mercoledì 1 giugno 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

ORRIBILMENTE BUONO

La doppia vita di Medoro, André Bouchard (trad. Fabio Regattin) 
#Logosedizioni 2022 


 ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)
 
"Una notte d'inverno, mentre un vento gelato flagellava la città, un povero cane macilento vagava per le strade deserte in cerca di un misero pasto. Qualcuno da qualche parte stava cucinando una saporita cenetta. Lasciandosi guidare da quel profumo delizioso, il cane giunse alla porta di questa casa: sì proprio questa, col tetto a punta, e bussò senza indugio. Venne ad aprirgli un'anziana signora. Impietosita, fece entrare la povera bestia e le offrì il proprio cibo. In realtà quello era il lupo!" 

Ma non va detto, altrimenti la storia finisce già qui. 
La signora che era di buon cuore, visto che viveva da sola, decise di adottarlo. E fece quello che fanno le vecchie signore: cominciò a viziarlo. E il lupo fece buon viso a cattivo gioco, ossia si lasciò trattare come se fosse un cagnolino da grembo. Perché per lui la cosa importante era avere ogni sera la ciotola piena di leccornie. Certo sottoporsi a lavaggi con il bagno schiuma, oppure a trattamenti di manicure e pedicure, o peggio, a concerti al pianoforte (in cui lui era il pianista) o a estenuanti visite al museo, metteva a durissima prova la sua pazienza (e forse anche l'indole), ma per quella ciotola piena, avrebbe fatto anche ben altro. Fino al giorno della disgrazia... 

© André Bouchard


L'anziana signora scivolò e si ruppe una gamba e fu portata d'urgenza in ospedale. Di Medoro nessuno si occupava più e la ciotola rimase vuota. Al terzo giorno di attesa Medoro decise di andarsene e di ricominciare esattamente dal punto in cui lo avevamo visto vagare affamato per la città, quando era lupo macilento. Fino al fatidico mattino in cui annusò quel meraviglioso profumo che usciva dai cestini della merenda di una combriccola di bambinetti al parco... 

Un dettaglio: il nome di André Bouchard non va per nulla confuso con quello di Andrea Bouchard. Sono due persone diverse e con due modi di raccontare lontani anni luce. 
André Bouchard, quello nato a Rennes, si riconosce per il suo guizzante senso dell'ironia con la parola e con il pennino (così tanto tratteggio e così tanto bianco e nero sono una gioia per lo sguardo in cerca di dettagli.) 
L'altro Bouchard, invece, guizza molto meno. 

© André Bouchard


Qui si parla di quello di Rennes, ovviamente. 
A prescindere dal colpo di coda finale, che fa scoppiare in una risata sonora chiunque - tranne i cani e i lupi macilenti - il libro scoppietta fin dal principio. 
Si passa da un tono sussiegoso da racconto notturno, con una raffinata scelta di parole che nella traduzione brillano, che ha il fine di immergere il lettore in una precisa atmosfera, per poi stupirlo con una frase a lui personalmente rivolta. Poi il tono riprende a essere quello consueto, per poi tornare di nuovo a chiedere in modo diretto la complicità del lettore: "ma non ditelo a nessuno, altrimenti la signora scapperà urlando e la storia finirà in un baleno!
Ecco fatto: nessuno più avrà voglia di richiudere il libro e fare altro. 
Il lettore è dentro fino alle orecchie. La storia prosegue e le parole fanno un passo indietro, si fanno volutamente generiche per lasciare campo libero alle immagini che per ben sei pagine diventano assolute protagoniste della scena. Poi arriva una iperbole, e poi la curva a gomito, con il cambio repentino di scenario. La disperazione e poi la riscossa con un divertente dialogo contrappuntistico tra immagini e testo: Al lupo! Al lupo! si legge e di fronte effettivamente c'è un famelico lupo che si lecca i baffi, mostra gli artigli affilati, e gli occhi gialli concentrati sulla vittima (che potrebbero essere i lettori stessi, se distratti), il pelo nerofumo e folto e poi, gli occhi vedono un vezzoso fiocco celeste che gli tiene legata la frangetta e al collare la medaglia, con la M di Medoro. 

© André Bouchard

E a proposito di medaglie, non si può non pensare al racconto di Saki, Il narratore, in cui le medaglie sono dirimenti per l'andamento finale della storia. Storia che, implicitamente, allude alla forza delle parole per tenere viva l'attenzione di chi ascolta. 
Lì c'è la narrazione di una fiaba in cui una bambina, Bertha, è orribilmente buona. 
La frizione che si crea tra orribilmente e buona sprigiona una scintilla di interesse. 
Tutto ruota intorno a questo contrasto. 
 Tutto questo André Bouchard lo ha molto ben chiaro. 
L'ambiguità visiva che compare nella penultima immagine in cui i cestini della merenda sono tutti a terra saccheggiati, e i ragazzini tutti spariti all'improvviso lasciando a terra palette e secchielli sparsi, nessuna traccia di mamme, nonne e tate, lascia uno spiraglio di speranza al fatto che il lupo sia davvero ridiventato lupo. 
Tanto più forte sarà l'impatto con la pagina finale! 
Pagina che della favola di La Fontaine è sonora smentita. 
Aspettiamo trepidanti altri libri di Bouchard, ben inteso quello di Rennes.

Carla

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