UNA BAMBINA IN STILE RICHTER
Io sono soltanto una bambina,
Jutta Richter (trad. Bice Rinaldi)
NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)
"La nonna è proprio accanto al
divano, solo che oggi il suo fiuto sembra non funzionare per niente.
Allungo il braccio e le do dei colpetti sul piede.
'A Murkel stanno nascendo i
cuccioli!'
'Smettila di dire stupidaggini!'
risponde lei. Murkel è un gatto maschio e ai gatti maschi i cuccioli
non gli nascono di certo!'"
Invece ai gatti
maschi nascono i cuccioli se non sono maschi ma sono femmine. Ed è
appena successo che il gatto Murkel, fino a quel momento creduto un
esemplare di soriano maschio, sia in verità un soriano femmina. E si
dà il caso che sia sotto il divano della casa della nonna di Hanna a
sfornare cuccioli. Sotto il divano a godersi la bellissima quanto
inaspettata scena c'è questa bambina di otto anni e poi la nonna
che, però, sotto quel divano entra a fatica, viste le sue rotondità.
La scena seguente
la vede incastrata a tal punto che deve arrivare Eberhard, il secondo
papà di Hanna, a farla uscire da lì con la forza dei suoi muscoli.
Per la
piccola Hanna, è periodo di cambiamenti: da una parte la nascita dei
gattini riaccende in lei il sogno sopito di avere un micio tutto per
sé da coccolare e accudire. Dall'altra, il trasloco in una casa ben
più grande di prima. E forse questo potrebbe davvero essere il
momento giusto per avere un gatto.
Una
bambina in pieno stile Jutta Richter. Una bambina assolutamente
normale che ha molti desideri, una certa attitudine al litigio con
chi si rivela poco amichevole con lei, la prima fra tutte la sua
compagna di classe Daniela, autentico serpente a sonagli nascosto
sotto trine e pizzi. Una bambina che ha una famiglia alle spalle
composta da una mamma bassetta ma tosta, un secondo papà gigantesco,
ma tenero e una nonna piuttosto moderna che gira in cabrio. E forse
da oggi in poi, un gatto da accudire.
Cosa
distingue i bambini di Jutta Richter, tanto da farli sembrare
fratelli tra loro da un racconto all'altro?
Direi,
senza tema di essere smentita, la loro autenticità. Il loro essere
bambini e bambine che potremmo incontrare all'angolo della nostra via
che discettano del mondo - quasi incomprensibile - degli adulti che
li circondano.
Hanna,
dunque, è prototipo di una infanzia che guarda con un certo
disincanto al mondo dei grandi. Nella frase che chiude ogni capitolo,
ovvero ogni sua riflessione sul mondo degli adulti 'beh, io sono
soltanto una bambina', si avverte quella giusta distanza tra il
modo proprio dei piccoli di leggere la realtà, diretto e logico, e
quello dei grandi: maestre, psicologhe scolastiche e genitori, che
arzigogolano su tutto. Hanna, come è giusto che sia, non esercita
l'arte del compromesso: la sua vita è fatta di colori pieni, niente
sfumature intermedie. Hanna sa amare e odiare solo così.
Uno
dei meriti di Jutta Richter che le riconosco sta proprio in questa
sua capacità 'oggettiva' di raccontare l'infanzia. Senza mai
bamboleggiare o addolcire le numerose angolosità che la vita
quotidiana presenta. Non crea famiglie modello, ma famiglie dove c'è
amore e rispetto, dove si litiga o si cambia parere, dove si possono
avere liberamente passioni o manie...
E a
tal proposito, se è vero che infanzia e mondo animale si intendono
parecchio, si arriva all'altro punto di forza della Richter, ovvero
la passione affettuosa che nutre per i quattro zampe. Nel precedente
libro Io sono soltanto un cane (Beisler
2013), protagonista assoluto era Anton, un cane ungherese, sognatore
di puszta
e prima ancora un gatto divino (Dio, l'uomo, la donna e il gatto,
Salani, 2011) si percepisce un'attenzione, un rispetto, quasi una
deferenza -anche in questo caso autentica - nei confronti del
quadrupede di turno.
Allineata
con altri autori tedeschi che Beisler ha avuto il merito di sdoganare
in Italia, anche la scrittura di Jutta Richter si distingue per
asciuttezza (poco o niente sconfina nell'immaginazione), precisione
fotografica, coerenza nelle ambientazioni e nei caratteri dei suoi
personaggi. Su tutto questo però lei ha il gusto di cogliere la
naturale comicità che talvolta un giornata qualsiasi offre.
E
quindi con un libro di Jutta Richter in mano si ride, spesso.
Carla
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