mercoledì 2 dicembre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


UN'OMBRA DA MASCHIACCIO


Un illustrato con una storia molto lunga, che l'editore italiano Settenove racconta nella sua pagina web: Storia di Giulia che aveva un'ombra da bambino è stata scritta una prima volta da Christian Bruel nel 1974, altri tempi, altre consapevolezze, e riproposto a più riprese fino all'edizione del 2014 delle Editions Thierry Magnier, con le illustrazioni di Anne Bozellec.
Premetto che nutro una certa diffidenza nei confronti delle storie a tema, con intenti più o meno didascalici. E questa sicuramente non sfugge al limite di piegare gli intenti narrativi all'esplicitazione di una problematica. Devo dire, tuttavia, che la semplicità del testo e la complicità delle immagini rendono fluida la lettura. 

 
Dunque, la storia parla di Giulia, una bambina un po' speciale, che ama comportarsi, a volte, come un maschio: non è vezzosa, le piacciono i giochi in cui allegramente ci si sporca, alla fine si vede riflessa in un'ombra da maschio, una sorta di alter ego, che incarna a modo suo la libertà di essere diversa. Se l'accusa di essere un maschio mancato la umilia, la sua ombra la spaventa. Così fugge, si nasconde al mondo per non essere giudicata e incontra un ragazzino, anche lui in fuga dal giudizio altrui, perché considerato troppo sensibile e femminile. Questo incontro di diversità consente ai due bambini di acquisire la forza di accettarsi per come sono, un po' diversi, ma non più di tanto.


Chiarissimo l'intento direi 'politico': sottolineare il diritto di ciascuno e di ciascuna di essere se stessi, di uscire dagli stereotipi e di declinare la propria femminilità, o maschilità, come meglio crede. Il diritto alla singolarità, all'essere unici e irripetibili. Senza essere ingabbiati in un ruolo che diventa una prigione.
Teoricamente inattaccabile, questo principio incontra infinite difficoltà, poiché viviamo in un mondo fortemente normativo, al di là delle apparenze, che definisce l'appartenenza ad un genere come l'adesione ad un modello di comportamento sociale, orientato consumisticamente. Cosa deve essere una bambina lo decidono prima di tutto i produttori che devono aumentare i consumi, creando bisogni inesistenti. Il potere della marca applicato all'identità dei più piccoli, dei più fragili. Dalle merendine alle scarpe, chi è fuori è fuori.
I luoghi comuni e gli stereotipi sono molto più resistenti di quanto non si possa immaginare: ne è stata prova evidente il livello di dibattito politico degli ultimi venti anni e tuttora, sentendo parlare le testimoni della genealogia femminile, mamme, nonne e bambine, ci sentiamo spesso proiettate nel passato, come ho avuto modo di lamentare più volte.
Che dire: se i maschi sono lontani dall'accettare le proprie sensibilità, le donne lo sono altrettanto nell'accettare le diverse declinazioni della femminilità.


Se, in cuor mio, continuo a preferire Pippi o Lena, devo rendere merito alla piccola Giulia per aver reso giustizia a tutte quelle 'cattive ragazze' che, come la sottoscritta, si sono trovate benissimo a cavallo di due mondi.
Consiglio la lettura condivisa per bambine discole, dai sette, otto anni, insieme a mamme un po' anticonformiste.

Eleonora

Storia di Giulia che aveva un'ombra da maschiaccio”, C. Bruel e A. Bozellec, Settenove 2015


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