Troppo lunga, Nikola Huppertz, Regina Kehn, (trad. Claudia Valentini)
Emons raga 2025
NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni)
"'E tu che hai fatto oggi?' mi ha chiesto a un certo punto papà, non trovando più nulla da dire su Malve. Io mi sono stretta nelle spalle. Ho ripensato a Joël e alla Carina, al signor Krekeler che deve sforzarsi di andare a fare jogging (forse), a Snow che mi ha tirato in bici per otto chilometri lungo il canale, con una piccola pausa in mezzo in cui ci siamo seduti sulla riva e io per ringraziarlo gli ho sussurrato delle storie nell'orecchio appuntito e gli ho accarezzato il pelo morbidissimo che ha sotto il muso, e ho subito capito che mamma e papà non avrebbero saputo che farsene di questo racconto."
Genitorialità consapevole, medico lui, insegnante lei, una sorella maggiore, Malve, sorella maggiore perfetta ed egocentrata, ora alle soglie della maturità, ma con tutt'altro in testa che mettersi sui libri a studiare. Per ora è attratta dalla meditazione, ma non durerà.
Questo è il piccolo nucleo familiare di Magali Weill, tredicenne piuttosto alta (con la sua statura, 1.82, si colloca al 97esimo percentile) e piuttosto convinta che con questa statura esagerata nessuno avrà mai il coraggio di innamorarsi di lei, figuriamoci di baciarla, magari mettendosi in punta di piedi o, peggio, chiedendole di chinarsi per essere raggiunta...
I suoi le hanno appena regalato un diario perché ci scriva di sé. Ma lei decide che quel diario è molto più utile per annotare tutto quello che le succede intorno: le vite degli altri.
Magali capovolge lo sguardo e sulle pagine riporta, giorno dopo giorno, quello che accade all'interno della sua piccola comunità condominiale. A parte le litigate tra genitori e figlia maggiore, Magali racconta delle sue passeggiate con Snow, l'husky dei vicini che per lui non hanno mai tempo, visti gli innumerevoli marmocchi che zampettano per casa.
Magali racconta del suo elegantissimo vicino di casa che, novantottenne, ha ancora voglia di fare jogging ogni mattina.
Magali racconta del suo amore nascosto per il suo vicino sedicenne, Joël, che non la degna di uno sguardo e trova solo il tempo di litigare sempre e solo in francese, con sua madre che, a sua volta con i gessetti, decora ad arte i marciapiedi intorno al palazzo.
Questa routine che si ripete grossomodo ogni giorno con poche varianti si inceppa quando il signor Krekeler decide che è arrivato il momento di smettere di fare passeggiate salutari e incominciare a prepararsi alla morte (98 sei fürs Leben zu Lang, così in tedesco, da cui il titolo del libro).
Con l'eleganza e il garbo di sempre convoca la sua famiglia, ovvero quel che ne resta: suo figlio Louis (tante compagne, molti figli e attualmente abitante in una comune) e il di lui figlio, ossia il nipote del signor Krekeler: Kieran, da adesso in poi KK, poco meno di un metro e sessanta, mingherlino e tutto cerotti. Louis ha il compito di ubbidire al padre in tutto e per tutto, con lo scopo di mettere ordine tra carte e oggetti, prima della prossima dipartita del vecchio. KK invece deve fare solo il nipote. E lo fa magnificamente.
Questa è la cronaca di un paio di settimane di vita (e di morte) di tutta questa gente: dal 29 marzo al 12 aprile: una settimana di Pasqua indimenticabile.
Andrebbe letto e poi riletto. Oppure andrebbe ascoltato e poi letto, oppure letto e poi ascoltato.
La cosa necessaria da fare è entrarci più e più volte dentro per poterne apprezzare le tante qualità - dalla sceneggiatura - così ben costruita in cui si incastrano a perfezione le molte singole vicende: un piccolo capolavoro di cesello, come spesso sono le storie condominiali - alla scrittura garbata ed elegante che va - tra filosofia e vita di tutti i giorni - a passo sicuro.
Ogni tanto ci si commuove e ogni tanto si sorride.
Nonostante il libro abbia un titolo che fa l'occhiolino ai turbamenti di un'adolescente che non ha fatto pace con il suo corpo e la sua crescita, mette nero su bianco anche qualcosa di molto più universale, passeggiando tra grandi domande, grandissime domande.
In questo l'originale tedesco gioca di più sull'ambiguità di questa lunghezza... le gambe di Magali o la vita del vecchio Krekeler?
Torniamo alle domande.
Una su tutte: qual è il senso della vita? Troviamolo e poi possiamo morire con dignità.
La grande questione è lì che si affaccia nel momento in cui il signor Krekeler decide che basta: tocca prendere in considerazione l'idea di andarsene.
Come ci si deve comportare di fronte alla morte? O per meglio dire, come ci si può organizzare per accettare l'evento con la necessaria naturalezza e dignità? E per chi resta? Quali sono i pensieri che chi vive si vede balenare in testa?
Visto che la morte è qualcosa che inevitabilmente a un certo punto busserà alla porta, come ci si può organizzare per non farsi trovare impreparati, ossia quali sono le cose da fare per potersi dire al momento di aver vissuto una vita degna di questo nome?
In fondo, la morte non è forse l'ultimo pezzetto della vita? Sì, lo è!
Tra Seneca e i trenini di legno; tra Rimbaud e le uova da dipingere; tra Stravinskij e le tute da ginnastica; tra Uchermann e il verde pallido di una cameretta è un continuo e piacevolissimo rimbalzo tra la vita vera, quella apparentemente fatta di poco o niente, tra la quotidianità e i massimi sistemi.
Uno dei libri sulla Grande Domanda, citando Elrbruch, più belli e intelligenti che mi sia capitato di leggere.
Carla
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