NONNO JIM È IN OTTIMA FORMA
Che paura, nonno!
James Flora (trad. Marina Pirulli)
Edizioni Cliquot 2020
NARRATIVA ILLUSTRATA
PER MEDI (dai 7 anni)
"Il cielo era
squassato dai tuoni; la pioggia crepitava sulle finestre.
Si udì l’ululato
di un lupo, poi il fragore di un albero che si schiantava al suolo. Era una terribile
notte di tempesta. La casa del nonno gemeva e scricchiolava. CRABOOM! Un fulmine
si abbatté sul tetto. Saltai in grembo al nonno.'Stai tremando come
una foglia' disse il nonno. 'Ma non ti devi preoccupare: c’è un
parafulmine sul tetto. Qui dentro sei al sicuro.'
Si caricò la pipa e
l’accese. 'Immagina invece che spavento se ti ritrovassi sperduto
nei boschi sotto una tempesta simile. Cosa faresti?' 'Non lo so,
nonno. Penso che mi riparerei sotto un tronco caduto e poi morirei.'"
In
una casetta che resiste magnificamente al temporale nonno e nipote
passano del tempo assieme, aspettando che spiova. Seduto sulla sua
sedia a dondolo, con la pipa in bocca, suggerisce al nipote di
immaginare la paura, quella vera. Quella che lui stesso racconta di
aver provato per almeno tre volte quando era bambino. Tre storie che
è saggio non raccontare se non si vuol passare la notte in bianco...
Irresistibile
il richiamo esercitato dal 'proibito' per quel bimbetto che le
ascolta, rapito, tutte e tre. Quella del sacco pieno di ossa da
ricomporre e far diventare uno scheletro d'uomo completo e famelico;
quella della strega che con il suo osso dei desideri mutava i bambini
in ragni e quella della grande donna fantasma che guardava sempre i
programmi di cucina alla televisione per imparare sempre nuove
ricette, accanto al suo animaletto da compagnia: un lupo mannaro.
Gli
ingredienti perché questo libro resti nella testa dei piccoli ci
sono tutti.
A testimoniarlo la valanga di ricordi che i bambini
americani dei primi anni Ottanta, oggi cinquantenni, raccontano qui e
là in rete nella felicità di rivedere in giro un libro della loro
infanzia, quando anche negli Usa è stato ripubblicato da Feral
House, se non erro, nel 2017.
James
Flora lo pubblica nel 1978 a più di sessant'anni di età, e lo
dedica a due nipoti.
Che paura, nonno! arriva
abbastanza in fondo alla sua carriera artistica (solo altri due
titoli seguiranno, di cui uno, l'ultimo, è il seguito di
questo:Grandpa’s Witched-Up Christmas).
E poi dal 1982 più niente in ambito editoriale e di design pubblicitario. A
dipingere, invece, continuerà fino alla fine.
Non
credo sia difficile intuire che il nonno sulla sedia a dondolo possa essere lui, come peraltro l'intero contesto sembra confermare. È un
nonno che è già apparso in un altro suo libro - Grandpa's Farm - e
ricomparirà una terza volta nel già ricordato prosieguo di Che
paura, nonno!
I
ragazzini sono andati, e continueranno ad andare, in visibilio.
Il
suo segno non è più quello degli anni Quaranta e Cinquanta - quello
sì effettivamente vicino al Surrealismo e al Post Cubismo - ma è
quel disegno molto più morbido e permeato della cultura pop degli
anni Sessanta e poi Settanta americani.
Sono
gli anni del design di Milton Glaser e del suo Push Pin Studio, gli
anni di Sendak, e poco dopo di Alcorn, di Stamaty, di Delessert e
di molti altri geni che hanno segnato il nostro immaginario
successivo.
Come
si fa a non vedere che i corpi qui esprimono nello spazio il loro
volume con fierezza (fantasma compresa), la linea è mimetica, spessa e ama le
curve tonde? Lo spazio stesso e i corpi sono costruiti con una
coerenza tutta diversa. Niente a che vedere con le sue copertine di
dischi degli anni Quaranta e Cinquanta (le copertine per Columbia e
RCA), oppure libri come Il giorno in cui la mucca starnutì
o Kangaroo for
Christmas, in cui tutto viene
scomposto e messo sottosopra, tutto è pieno di angoli e ghirigori
con le parti del corpo che si smontano o si moltiplicano.
Anche
la composizione della pagina qui è molto più tradizionale, forse
anche in virtù di un testo più 'ingombrante'.
Il movimento, la sua
musa è stata per anni la musica, che è sempre stato una molla
scatenante nelle sue illustrazioni e nei suoi disegni, che riempivano
tutto lo spazio possibile, qui fa una pausa.
Siamo
agli ultimi fuochi (pirotecnici) di una gagliarda carriera.
I
vortici di figure e segni, il movimento potenziato al massimo
appartengono al suo passato. È sotto gli occhi di tutti, o no?
Parrebbe di no. Vedere anche qui chiamato in causa Mirò per il brulicare di dettagli, mi rende nervosa perché mi pare sintomo quanto meno di approssimazione.
Il
Surrealismo e il Post Cubismo, cui Flora fa l'occhietto nei suoi esordi, sono altro. Ben inteso che ciò non esclude affatto la qualità sempre altissima del suo disegno e della sua folle vena narrativa. Fino all'ultima pagina del suo ultimo libro.
Sono già in posizione d'attesa per il successivo.
Carla
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