lunedì 1 marzo 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

I LEGNETTI DELLA SALVEZZA

Inverno di guerra, Jan Terlouw (trad. Valentina Freschi)
La Nuova Frontiera Junior, 2021



NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)


"Rimase lì con i pezzi di carta in mano, senza fare niente, per almeno cinque minuti. Se leggeva quella lettera era ufficialmente coinvolto nella resistenza. Se non la leggeva... ma dai, oramai c'era dentro fino al collo. Nel momento in cui aveva preso la lettera di Dirk, aveva già firmato la sua condanna. Tirò fuori i quattro pezzi di lettera da quello che rimaneva della busta, li lisciò e li mise insieme."


Nella vita ci sono momenti dopo i quali nulla è più come prima. Rassomigliano un po' a quello che succede con la pioggia: c'è sempre un punto in cui non piove e pochi metri più in là invece sta già diluviando...
Nella vita di Michiel, ragazzo di una quindicina d'anni che vive con la sua famiglia in un villaggio nell'Olanda occupata dei tedeschi, da quell'inverno del 44 nulla sarà più lo stesso.
Il momento in cui tutto comincia è proprio quando il suo vicino di casa Dirk gli confida che sta per partecipare a un'azione di sabotaggio e gli affida una lettera da consegnare a qualcuno, nel caso in cui la sua missione vada fallita.
La vita di Michiel, figlio del sindaco del villaggio di De Vlank, scorre quasi tutta sulla sella di un catorcio di bici senza camera d'aria e con una ruota di legno: fa commissioni per gli altri, aiuta chi ha bisogno e, dopo le otto di sera al coprifuoco, rientra a casa dove assiste a una vera e propria transumanza di persone male in arnese che a piedi, partite dalle città, stanno attraversando l'Olanda in cerca di cibo e tra le mura accoglienti di casa Van Beusekom trovano un temporaneo ricetto per la notte. Tutte le sere va così. La madre li rifocilla come può, la sorella maggiore medica le loro vesciche ai piedi e lui si occupa di tenerli al caldo, alimentando la stufa con qualche legnetto della salvezza e il padre cerca di tenere la sua piccola comunità al sicuro.
Fino al giorno in cui il suo vicino di casa, che conosce l'affidabilità del ragazzo, decide di 'chiamarlo dentro' in un compito piuttosto rischioso.
Da questo momento in poi, la vita di questo ragazzino non sarà più la stessa: si sentirà addosso la responsabilità della vita e della morte di altri, conoscerà il sospetto, la solidarietà, vivrà sulla sua pelle la crudeltà della guerra, conoscerà il dolore della perdita improvvisa di un genitore.
Questo suo inverno di guerra segnerà per lui il passaggio brusco ma necessario verso l'età del disincanto.


Forse in virtù dei molti racconti fatti da nonni e genitori sull'ultima guerra, il mio immaginario di bambina fuggiva spesso dentro scenari del genere. Nascosta sotto il letto, mi inventavo rifugi partigiani o scampavo a retate in cerca di nemici del regime. Tutto questo forse ha contribuito a generare una mia evidente passione per la buona narrativa che intorno alla seconda guerra mondiale ruota. E nel corso degli anni, ai primi titoli se ne vanno aggiungendo altri. Questo buon libro entra con onore nella bibliografia sull'argomento.
In Inverno di guerra, ispirato ai ricordi di infanzia di Jan Terlouw, ritornano una serie di topoi comuni ai migliori libri che raccontano la seconda guerra mondiale per voce di ragazzi e di ragazze; forse proprio perché la maggioranza di essi ha a che fare con ciò che è accaduto veramente, ovvero sono i racconti delle esperienze personali degli autori.
Il più coinvolgente di questi temi letterari è proprio è quello che ruota intorno al ruolo dei ragazzi nei confronti della figura del soldato, o del fuggiasco, da nascondere, di cui prendersi cura perché ferito e certamente in pericolo. Rigorosamente all'insaputa degli adulti.
Il secondo riguarda il coinvolgimento di chi è considerato ancora troppo piccolo nelle azioni di resistenza contro il nemico, organizzate dai loro 'fratelli' maggiori.
Il terzo concerne il rapporto con il cibo e con la fame.
Inverno di guerra è costruito intorno a questi tre perni narrativi, ma prende anche direzioni inaspettate, che hanno il merito di alleggerire e rendere la narrazione, cosa piuttosto insolita, al limite della commedia o della farsa.
Il capitolo dedicato alla baronessa che termina con un finale tragicomico in cui la villa bianca è oggetto di ripetuti attacchi senza esito da parte dell'esercito tedesco per poi finire sotto le granate sparate da un panzer guidato da un esasperato comandante sull'orlo di una crisi di nervi, è un piccolo capolavoro di comicità che si chiude con una delle frasi più belle e significative di tutto il libro: "se il comandante si fosse dato la pena di andare a vedere, avrebbe potuto leggere nell'espressione decisa del suo volto [quello della inamovibile baronessa, sotto le macerie della sua dimora, avvolta in una stola arancione!] che la Germania avrebbe perso la guerra".
Accanto a queste felici digressioni, accanto alle magnifiche pagine che descrivono l'esodo degli 'affamati' attraverso l'inverno olandese, accanto alla inevitabile patina di 'avventura' che spesso la guerra assume agli occhi dei ragazzini, però si fa, pagina dopo pagina, sempre più evidente e pressante nella testa di Michiel il grande quesito: la guerra può contare vincitori o da essa si esce inevitabilmente solo da vinti? In sostanza, Michiel si chiede se aveva ragione suo padre quando gli diceva che la guerra era fame, lacrime, sacrifici, paura, dolore... Oppure?
Va reso merito a Jan Terlouw di aver saputo raccontare molto bene lo spessore delle cose, ovvero la complessità della realtà in cui spesso gli eventi vanno in direzioni inaspettate e chi sembra un traditore si rivela in realtà un giusto e chi si professa amico sta invece nascondendo la propria meschinità. Ma, forse, il suo merito più grande sta nel aver messo davanti ai lettori ancora una volta una grande verità : per quanto l'uomo si affanni, è spesso il caso, l'imprevedibile, l'occulto manovratore del destino dell'umanità.
Oggi più che mai.


Carla

 

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