venerdì 6 novembre 2020

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

NONNO JIM È IN OTTIMA FORMA
 
Che paura, nonno! James Flora (trad. Marina Pirulli)  
Edizioni Cliquot 2020 
 

NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 7 anni)
 
"Il cielo era squassato dai tuoni; la pioggia crepitava sulle finestre.
Si udì l’ululato di un lupo, poi il fragore di un albero che si schiantava al suolo. Era una terribile notte di tempesta. La casa del nonno gemeva e scricchiolava. CRABOOM! Un fulmine si abbatté sul tetto. Saltai in grembo al nonno.'Stai tremando come una foglia' disse il nonno. 'Ma non ti devi preoccupare: c’è un parafulmine sul tetto. Qui dentro sei al sicuro.'
Si caricò la pipa e l’accese. 'Immagina invece che spavento se ti ritrovassi sperduto nei boschi sotto una tempesta simile. Cosa faresti?' 'Non lo so, nonno. Penso che mi riparerei sotto un tronco caduto e poi morirei.'"
 
In una casetta che resiste magnificamente al temporale nonno e nipote passano del tempo assieme, aspettando che spiova. Seduto sulla sua sedia a dondolo, con la pipa in bocca, suggerisce al nipote di immaginare la paura, quella vera. Quella che lui stesso racconta di aver provato per almeno tre volte quando era bambino. Tre storie che è saggio non raccontare se non si vuol passare la notte in bianco...
 
 
Irresistibile il richiamo esercitato dal 'proibito' per quel bimbetto che le ascolta, rapito, tutte e tre. Quella del sacco pieno di ossa da ricomporre e far diventare uno scheletro d'uomo completo e famelico; quella della strega che con il suo osso dei desideri mutava i bambini in ragni e quella della grande donna fantasma che guardava sempre i programmi di cucina alla televisione per imparare sempre nuove ricette, accanto al suo animaletto da compagnia: un lupo mannaro. 
 
Gli ingredienti perché questo libro resti nella testa dei piccoli ci sono tutti. 
 
A testimoniarlo la valanga di ricordi che i bambini americani dei primi anni Ottanta, oggi cinquantenni, raccontano qui e là in rete nella felicità di rivedere in giro un libro della loro infanzia, quando anche negli Usa è stato ripubblicato da Feral House, se non erro, nel 2017.
James Flora lo pubblica nel 1978 a più di sessant'anni di età, e lo dedica a due nipoti. 
Che paura, nonno! arriva abbastanza in fondo alla sua carriera artistica (solo altri due titoli seguiranno, di cui uno, l'ultimo, è il seguito di questo:Grandpa’s Witched-Up Christmas). E poi dal 1982 più niente in ambito editoriale e di design pubblicitario. A dipingere, invece, continuerà fino alla fine.
Non credo sia difficile intuire che il nonno sulla sedia a dondolo possa essere lui, come peraltro l'intero contesto sembra confermare. È un nonno che è già apparso in un altro suo libro - Grandpa's Farm - e ricomparirà una terza volta nel già ricordato prosieguo di Che paura, nonno!
 
 
Il suo gigantesco gusto per l'assurdo nel racconto, qui declinato in un ambito horror con tutti gli ingredienti canonici - dita e occhi sparsi in giro, scheletri, fantasmi, lupi mannari, ragni, streghe - e quel suo innato talento per costruire meccanismi narrativi perfetti, ci fa riconoscere un Jim Flora ancora in ottima forma. Un Jim Flora che non si ferma davanti a nulla e parla di mutande sporche o vomito con la sua consueta faccia tosta e che sfodera un buon repertorio di mostruosità.
I ragazzini sono andati, e continueranno ad andare, in visibilio. 
 
 
Il suo segno non è più quello degli anni Quaranta e Cinquanta - quello sì effettivamente vicino al Surrealismo e al Post Cubismo - ma è quel disegno molto più morbido e permeato della cultura pop degli anni Sessanta e poi Settanta americani.
Sono gli anni del design di Milton Glaser e del suo Push Pin Studio, gli anni di Sendak, e poco dopo di Alcorn, di Stamaty, di Delessert e di molti altri geni che hanno segnato il nostro immaginario successivo.
Come si fa a non vedere che i corpi qui esprimono nello spazio il loro volume con fierezza (fantasma compresa), la linea è mimetica, spessa e ama le curve tonde? Lo spazio stesso e i corpi sono costruiti con una coerenza tutta diversa. Niente a che vedere con le sue copertine di dischi degli anni Quaranta e Cinquanta (le copertine per Columbia e RCA), oppure libri come Il giorno in cui la mucca starnutì o Kangaroo for Christmas, in cui tutto viene scomposto e messo sottosopra, tutto è pieno di angoli e ghirigori con le parti del corpo che si smontano o si moltiplicano.
Anche la composizione della pagina qui è molto più tradizionale, forse anche in virtù di un testo più 'ingombrante'. 
Il movimento, la sua musa è stata per anni la musica, che è sempre stato una molla scatenante nelle sue illustrazioni e nei suoi disegni, che riempivano tutto lo spazio possibile, qui fa una pausa.
Siamo agli ultimi fuochi (pirotecnici) di una gagliarda carriera. 
I vortici di figure e segni, il movimento potenziato al massimo appartengono al suo passato. È sotto gli occhi di tutti, o no?
 

Parrebbe di no. Vedere anche qui chiamato in causa Mirò per il brulicare di dettagli, mi rende nervosa perché mi pare sintomo quanto meno di  approssimazione.
Il Surrealismo e il Post Cubismo, cui Flora fa l'occhietto nei suoi esordi, sono altro. Ben inteso che ciò non esclude affatto la qualità sempre altissima del suo disegno e della sua folle vena narrativa. Fino all'ultima pagina del suo ultimo libro.
Sono già in posizione d'attesa per il successivo.
 
Carla

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