E L’UOMO INCONTRO’ IL CANE
Questo è il titolo di un testo
divulgativo di Konrad Lorenz, che ho letto nei lontani anni ‘80 e
il cui primo capitolo, dove parla della domesticazione del cane,
sembra essere molto vicino a quanto racconta Michele Serra nel suo
‘Osso. Anche i cani sognano’, una storia breve illustrata da
Alessandro Sanna e pubblicata da Feltrinelli.
In questo racconto, Serra immagina un
uomo anziano, sopravvissuto alla recente pandemia; vive in una bella
casa ai margini della città e vicino a un bosco, miracolosamente
ancora intatto.
Nel prato davanti alla casa compare un
giorno un cane magrissimo, un segugio perso o abbandonato. Nonostante
non abbia mai avuto cani, l’uomo decide di nutrire il cane, il
quale, però, si sottrae a ogni contatto diretto. Così, per qualche
giorno, l’uomo lascia la ciotola col cibo nel prato, per ritrovarla
vuota il giorno dopo.
L’uomo ha una nipotina, Lucilla, che
ogni tanto va a trovarlo con la sua simpatica e ingombrante
maremmana, di nome Roba; è proprio la bambina a dare un nome al cane
randagio: Osso.
Il vecchio e la bambina fanno spesso
passeggiate nel bosco, accompagnati dalla rassicurante presenza di
Roba e rallegrati dalle incursioni di Osso.
Dunque, lentamente la diffidenza di
Osso si fa via via più lieve e il vecchio si diverte a osservarlo
mentre corre con Roba, o mangia, o si riposa, sognando sogni di cane.
Il vecchio, stupito da quanto la sola
presenza di un randagio malandato abbia potuto cambiargli la vita,
racconta a Lucilla, la nipotina, una storia che potrebbe essere
quella vera, della domesticazione del lupo migliaia di anni fa: un
gesto di pietà, unito all’utilità di avere delle sentinelle molto
affidabili, fece sì che una piccola comunità umana cominciasse a
condividere i propri spazi con alcuni cuccioli di lupo, in cambio
della loro collaborazione nella caccia.
Lorenz parlava di una discendenza
diretta dagli sciacalli e solo parzialmente dai lupi, ma questa tesi,
che ritorna per un accenno anche nel libro di Serra, è stata
abbandonata da tempo.
Ma al di là di questo, che può
incuriosire i più giovani nell’indagare sulla storia di un animale
comunissimo e in realtà poco conosciuto, quello che mi ha colpito
maggiormente è il parallelismo fra l’incontro del vecchio con Osso
e l’incontro antichissimo fra uomo e cane. Come se ogni volta, da
entrambe le parti, si stipulasse un patto di reciproca fiducia.
Bisogna avere occhi ben aperti per
vedere nel cane la sua animalità e riconoscerne il valore,
apprezzando come la sua intelligenza, e soprattutto le sue capacità
empatiche, ci consentano di comunicare e di scambiare affetti e
compiti, creando legami solidissimi. I cani sono spesso passatempi, o
strumenti di lavoro, pochi si soffermano a guardarli per quello che
sono, animali che della condivisione con l’uomo hanno fatto una non
irreversibile scelta di vita.
Il racconto scorre veloce, con il ritmo
e le atmosfere di una storia leggendaria, la storia di un ‘miracolo’
rinnovato, dell’incontro dell’uomo e del cane. E la percezione
del ‘miracolo’ deriva dalla constatazione della profondità del
legame che si crea fra due creature così diverse nel percepire il
mondo e nel viverlo.
Alessandro Sanna, con i suoi acquerelli
così sapientemente evocativi, sostiene lo sviluppo della storia e ne
sottolinea l’aspetto più simbolico. Il suo ‘Osso’ è
esattamente come dovrebbe essere, magro, spaventato, incuriosito,
esuberante, libero, come è libera la natura che l’ha accolto fino
a quel momento.
Lettura consigliata a bambine e bambini
amanti degli animali e delle buone letture, a partire dagli otto
anni.
Eleonora
“ Osso. Anche i cani sognano”, M.
Serra, ill. di A. Sanna, Feltrinelli 2021
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