sabato 9 marzo 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


UN LUNGHISSIMO CAPELLO...

L'UOMO DELLA NEBBIA, Tomi Ungerer
Electa Kids, 2012


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"'Non allontanatevi mai dalla baia - si raccomandò - e state lontani dall'Isola della Nebbia!. È un luogo dannato e spaventoso, circondato da correnti pericolose. Nessuno di quelli che si sono avventurati fin laggiù è mai tornato indietro!'"

Queste son le parole che mettono in guardia i due fratelli Finn e Cara ai quali il padre ha appena costruito una barca fatta di canne incurvate e tela catramata.
Finn, più grande, quasi un ragazzo, e Cara, una bambina, vivono in una fattoria sulla ventosa costa d'Irlanda. Si occupano del gregge di pecore, della raccolta della torba per scaldarsi la sera. Il loro orizzonte visivo è la scogliera e un mare scuro. Solo acqua a perdita d'occhio. Tranne quello sperone di roccia, un dente piantato in mezzo al mare: l'Isola della Nebbia.


 E quella mattina fu proprio la Nebbia a tradirli e, senza saperlo, la loro barca sempre di più si allontanò dalla costa. Approdarono così a notte fatta sull'Isola della Nebbia. Illuminata la baia da una provvidenziale luna piena, i due fratelli videro una ripida scala scavata nella roccia che si inerpicava. Salirono e, arrivati, bussarono al grande portone. Un uomo vecchio e pieno di rughe, vestito dei suoi propri lunghissimi capelli, aprì e li invitò ad entrare. Lui era l'Uomo della Nebbia...
Potrebbe essere un crudele stregone o un mago saggio e gentile.

Ha il sapore della fiaba, questa storia che Ungerer dedica alla terra d'Irlanda. Gli ingredienti ci sono tutti. Un viaggio iniziatico, la scoperta del magico, una prova da superare, il ritorno al punto di partenza con la conclusione canonica del 'vissero tutti felici e contenti'. Ma Ungerer fa qualcosa di più. Impasta gli ingredienti della fiaba della tradizione in un contesto ambientale molto forte, fissa, come chiodi che tengono aperta davanti agli occhi del lettore la mappa dell'Irlanda, due o tre punti fondamentali per descrivere quella terra e quella gente: il mare, il grigio della nebbia, l'umido che copre ogni cosa, la torba, le pecore, l'operosità, la dignitosa povertà, la festosità, il forte senso di comunità e accoglienza.
Questo è ciò che si porta dietro chiunque sia stato almeno una volta in giro per la campagna irlandese.
Dal mio viaggio di maturità, un viaggio iniziatico anche quello, fatto in Irlanda ho riportato come ricordo indelebile l'oceano e la sensazione di essere arrivata al mio personale Finis terrae. Ricordo i colori plumbei del mare in tempesta e delle rocce sempre lucide di umidità, ricordo la terra marrone scuro e ricchissima, ricordo gli irlandesi che salutano per strada chiunque incroci il loro sguardo (il mio compreso), ricordo la loro accoglienza (ho piantato la mia tenda nei giardini tra le petunie o nelle fattorie tra mucche mansuete) la loro gentilezza nell'offrirmi passaggi in macchina anche a costo di lunghe deviazioni. Ricordo i loro venerdì sera annaffiati da birra scura e da autentica allegria.
Tutto questo Ungerer lo riesce a raccontare in poche ma essenziali parole e in immagini indelebili per gli occhi.


Grande protagonista del racconto è la Nebbia che, secondo un topos letterario ben consolidato, svolge il suo ruolo: lei è lì a segnare un limite, un confine che può essere valicato ma che ti porta verso l'ignoto. Non si vede ciò che c'è al di là. Chi riesce a valicarlo due volte, in andata e in ritorno, una volta al di qua faticherà ad essere creduto. La nebbia è confine tra realtà e magia. Ma la magia non è per tutti, perché non tutti hanno occhi attenti per saperla cogliere anche in quegli angoli dove meno te l'aspetti (che cosa si nasconde nell'angolo di quel pub pieno di gente festante?)... Ma i bambini, si sa, che con il meraviglioso hanno una buona dimestichezza; loro hanno un filo lunghisimo come un capello lunghissimo, che li tiene legati al nebbioso al di là...
Libro da non perdere.

Carla

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