I serpenti non fanno rumore, Lucia Carlini
Kite Edizioni 2024
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)
"Nessuno si era accorto che fosse arrivato.
Lui era già lì, chissà da quanto.
La notizia era su tutti i giornali.
UN SERPENTE DIVORA OGNI COSA
Un serpente mangia. Cosa ci sarà di così sconcertante?
Non sarebbe affatto strano se il serpente non fosse stato
tanto lungo da non vederne neppure la testa o la coda. Tanto lungo da essere in due paesi contemporaneamente.
La gente era terrorizzata, non usciva più di casa."
Dato che i serpenti quando si muovono non fanno quasi rumore, nessuno ne aveva percepito l'arrivo. Chissà, magari era lì da un bel po'.
Ma adesso tutti si erano accorti della sua presenza e nulla era più come prima.
Del serpente si parlava in continuazione: si facevano ipotesi sulla sua forma, sulle sue dimensioni sulla sua pericolosità. Alcuni raccontavano strane leggende su di lui: se ci sali sopra, dopo non potrai più scendere, tuttavia il panorama che si sarebbe goduto da lassù sarebbe stato magnifico...
Nessuno osava toccarlo e se uno lo incontrava, abbassava lo sguardo e cambiava strada.
Una cosa era certa: nel vederlo la prima volta constatavi che era sempre diverso da come te lo avevano raccontato. Ma se da un lato, lo si temeva e gli si imputavano le sparizioni di mandrie e persone, dall'altra il serpente era diventato un piacevole e sempre fecondo motivo di conversazione.
Cresceva il serpente e crescevano le congetture su di lui. Lui era silenzioso, ma intorno c'era un gran chiasso.
Il serpente diventò una piccola ossessione, a tal punto che tutto cominciò a ispirarsi alle sue sembianze: dalla pasta alle grandi tele al museo di arte contemporanea.
Certo, è un fatto che la forma del serpente, così lungo che non si vede la testa e tanto meno la coda, sia di per sé divisiva: c'è un al di qua e un al di là del suo sinuoso corpo. Ed è altrettanto certo che se ci si divide lo si fa perché ci si sente incompatibilmente diversi. Da una parte chi lo adora e dall'altra chi lo teme.
Tuttavia, tutto questo gran parlare della scomoda presenza, così come era cresciuto nel tempo, lentamente andò perdendo di attualità e importanza e le persone ricominciarono a occuparsi dei fatti loro: spesa, ufficio postale, un gelato, un viaggio.
Il gran parlare di qualcosa che preoccupa, che inquieta fa così, un po' come i serpenti, arriva e se ne va di soppiatto. Ma di sicuro, divide.
Per poter ragionare sulle grandi questioni è cosa buona e giusta trovare per loro una buona metafora che le rappresenti, che le trasformi in una storia, in un'immagine, in un simbolo che tutti possano riconoscere.
Lucia Carlini lo fa.
Per ragioni diverse da questo libro in particolare, mi è capitato di riflettere con insegnanti ed educatori su quanto si possa dire in un libro per bambini e, una volta stabilito che non ci debbano essere grandi omissioni, ci si è interrogati su quali possano essere i linguaggi più efficaci e utili per discutere di questi argomenti, diciamo così 'scomodi'.
Insomma, mi pare sia emersa almeno tra chi ha voglia di assumersi la responsabilità di educare, l'esigenza di non mettere troppi paletti intorno alle cose che ci mettono in crisi e ci fanno traballare, ma piuttosto che sia più saggio trovare il giusto modo per discuterne assieme: grandi e piccoli.
E così, inevitabilmente, torno al punto di partenza: trovare il modo.
Quello di Lucia Carlini mi pare efficace.
Già un paio di anni fa aveva messo sulla pagina una questione bella grossa, le cose e il loro possesso, L'importanza delle cose. Lì tutto era partito da un paio di scarpe che la scimmia smarrisce.
Ma se in quel caso a non convincermi del tutto fu il suo metterci troppe cose diverse intorno a quelle scarpe introvabili, e quindi appesantire il procedere verso una soluzione univoca, qui - con la presenza di questo corpaccione fermo e ingombrante del serpente - le cose sono andate altrimenti.
Qui mi pare che Lucia Carlini si sia presa tutto il tempo per osservare e non perdere mai di vista la questione centrale, pur considerando tutte le possibili direzioni che il ragionamento potrebbe fare.
Ma sopratutto in I serpenti non fanno rumore - ed è questo a convincere me - mi pare manchi del tutto la soluzione, una risposta univoca.
Lucia Carlini si guarda intorno, constata, registra e poi immagina che forma dare a ciò che vede: un serpente diventa la sua grande metafora di quando un intero sistema entra in difficoltà.
Ma, con coraggio, si ferma e tace al momento giusto, un attimo prima del confine al di là del quale c'è il giudizio, verso il troppo consueto e richiesto arrivare a una morale, un insegnamento, una soluzione.
Brava, non tutti ne sarebbero stati capaci.
Carla
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