Era sirena, Alice Rohrwacher, Lida Ziruffo
Mondadori 2025
NARRATIVA ILLUSTRATA PER GRANDI (dagli 11 anni)
"'L'avevo detto' sbuffava allora zia Angelica 'che questo ragazzino è come sua madre!' E sospirava.
Perché questa somiglianza non era una cosa bella o brutta, era solo una cosa storta a cui rassegnarsi, come un fenomeno della natura più maestoso della montagna, più profondo del mare, contro il quale neanche le preghiere possono fare molto.
La madre di Giuseppe era sparita quando lui era piccolo, e non era più tornata: si chiamava Fortunata, che nel paese si diceva Nata, e da ciò derivava anche il nome di Giuseppe, Peppi'Nata.
Qualcuno diceva che era caduta cercando di superare la scogliera che divideva il paese dal mondo. Altri bisbigliavano che si era messa a cantare sullo scoglio, e l'avevano rapita i saraceni.
Peppi'Nata era certo che sua madre si era trasformata in una sirena..."
Lui, nonostante fosse non più grande di una sogliola, quando lei se ne andò, ricorda molto bene di quando sua madre, entrando in casa con lui in braccio, non vedeva l'ora di affondare le mani in un bacile pieno d'acqua fresca. Il suo sguardo, a quel punto, si rasserenava e, dal movimento delle dita, l'acqua si riempiva di pescetti, conchiglie, alghe e stelle marine.
Giuseppe cresce badato dalle sue zie e in paese tutti pensano che sia un ragazzino un po' suonato, un buono a niente, perché si incanta lì davanti al mare, in un gran silenzio di parole. Per ore, per giornate.
Ma lui non è storto.
Lui sa bene perché lo fa: è innamorato. Il suo amore è tutto per un'onda, la sua onda.
La riconoscerebbe tra milioni: piccola, increspata e felice anche lei di vederlo lì piantato sul bagnasciuga. Tra loro giocano a rincorrersi: lui all'ultimo momento scarta sempre e lei lo può solo sfiorare... prima di ripartire. Perché le onde tornano sempre, ma non prima di aver fatto un'altra volta il giro del mondo.
E così Peppi'Nata, giorno dopo giorno, si fa ragazzo. Alto come un remo piantato nella sabbia, aspetta che lei ritorni...
Fino al giorno in cui la decisione è presa: cambiarsi il maglione per indossare un abito migliore. Al proprio matrimonio non ci si può presentare malvestiti. E tra le mani, una bacinella.
La sposa arriva, si increspa e freme, emozionata.
Questa è una storia d'amore.
Come storia d'amore porta il marchio di Alice Rohrwacher.
Si muove infatti in una direzione molto intima, ai confini del sogno, sussurrata e molto distante dal chiasso.
Nel marchio Rohrwacher naturalmente c'è tra i protagonisti principali, il paesaggio.
Quel luogo, di cui io non so riconoscere le coordinate geografiche, che forse non esistono, ma ne posso leggere con grande chiarezza le coordinate emotive.
Siamo lontani del mondo frenetico e brulicante di persone e cose e relativi rumori.
Qui siamo in una piccola comunità, una famiglia costruita su legami forti.
Qui siamo a Puntapicco o Dostradi o U pelo: i tre nomi di una geografia letta come se fosse disegnata.
Credo di non dover spiegare Puntapicco se non con la parola promontorio alto e isolato, mentre Dostradi è il nome che prende per l'incrocio di due strade. Due in tutto: strada di sopra e strada a mare. E U pelo lo ha ricevuto perché, solo a guardarlo dal mare, il profilo del luogo ricorda una fanciulla sdraiata, con due colline al posto del seno. Il paese è steso proprio in quella parte che le donne nascondono tra le cosce...
Descritto con una certa cura dalle parole di Alice Rohrwacher per farci arrivare odori e atmosfere del posto, nelle mani di Lida Ziruffo lo scenario si moltiplica e diventa vedute sui manifesti della proloco o in cartoline anni Sessanta.
Intorno a Puntapicco c'è tanta acqua. Grande protagonista, anch'essa, delle tavole. All'alba al tramonto, blu profonda, chiusa in una insenatura.
I protagonisti in carne e ossa sono pochi e non particolarmente descritti, seppure in una prosa che è anche un po' poesia, se non per i loro tratti di carattere.
Il coro delle zie accudenti, meravigliose, il padre ruvido pescatore, e poi lui Peppi'Nata che entra a pieno titolo nella schiera dei personaggi che popolano i film di Alice Rohrwacher: da Arthur in giù, passando per Lazzaro e Gelsomina con le sue sorelle.
Peppi'Nata è come loro: diverso da tutti.
Delicato, ma sicuro.
Inevitabilmente attratto dal mare, in particolare da quell'onda che lui è sempre in grado di riconoscere tra mille e aspettare trepidante. Se ne innamora da bambino e continua ad amarla, senza ostacoli e ricambiato, anche dopo.
Fino a qui la storia si muove nella sfera intima e personale ed emotiva di quel ragazzo - sta sempre lì davanti al mare a sognare? oppure è solo un po' suonato? questa è la vulgata su cui il mondo paesano blandamente si interroga.
Ma da qui in poi tutto cambia: ciò che era sogno, ciò che era soffuso diventa magicamente affilato come sa essere solo la realtà.
E c'è lo sposalizio e tutto il resto.
Realtà che adesso mostra le sue forme, le sue espressioni, che si possono vedere, toccare, sentire.
Faccio un paio di esempi: la bacinella per accogliere la liquida sposa, i petali di gelsomino e le roselline che le zie spargono sull'acqua increspata, il velo con cui avvolgono ciò che la contiene, il tragitto fino in chiesa e poi il prete-sindaco che riconosce in un sibilo con uno schiocco in fondo un sì convinto da parte della sposa.
Tutto questo lo si vede, lo si sente e Lida Ziruffo lo disegna anche per i posteri.
Della loro vita da sposi, finalmente soli, non diciamo nulla.
Non sta bene sbirciare dal buco della serratura nelle case degli altri.
Meno di venti righe che luccicano come madreperla.
Ci basti sapere che si amano ancora.
Bello e diverso.
Carla
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