CANINITÀ
Questa
volta tocca a me raccontare storie che parlano di cani: Eva Ibbotson,
pluripremiata autrice austriaca, fuggita in Gran Bretagna durante il
nazismo, nel suo ultimo romanzo ci fa incontrare Macchia, apparente
protagonista de Un cane e il suo bambino. Macchia è un
bastardino, cui viene attribuita l'improbabile razza di Tottenham
terrier, accolto dalla Easy Pet, agenzia che noleggia cani di razza a
facoltosi finti proprietari di cani, che devono sfoggiarne uno in
occasioni mondane. A prendersi cura dei cani è Kayley, la giovane
impiegata che coltiva il sogno di aprire un rifugio per animali
abbandonati. Alla Easy Pet si rivolgono i genitori di Hal, il vero
protagonista della storia, l'infelice ricchissimo ragazzino che da
sempre vorrebbe avere un cane, opzione non contemplata da una madre
troppo presa dallo shopping e dal tè con le amiche e da un padre
perennemente in viaggio. A comprendere il desiderio di Hal ci sono
solo i nonni paterni, ma vivono lontani. Per il suo compleanno il
ragazzino vorrebbe proprio un cane e quando gli presentano Macchia,
non sapendo che è stato solamente noleggiato per un week end, si
innamora a prima vista, ricambiato, del cucciolo. Quando Albina, la
gelida stupida madre, riporta il cane all'agenzia, scoppia il dramma.
Hal si sente tradito, ma non demorde ed organizza una rocambolesca
fuga, cui si uniranno altri amici a quattro zampe e la sorellina di
Kayley. Mentre il gruppo prosegue la sua fuga, incontrando amici e
nemici, in famiglia si scatena il panico, temendo un rapimento. La
composita compagnia e compagni riuscirà a raggiungere l'obbiettivo,
la casa dei nonni, con finale di redenzione collettiva. Guai a
separare un bambino dal suo cane, o viceversa. Qui la storia ruota
intorno alla speciale natura del legame che unisce cani e bambini, ma
descrive soprattutto un mondo adulto in gran parte indifferente
rispetto ai reali desideri dei bambini; un mondo adulto concentrato
su se stesso e sui propri falsi miti.
La
storia scorre piacevolmente, è
sicuramente accattivante per giovani lettori, diciamo dai sette otto
anni; ma vorrei soffermarmi in particolare sul diverso punto
di vista con cui viene trattato il mondo canino: in Sono soltanto un cane di Jutta Richter le
avventure e le disavventure della famiglia sono raccontate
effettivamente cercando di mettersi nella pelle di un cane, costretto
a comprendere ed accettare delle regole per lui incomprensibili.
Certo, mettersi nella testa di un cane è sempre arbitrario, ma
diciamo che qualche anno di osservazione del loro comportamento
qualcosa dice.
La
Ibbotson dà una rappresentazione del mondo canino decisamente più
antropocentrica. La storia finisce così:
un
cane che appartiene a qualcuno per sempre è
un cane libero.
Eh
no, mi dispiace, non ci siamo proprio: i cani non appartengono a
nessuno. La loro felicità non è compiacere il loro umano, non sono
nati per servirci. Abbiamo fatto un lungo cammino evolutivo insieme e
quando uno di loro entra nella nostra famiglia, entra in un branco. I
cani ci scelgono, e in particolare scelgono il capobranco,
esattamente come noi scegliamo loro. Condividiamo delle regole di
convivenza, che vanno nei due sensi, ci sono regole che tutti devono
rispettare, e loro imparano a capire quello che può essere tollerato
e quello che è inammissibile, e anche l'abbandono lo è; è una
convivenza fondata sulla fiducia e sulla condivisione. Convivo con i
cani da tanti anni e ogni volta si creano diverse alchimie, regole di
convivenza differenti. Mi hanno insegnato moltissimo, spesso e
volentieri mi hanno sorpreso, con la loro dedizione e con la loro
irriducibile autonomia. Da quando, da ragazza, frequentavo Villa
Borghese e poi Il Parco del Pineto, ho imparato che non c'è niente
di meglio che sedersi sotto un albero su un'altura, per guardare
insieme l'orizzonte. Ora saluto l'alba dal laghetto di Villa Pamphili
insieme a Stella e Pece. Dal mio primo cane a loro, poche cose sono
più irrinunciabili che sentire nel vento i primi segnali della
primavera. In fondo l'essenza della vita è tutto qui, annusare
l'aria e respirare.
Eleonora
“Un
cane e il suo bambino”, E. Ibbotson, Salani 2013
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