La gara dei cartografi, Eirlys Hunter, Kirsten Slade (trad. Francesca Novajra)
La Nuova Frontiera 2022
NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)
"Cominciavano a chiudere le porte delle prime carrozze e la mamma non era ancora tornata. 'Cosa facciamo, scendiamo?' 'Sì!' esclamò Sal con una nota di panico nella voce. 'Scendiamo, presto!' Erano in viaggio su quel treno dal pomeriggio del giorno prima e c'erano giacche, scarponcini e avanzi della colazione sparsi ovunque. Per non parlare di Humphrey che dormiva ancora della grossa con il pollice in bocca, e Carrot, la loro pappagallina, appollaiata sulla rastrelliera portabagagli."
Impossibile. Per di più il grosso dei bagagli era chiuso nella carrozza portabagagli. I quattro fratelli Santander da quel treno non possono scendere in così poco tempo. Quindi, al momento, la mamma è data per assente. Lei è scesa per andare a cercare il piccolo Joe che- a suo parere - ci stava mettendo troppo per riempire la borraccia. Ma lei doveva fidarsi di lui: Joe non si perde mai.
Eppure.
Ora i due gemelli Joe e Francie, la sorella maggiore Sal e il piccolo Humphrey sono soli sul treno diretto a Gran Prospect dove, il giorno dopo, sarebbe partita la gara dei cartografi, a cui la loro madre, notissima cartografa - temporaneamente senza lavoro - aveva iscritto tutti loro.
Quella gara doveva essere vinta a tutti costi perché il premio in danaro rappresentava la loro ultima possibilità di avere un po' di soldi per poter vivere e magari partire a cercare il papà scomparso in una delle sue esplorazioni. Una gara che però non ha solo uno scopo competitivo, ma anche sociale: serve infatti a trovare la via migliore tra Gran Prospect e New Coalhaven per far passare un nuovo tratto di ferrovia che migliorerebbe di molto la vita di quel territorio.
Solo un dettaglio: i quattro fratelli sono allo stato attuale senza madre e senza un soldo in tasca.
Questa è la storia della loro gara.
Che i quattro fratelli partecipino alla gara è in qualche modo implicito. Che tutto finisca, magari un po' troppo precipitosamente, nel migliore dei modi, lo si può intuire. Che per arrivare a un finale degno di questo nome i quattro ragazzini più uno, debbano passarne parecchie è auspicabile, visto che si tratta di un libro di avventure in piena regola: con molti dei topoi tipici di quel genere. Innanzi tutto il viaggio. Quindi una partenza tragica e totalmente inaspettata che genera uno dei motori necessari: la sfida; la totale assenza di adulti/amici che produce inevitabilmente un secondo elemento imprescindibile: il rischio, il pericolo nei confronti dell'ignoto (in questo senso il fatto che si tratti di bambini rende i personaggi ancora più umani e 'vulnerabili'); la competizione a tratti disonesta; il territorio del tutto inesplorato, quindi l'esotico, il mai visto, il contrario del conforto dei luoghi consueti che fanno sentire a casa; il finale travolgente con il cambiamento interiore dei personaggi. Cresciuti!
Fin qui il canone è rispettato e salvo.
E allora cosa rende questo libro un po' speciale?
Tre cose: la cartografia, la squadra, la visione dall'alto.
L'angolo visuale per raccontare quest'avventura è molto particolare ed è interessante perché mette davanti agli occhi un mestiere in cui bisogna essere contemporaneamente molto precisi e molto visionari. Trasferire su due dimensioni qualcosa che ne ha tre non è un gioco da ragazzi, a parte i Santander e Beckett.
Qui, da un lato ci sono tre personaggi della storia, Joe che è un trovatore di strade, ossia uno che dimostra il suo talento nel saper trovare il giusto tragitto per andare da A a B.
Poi c'è Sal che ha una mente matematica e sa manovrare con precisione il suo altimetro a ruota e Francie la gemella di Joe che non parla, ma che ha una dote nel saper disegnare e restituire su carta ciò che i racconti di Joe e i calcoli di Sal le trasmettono e, soprattutto, sa volare. Ovvero è in grado di uscire con la sua mente dal corpo e volare per rendersi conto con più precisione di cosa riportare nel suo disegno.
Ed ecco che entra in gioco il terzo elemento: la visione dall'alto, la sua capacità di alzarsi e prendere distanza per poter scoprire e capire.
Nel romanzo della Hunter questo lato 'magico' della storia, fortunatamente è molto misurato e non è mai predominante. Non è un super potere, è piuttosto un modo diverso di guardare. E' segnato, graficamente da una piuma che apre e chiude i testi che riguardano i suoi voli. Non sono molti, ma aprono riflessioni più ampie sul senso che un atto del genere possa avere per comprendere il mondo e, inoltre, costituiscono una bella immagine per poter raccontare quanto nel complesso processo di scoperta di parti del mondo sconosciute, il volo - in altre parole l'immaginazione, l'intuizione - siano necessarie.
A tal proposito illuminante è la Lezione di storia di Franco Farinelli sul tema della scoperta: Cristoforo Colombo e l'America (edizioni Laterza, solo su Audible).
In estrema sintesi, per scoprire è necessario vedere con lo sguardo che va oltre la linea del visibile, dell'orizzonte. Una visione che va oltre lo sguardo di tutti quelli che rimangono a terra.
Quando l'uomo sulla coffa urlò di aver avvistato terra, e quindi di aver vinto il premio messo in palio dal capitano Colombo, si sentì rispondere, dallo stesso Colombo: No, io l'avevo già vista!
Colombo non era un millantatore o un impostore: era vero che lui quella terra l'aveva già vista, nel momento in cui i suoi occhi erano andati oltre il visibile.
il terzo elemento che valorizza questo libro è il racconto di un bel gioco di squadra.
Sul fatto che lavorare in gruppo sia una pratica 'vincente' non è il caso di soffermarsi per evitare della facile retorica, tuttavia la Hunter sulla complementarietà di questa squadra, e in apparenza solo di questa, costruisce una struttura solida: è brava a incastonare le attitudini di ciascuno in una trama complessa che non lascia nessuno indietro, pappagallo e asini compresi.
Ora non resta che aspettare il seguito. Che altrove già circola.
Carla
Noterella al margine: se interessati alla cartografia e a un ulteriore suo valore, quello 'salvifico', va letto il magnifico Il Segreto di Orbae, di François Place.
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