TRA LE NUVOLE
La
Balade de Max, Gauthier
David, Marie Caudry
Albin Michel Jeunesse 2007
“Martedì
5 ottobre - L’inverno si avvicina. Non ho voglia di congelarmi le
dita dei piedi e di essere costretto dentro il mio capanno come
l’anno scorso. Se lo trasformassi in una roulotte, potrei migrare
verso sud prima che arrivi la neve… Giovedì 7 ottobre - La volpe
non si vede da settimane e l’orso, quest’estate, non ha toccato
un alveare, tanto meglio! I polli si sono rassicurati ed io avrò
tartine al miele per molti mesi a venire…”
Due
pagine di diario disegnate di sbieco fanno da premessa a questo
racconto che - fatto salvo un altro piccolo brano “a suggello”
sul retro copertina - sarà d’ora in avanti solo per immagini.
Grandi tavole (l’album ha formato cm 40x28 cm) aprono dunque lo
sguardo sull’avventura di Max, ragazzino di campagna che attraversa
indomito una lunga serie di scenari naturali ricostruiti con molta
originalità. Come sempre nel caso di questi due autori francesi –
in assoluto tra i miei preferiti, quasi sempre in tandem - sequenze e
soluzioni prospettiche scaturiscono da un immaginario pieno di
poetica ironia, di una freschezza rara. La coppia Gauthier-Caudry sa
che la regina delle avventure è quella che si vive dentro la natura
e della natura rende il mistero sornione, il brio, l’amena bellezza
con un tocco personalissimo, quasi cifrato. Tant’è che, ad
esempio, solo dopo avere sfogliato e risfogliato l’album ci si
accorge che, qua e là (in basso a destra nella tavola che segue)
compaiono minuscoli ometti - il Piccolo Popolo reinterpretato in
chiave moderna? - che non intercetta mai le azioni di Max, ma le
accompagna come pacifico universo parallelo.
Le
dimensioni del libro, che fuoriesce dai canoni tradizionali,
soddisfano l’esigenza di dilatare lo spazio scandendo meglio il
tempo, la successione degli accadimenti. Sulla pagina di sinistra,
Max comincia ad attraversare un grande prato preceduto dal suo
gattone grigio, grossi abeti fanno da sfondo, ha un cesto in mano e
sulla testa gravitano un paio di nuvoloni imbronciati. Intanto gli
occhi del lettore scorrono verso destra prendendosi il tempo che ci
vuole, per l’appunto lo stesso che occorre alle nuvole per
gonfiarsi e sputare gocce d’acqua in terra, ormai nella pagina
successiva. Una ripresa, potremo dire, in tempo reale grazie
all’utilizzo di campiture estese. Un gioco che cattura chi legge,
facendolo sentire dentro la storia per il semplice fatto che si sta
davvero svolgendo sotto ai suoi occhi, senza trucchi, senza
scorciatoie, senza inganno. Dopo averci pensato un attimo, Max si
arrampica tra i rami di un albero-baobab e da lì si tuffa dentro una
nuvola per capire (di che cosa è fatta?), ma passandole attraverso
causa una precipitazione immediata e in breve un fiume impetuoso
scorre a terra e tutto travolge, compreso un branco di cervi.
Non
resta che armare velocemente una zattera e solcare le onde, Max e il
gatto scivolano a pelo d’acqua fino a quando la terra riaffiora e
approdano su un verde pascolo. Ma le nuvole sono sulle loro tracce,
per sfuggire loro adesso bisogna correre, arrampicarsi su una
collinetta e poi ridiscendere, attraversare un ponticello di legno e
- sempre inseguiti dai panciuti nembi - correre, correre, correre
fino a casa! Una casa a misura di bambino, piccola e tutta di legno,
piena come un uovo di tante cose e animali. Una “cabina”, in
vero, non dissimile da una base di osservazione scientifica, un caldo
rifugio da dove Max scruta l’orizzonte.
Arrivando
in questo caso alla conclusione che le nuvole sono pacifiche, che non
c’è da averne paura e che il buco causato tuffandocisi dentro va
doverosamente rattoppato… un lavoretto ideale per occupare la
serata, mentre il bollitore sbuffa sulla stufa e le tenebre avvolgono
ogni cosa fuori dalla finestra.
Il
giorno dopo, colpo di genio: Max fisserà il nuvolone con rammendo al
comignolo, così che gonfiandosi possa trasportare la casa in volo.
Dove? Verso sud (verso il caldo, verso nuove avventure) diceva il
diario… Il cerchio si chiude.
Un
albo illustrato che rimanda a qualcosa di noto (il senso del gioco e
della sfida) e a qualcosa d’ineffabile. Una storia surreale
permeata d’ironia, uno spazio di libertà assoluta, d’invenzione
e reinterpretazione del mondo… ma anche di raccoglimento, di
poetica del sé piccolo dentro il grande creato… Un omaggio alla
natura scevro da retoriche e oleografismi. Un contributo molto
personale ed efficace al senso dell’avventura.
Daniela (Tordi)
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