COME RICONOSCERE UNA BUONA IDEA
Silvia Borando (a cura di)
Minibombo 2025
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"Come riconoscere una forchetta?
Facile!
Ha i denti; porta il cibo alla bocca; di solito è di colore grigio.
Come riconoscere, invece, una caffettiera?
Molto facile!
Ha un beccuccio; fischia tutte le mattine; spesso è accanto ai biscotti."
La scoperta di molti oggetti di uso comune attraverso i diversi ambienti della casa.
Dalla cucina, dove impariamo a riconoscere la forchetta e la caffettiera e infine il frigorifero, si passa al bagno dove conosciamo lo spazzolino, lo specchio e naturalmente la sgusciante e viscida saponetta.
Poi si prosegue per la camera dove si dorme e poi per quella dove si sta: il salotto.
Per ognuna di queste, ci sono tre oggetti che la "abitano". E per ognuno di loro tre indizi per imparare a riconoscerlo. Dalla sveglia che ogni mattina si spegne, lì sul comodino al tappeto, non importa se col pelo corto o lungo, di certo con la sua immancabile frangia...
Detto così, questo libro potrebbe essere ben poca cosa.
Una pagina dedicata all'oggetto di cui si dà la definizione e poi la sua immagine - contestualizzata - nella pagina successiva e per concludere l'intero ambiente, ossia cucina salotto ecc ecc in cui tutti insieme i tre oggetti, insieme a molti altri, stanno lì a fare bella mostra di sé.
Ma non è affatto così.
Non è un libro per piccolissimi in cui accanto all'oggetto citato c'è di norma una sua immagine fotografata oppure molto ben disegnata...
Non è un libro in cui gli oggetti siano così numerosi che lo si possa considerare un imagier...
Non è un libro costruito per imparare a scrivere dette parole: da forchetta a quadro, troppo esiguo il loro numero, quindi non è neanche un abecedario.
Ma allora che cos'è?
Si tratta di un libro esilarante, pur nella sua veste di libro non-fiction! Addirittura, per confermare che non si tratta di una storia ma di un libro pieno di informazioni, l'autrice preferisce citarsi come curatrice...
C'era da aspettarselo da Silvia Borando.
Di rado le sue idee passano inosservate e di norma sono buone e cattivelle allo stesso tempo. E questa non fa eccezione.
La chiave per capire come funziona veramente il libro, la si capisce dalla seconda definizione in poi, a patto che si voglia ribaltare il punto di vista.
Mi spiego, senza spiegare troppo, per non mandare a zampe all'aria la sorpresa nel leggerlo.
Il cambio di prospettiva lo si deve mettere in essere a partire dalla definizione.
Per esempio, la forchetta è vero che ha i denti (in realtà i colti li chiamano rebbi), è anche vero che porta il cibo alla bocca (forse sarebbe più corretto dire che serve per portare il cibo alla bocca, ma salterebbe tutto!) ed è anche vero che di solito il suo colore è il grigio, essendo di metallo.
Ma Silvia Borando si deve essere anche chiesta se questa definizione non sarebbe stata calzante anche per qualche altra cosa... E così è nato il gioco.
A questo punto, concepire il testo di questo libro si è rivelato un vero e proprio gioco di cesello lessicale, una sorta di zigzag tra i doppi sensi, i doppi significati e cose così.
Il resto è stata tutta discesa, perché raffigurare "la cosa" che con la forchetta condivide la definizione e contestualizzarla in un ambiente tipico da forchette, genera la risata. Perché non credo di svelare molto, dicendo che l'essere "fuori luogo" è davvero molto evidente.
In totale il libro si compone (4 stanze e 3 oggetti per stanza) quindi di una dozzina di scherzi ossia di colpi di scena, ossia di capriole di senso, che sfruttano al meglio il giro di pagina per creare il giusto tempo per il rullare di tamburi nella suspense.
Che si tratti effettivamente di un libro per piccoli non so dire.
O meglio, i piccoli si divertiranno comunque dei colpi di scena, ma i più grandi - e penso a bambini tra i nove e i dieci anni, ma anche liceali, che si scelgono oggetti di uso comune e, guardandoli con attenzione, ne individuino dei caratteri che possono essere condivisi da molte altre cose...
Per esempio un bambino potrebbe dare indicazioni su come riconoscere il forno in una cucina?
Sì che potrebbe, magari con l'aiuto della sorella alle soglie della maturità: il forno lo riconosci perché ha una bocca grande, se intorno è caldo dà il meglio di sé, quindi è consigliabile non metterci una mano dentro...
Provare per credere, ma non con il forno!
Carla
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