell’albo: l’esplicitazione di una profonda affinità fra una modalità artistica e il mondo ludico dell’infanzia. Cornell stesso fece un’esposizione in cui alcune opere erano poste all’altezza di bambino, proprio perché nell’infanzia l’immaginazione non è assoggettata alla verosimiglianza.


L’albo, dunque, racconta proprio il passaggio dalla raccolta inconsapevole, ‘se mi piace, lo tengo’, all’idea più strutturata di connessioni inconsuete che l’artista crea, contando sull’immaginazione di chi guarda e che vedrà, in questo o quella raccolta, qualcosa di ‘esotico’, ‘celeste’, ‘magico’.
Nella complicità di sguardi, fra creatore e pubblico, si fonda questa curiosa cosmogonia.
Il testo, dell’autrice americana Candace Fleming, è conciso e semplice quanto basta per essere comprensibile a bambine e bambini al di sopra dei sei anni; ed è gestito con grande cura da un’impaginazione che segue il ritmo del discorso. Le immagini del franco-canadese Gerard Du Bois  sono evocative e minuziose quanto il soggetto richiede: in evidenza gli oggetti simbolo di questo artista, il carretto, la cassaforte, il sasso con il biglietto.


Lettura preziosa per bambine e bambini, con adulti al seguito, dotati di immaginazione.

Eleonora

“La collezione di Joey”, Fleming C., Du Bois G., Orecchio Acerbo 2019


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