UN VECCHIO E UN BAMBINO
Ulf, il bambino grintoso,
Ulf Stark, Markus Majaluoma
(trad. Samanta K. Milton Knowles)
Iperborea 2021
NARRATIVA PER PICCOLI (dai 5 anni)
"'Credi che i pesci arrivino in
tavola volando, già puliti e salati, e si posino da soli su un
vassoio?' 'Sarebbe divertente'. 'Sì però non succede' disse il
nonno. 'E domani tu mi farai da schiavo. Mi aiuterai tutto il giorno,
così ti ricorderai per sempre che non devi catturare i bombi'. 'Uff'
dissi.
Quella notte sognai dei pesci
volanti. E il giorno dopo iniziai a lavorare."
La storia è presto
detta: il piccolo Ulf è in campagna dai nonni paterni, con, sullo
sfondo, mamma, papà e fratello maggiore. Nonno Gottfrid non si ferma
un minuto, dalla mattina alla sera. Ed è sempre lì che impreca
mentre lavora, aggiusta, pianta, sradica: e in tutto questo fare, gli
insetti gli danno fastidio. Quindi Ulf, che ha appena catturato
l'ennesimo bombo che adesso ronza come un rasoio elettrico in una
scatolina vuota di cerini, pensa di fargli un piacere, portandogli in
dono l'ambita preda. E invece no, il nonno lo sgrida! I bombi sono
instancabili impollinatori, serve che volino liberi!
Ulf non ne fa una
giusta, a sentire nonno Gottfrid. E poi, a tutte le sue richieste di
collaborazione - spaccare la legna, per esempio - quel nipotino gli
dimostra di essere senza un briciolo di grinta.
Un giorno da
'schiavo', al completo servizio del nonno, ne raddrizzerà per bene
il carattere da mollaccione. A salvarlo dalla fine di una giornata
molto faticosa - legna accatastata, latte ritirato, panche dipinte -
arriva in traghetto il vecchio Gustav, il nonno materno, che per 5
corone compra Ulf e ne riscatta la libertà. Sebbene anche Gottfrid
ora debba ammettere che quel piccoletto si è dimostrato finalmente
grintoso e che tutti quei soldi li vale davvero, un meraviglioso
piano di rivincita si fa spazio nella mente vulcanica del nonno
antischiavista. Adesso che Ulf è un bambino libero sarà con Gustav
che assaporerà il gusto di un'avventura notturna e di un magnifico
scherzo mattutino.
Tutto il bene
possibile su Ulf Stark è già stato scritto in queste pagine, in
svariate e molteplici occasioni (basta digitare il suo nome nella barra di ricerca e il gioco è fatto).
Qui come altrove il racconto è
intriso di ironia e nel contempo, di profondità. C'è però un'altra
qualità che Stark mette sulle pagine di questa brevissima storia,
ultima in ordine di pubblicazione, che continua a colpirmi per il suo
essere rara e preziosa.
Credo di non essere
lontana dal vero se affermo che si possono contare sulle dita di una
mano gli autori che la possiedono, questa qualità, e che riescono a
servirsene, con così tanta naturalezza, come se fosse per loro aria
da respirare.
Si tratta della
capacità di raccontare una storia con una voce che, anagraficamente,
non gli appartiene, ma emotivamente è tutta loro. Ovvero
quell'abilità che in pochissimi hanno di abbassare del tutto il loro
tono adulto per dare fiato invece alla loro stessa tonalità, ma
infantile. E nel farlo, ed è qui la meraviglia, non dimenticano
neanche per un secondo la loro condizione di persone grandi. Credo
che questo abbia un po' a che fare con una loro memoria mai sopita di
quello che è stata la personale esperienza infantile, la loro
lettura del mondo, quando erano bambini. Quello che, per esempio, le rispettive
mogli e figlie di William Steig e di Tomi Ungerer definivano, con
ironia/affetto/ammirazione, un inspiegabile arresto del loro processo
di crescita.
O forse si tratta del metodo Stanislavskij applicato alla
letteratura?
In sostanza, qui
Stark mette in scena una sorta di numero di ventriloquia, in cui è
contemporaneamente capace di essere lo scrittore dei personaggi e,
nello stesso tempo, i personaggi stessi. Tutto più facile quando a
parlare sono Gustav o Gotttfrid, molto meno quando è la volta di Ulf
e di suo fratello maggiore.
Si guardi per
esempio la questione della 'schiavitù' come è risolta
magistralmente. Nessuna remora nel dire al proprio nipote: domani tu
sei il mio servitore e nessuna esitazione in tutti gli altri adulti
che incontra Ulf e ai quali comunica con rassegnata onestà il suo ruolo di
'schiavo' del nonno. Tutti, ma proprio tutti, non mettono in
discussione la sua condizione di vittima, si limitano a compiangerlo,
perché quel nonno lì non perdona. Nessuno dei grandi muove un dito
e Ulf non si aspetta neanche che qualcuno lo faccia per toglierlo dai
guai. La stessa soluzione del riscatto pagato da Gustav fa parte
della grande messa in scena. La grande abilità di Stark, ovvero
quella di dare tridimensionalità, spessore ai personaggi, attraverso
il loro stesso agire e parlare, ma soprattutto attraverso lo sguardo
di un bambino, fa sì che, quando il libro si chiude, il lettore
abbia di tutti costoro una percezione chiarissima, costruitasi
lentamente e in tutta la sua complessità di luci e ombre, attraverso una rete di punti che si sono andati a disporre
strategicamente nel racconto. E così, con questa stessa naturalezza,
prendono corpo questioni ben più profonde e universali, che ci lasciano lì a ragionare per giorni. Come per
esempio il rapporto tra "un vecchio e un bambino..."
E
quindi, per tutte queste ragioni, mi piace credere che,
dopo aver finito anche quest'altro libro di Stark, anche un bambino potrebbe muovere
la seguente richiesta, usando le parole del sommo poeta: E poi
disse al vecchio con voce sognante:"Mi piaccion le fiabe,
raccontane altre!"
Carla
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