venerdì 1 marzo 2024

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

DARE CORPO AL CORPO 


Heena Baek è entrata, direi con una certa eco, anche nell'orizzonte della letteratura illustrata italiana. Non c'è che da esserne contenti. Per varie ragioni. 
In primo luogo perché è tanto tanto brava nel creare ciò che crea, in secondo luogo perché ha delle buone idee per le sue piccole e magnifiche storie, poi perché ha un modo di concepire l'illustrazione parecchio originale e non convenzionale e, ancora, perché racconta un mondo abbastanza inconsueto per il panorama cui siamo abituati. E lo fa senza veli. 
Tutte ragioni, queste, che le vengono riconosciute a livello internazionale, visto che vince nel 2020 l'Astrid Lindgren Memorial Award. 
Andiamo con ordine. 
Tanto tanto brava nel creare quello che crea. 


La composizione delle sue illustrazioni passa attraverso la realizzazione di scenari in miniatura entro cui agiscono i suoi personaggi che sono realizzati a mano come modellini plastici e tridimensionali. Ogni tavola è rappresentata dalla fotografia di tutto ciò. 
La tecnica, vicina alla stopmotion, è ancora poco diffusa nell'ambito della letteratura illustrata per bambini, ma non la si può dire una assoluta novità, ma certamente ha un suo appeal molto forte. 
(Io sono cresciuta sui libri di Topo Gigio, pupazzino fatto a mano e poi fotografato nei vari scenari. In televisione veniva animato con un telo nero di fondo per oscurare le mani di chi lo stava manovrando... Era l'alba.) 
Spesso Heena Baek viene ritratta davanti al suo tavolo da lavoro dove compaiono dozzine di personaggi dei suoi libri: cani, bambini, uomini, donne, giovani o vecchi, magri o ciccioni, vestiti o nudi. 
Ciascuno di loro è lo specchio dello stato d'animo che lo attraversa in quel preciso momento. 


Un cane che aspetta dietro una porta, oppure che si spulcia, una bambina che tiene il fiato e sta con gli occhi chiusi sul fondo di una piscina. Un'anziana nonna che prima di uscire si mette il rossetto allo specchio o una donna in là con gli anni che, nuda, galleggia nell'acqua oppure succhia dalla cannuccia uno yogurt con lo sguardo in estasi e le labbra a 'culo di gallina', quello che in gergo si chiama una duck face.
 

Un uomo con la barba incolta, una donna con il cestino per i lavaggi pieno di spazzole e saponi, una bambina con il bambolotto in mano, oppure con il moccio verde che le cola dal naso. 
Questo è per dire che, oltre a essere brava con le mani nel creare scenari, ma soprattutto personaggi, Heena Baek è un portento nel ritrarre il vero. Ma ci torniamo. 
Passiamo alle buone idee. La migliore, perché forse è anche la più complessa delle tre pubblicate in Italia, è quella che sta alla base di Le caramelle magiche. Tuttavia anche in Io sono un cane (sorta di prequel, visti i personaggi) dimostra di saper raccontare con onestà il pensiero di un cane, i suoi opportunismi, le ossessioni, i suoi slanci di gioia e soprattutto la sua assoluta 'fratellanza', empatia profonda, amore incondizionato nei confronti dell'altro piccolo di casa (i risguardi del libro parlano chiaro). 
L'idea in sé, ossia di un cane che scelga come amico per la pelle il bambino e i grandi li 'usi' per le sue esigenze non è di nuovo un'assoluta novità. Il colpo di genio però sta nel ritmo sincopato (che una nonna fatica a reggere), che lei ha saputo cogliere in un cane di quel genere: qualcosa di molto simile a un Jack Russell iperattivo, come tutti i Jack Russell che mi è capitato di incrociare.
 

Ma la sua bravura sta anche nella capacità di muoversi su piani diversi, passando dal racconto di una routine quotidiana a quello di una fantasmagoria, una magia improvvisa del tutto inaspettata e stupefacente. Come se nulla fosse. 
Sicura del fatto che un bambino lettore della coesistenza di questi due piani in apparenza tanto distanti non si preoccuperebbe affatto, anzi. A parte il caso più evidente di Le caramelle magiche in cui la magia è il Leitmotiv che porta quel bambino lontano dalle sue solitudini, essa compare anche in La fata dell'acqua, dove la quotidianità di una mamma e una figlia alle vecchie terme della città per la loro igiene personale si trasforma in un vero incontro magico con una vecchia fata, brizzolata. 
Quale bambino non ci crederebbe all'istante, o quanto meno lo considererebbe plausibile? E solo in cambio di uno yogurt... 
La terza sua grande qualità attiene al medium scelto che le permette di esprimere in tre dimensioni quello che di norma siamo abituati a vedere sulla pagina in una perenne illusione ottica. 
Dare corpo al corpo è la sua carta vincente. 
Ciò la rende diversa da un panorama tutto sommato piuttosto uniforme in tale prospettiva. Neanche il miglior libro fotografico può valersi di un quid tale. 


I suoi modelli le permettono di giocare con gli effetti luminosi, con le ombre, con i fuori fuoco e le inquadrature di cui è assoluta sovrana. Ma anche e soprattutto le offrono l'opportunità di dare forma alle emozioni, agli stati d'animo, in un modo così immediato e autentico che è impossibile non esserne entusiasti. 
In altre parole Heena Baek riesce a restituire, seppure con quella sua vena ironica inconfondibile, un tipo di espressività che è prossimo alla nostra percezione del reale. 
Molti autori, tra i grandissimi penso a Shaun Tan o ancora a David Wiesner o Chris Van Allsburg, si sono mossi in questa direzione; ossia, per realizzare le loro migliori tavole, hanno costruito modellini per aiutarsi con le proporzioni, con le luci per raggiungere l'armonia compositiva. Ma tutti e tre hanno poi 'tradotto' tutta questa sperimentazione tridimensionale in un linguaggio che di dimensioni ne ha pur sempre solo due, seppure di altissimo livello, si intende. 
Ultima ma non ultima sua dote è quella di non essersi mai troppo curata del mainstream occidentale. Racconta con molta disinvoltura storie che hanno come scenario il mondo, le abitudini e la cultura orientali. Solo per fare un esempio: andare settimanalmente ai bagni pubblici per darsi una bella lavata profonda, così come fanno mamma e figlia, nella Fata dell'acqua. O ancora nell'uso dei nomi propri dei suoi personaggi, da Dong-Dong in poi. Ma così come non recede di fronte a queste scelte insolite, altrettanto fa di fronte alla rappresentazione dei suoi magnifici personaggi -  in canottiera, in ciabatte - e dei loro corpi: spesso anche nudi, talvolta cadenti, spesso sformati, pieni di rughe o di altri segni del tempo. 


Sempre mette in scena situazioni molto veraci come per esempio un cane e un bambino che si sbafano un intero pacchetto di patatine e poi stramazzano addormentati e satolli, o un padre in pigiama che lava i piatti in cucina, o una madre in gonna e reggiseno nello spogliatoio delle terme. 
Insomma, sempre ma proprio sempre è la vita vera che va in scena. 
E questo sembra essere una sorta di suo imperativo categorico. 
D'altronde, non è nella vita vera che noi viviamo? 

Carla

Heena Baek, Le caramelle magiche (trad. Dalila Immacolata Bruno), Terre di Mezzo 2022
Heena Baek, Io sono un cane (trad. Dalila Immacolata Bruno), Terre di Mezzo 2023
Heena Baek, La fata dell'acqua (trad. Dalila Immacolata Bruno), Terre di Mezzo 2024

Nessun commento:

Posta un commento