INVASIONE DI SPAZIO
(trad. Maria Valeria D'Avino)
Iperborea 2023
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"Che cosa devi fare se incontri un orso?
Non correre. L'orso corre più forte di te.
Non nuotare. L'orso nuota meglio di te.
Non ti arrampicare da qualche parte. L'orso si arrampica meglio di te.
Però potresti giocare un po' col tablet. In questo dovresti essere più bravo di lui."
In realtà non è l'unica cosa che un bambino sa fare meglio di un orso: un bambino se disegnare meglio gli orsi, e in generale anche tutto il resto che vuole disegnare. Ma l'orso lo batte con l'olfatto e con l'udito, ma stranamente un bambino nell'oscurità ci vede leggermente meglio dell'orso.
Riassumendo, se un bambino incontra un orso non deve scappare, ma piuttosto camminare piano all'indietro, non fare gesti agitati e se ha qualcosa da offrirgli, è meglio che lo faccia alla svelta.
È pericoloso urlagli davanti, ma invece se gli parla del più e del meno, va a finire che l'orso si mette in ascolto.
In sostanza, la cosa migliore da fare è fargli capire che ha davanti una brava persona, ma senza mai voltargli le spalle, per esempio arrostendo due salsiccette.
Forse sarebbero utili da sapere anche due ulteriori cosette riguardo al linguaggio del corpo: cosa significa per l'orso stare ritti sulle zampe posteriori? In che rapporto sono con i corpi di bambini che si fingono morti? E poi cosa si sa della relazione che gli orsi hanno con le gomme americane?
Di stringente attualità.
Un piccolo, in realtà bello grande, vademecum su come comportarsi se si incontra un orso bruno durante una escursione fatta nel bosco da soli.
Una guida in piena regola che, a parte due o tre facezie, ha un tono molto serio e competente.
Tra parentesi se l'incontro fosse con un orso bianco, le cose da fare o da non fare sono tutte altre, ma anche la storia sarebbe tutta un'altra.
A quattro mani, una drammaturga e un poeta, lei finlandese di lingua svedese, lui danese e basta, hanno prodotto questo testo che è allo stesso tempo crudele quanto lucido, divertente e serissimo.
E anche giustamente un po' fatalista.
Poi è arrivata Linda Bondestam, da Helsinki anche lei, a illustrarlo.
Ed è subito gioia.
Almeno quattro le cose degne di nota.
La prima è quella testona di orso che sbuca dal margine inferiore della copertina e che, complice, un lieve strabismo, guarda a pochi centimetri dal fuoco in cui converge lo sguardo del lettore. La rilegatura in tela fa sì che il pelo ispido dell'orso che Bondestam rende a grandi pennellate dal blu dell'orecchio destro al bruno dell'orecchio a sinistra diventi quasi palpabile.
La seconda è lo spazio. Da intendersi in molti sensi.
Si apre grande la prima doppia pagina in cui è possibile vedere in contemporanea lo stesso bambino che arriva nel bosco da sinistra in alto con zaino e cestino, si mangia qualche frutto rosso, si spoglia fa un bagno nell'acqua gelida di un ruscello, riparte vestito di tutto punto con il suo cestino, attraversa su un tronco il corso d'acqua, ci molla una pipì (forse il freddo del bagno) e caccia le api che gli ronzano intorno, quindi riprende la sua strada verso l'angolo destro del foglio in basso, dove lo si vede sparire. Giro di pagina: altro scenario.
Il ritmo ora lo danno le indicazioni del vademecum perché nel frattempo è arrivato l'orso: occorre concentrare l'attenzione sulle cose da fare e da non fare.
Di notte,invece, in una sorta di cessate il fuoco, tutto rallenta di nuovo per poi dare un ulteriore colpo di gas per cui lo spazio torna a moltiplicarsi, in una sequenza di azioni così importanti da far impallidire ogni possibile contesto boschivo. Bosco che si mostra in tutta la sua bellezza, alle diverse ore mentre si stempera in mille sfumature.
Poi lo spazio del libro diventa insufficiente e l'orso in tutta la sua maestà si deve mettere per lungo, fino ad arrivare a occupare la doppia pagina con la sua boccona spalancata e piena di denti.
Doppia pagina è anche per il falso morto, poi tutto torna nei ranghi, si fa per dire.
La terza è l'ironia che si espande nel testo, ma anche nei disegni, negli occhi, nei loghi del tablet, nella fatica di stare su un albero.
La quarta è la voce che questo libro ha, nella sua versione italiana, perfetta per essere detta, più che letta. Un unico grande monologo, intervallato da qualche intercalare interiore, ma fatta anche questa a voce alta.
Un vero piccolo pezzetto di teatro che suona davvero bene.
Questo è qualora si decida di fermarsi all'aspetto più esteriore, ma a voler leggere tra le parole, scelte una per una con tanta esattezza, il nocciolo della questione viene fuori in tutta la sua serietà.
Agli orsi i boschi, agli esseri umani i parcheggi per le macchine.
Agli orsi le salsicce, agli esseri umani i tablet.
Agli orsi e ai boschi che li contengono, l'indefinitezza dei contorni dell'acquerello, alle persone e ai fagiani il segno preciso di un pennino.
Quindi, a dar retta a questi tre brillanti autori, come si diceva al principio, pare davvero una questione di spazio, ossia di invasione di spazio.
Nessuno faccia l'ipocrita e metta mano alla coscienza.
Direi che è tutto molto chiaro.
Carla
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