Tanto tanto grande, Catarina Sobral (trad. Marta Silvetti)
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"Una mattina, al risveglio,
Samuel si ritrovò trasformato in un gigantesco ippopotamo. Era
sdraiato a pancia in giù. Aprì gli occhi, serrò le narici e vide
la punta di un muso. Cosa mi è successo?"
Ed è così che ha
inizio un incubo in piena regola. Ma non è un brutto sogno, è molto
peggio: questa è la realtà. Le cose intorno a Samuel sono sempre le
stesse, la sua camera è la stessa, solo il pavimento si è
trasformato in pantano e i suoi giocattoli, i suoi disegni, i suoi
colori, ci navigano in mezzo. Spesso, d'altronde, le stanze dei
bambini hanno dei pantani al posto dei pavimenti...
Svegliarsi al
mattino e trovarsi diverso da come si era la sera prima.
Samuel richiude gli occhi e poi li riapre, magari è solo un sogno. Macché, una voce conosciuta, quella di sua sorella, da dietro la parta gli ricorda che deve andare a scuola. Dalla sua bocca esce allora una inaspettata voce tonante che prende tempo...Mal di pancia! Anche il tentativo di infilarsi le scarpe fallisce. Tutto ormai gli è piccolo.
Anche il muso è troppo grande per lo specchio. Eppure a guardarsi bene, quei baffetti ieri non c'erano...
La fame aumenta e
con lei il desiderio di fuga. Ma se Samuel avesse aperto la porta
della sua camera, la sorella e la famiglia si sarebbe molto spaventata a vederlo
così...
Provare per
credere.
Ogni volta che
sulla mia strada compare un libro di Catarina Sobral io sobbalzo.
Di questa giovane artista portoghese mi convince sempre molto il suo modo di non essere didascalica, didattica ed esplicativa. Nei suoi libri ci sono molti sottintesi che lentamente affiorano nella mente del lettore e che si intrecciano in una trama, solo apparentemente semplice al limite del banale. Penso al suo precedente Mio nonno che racconta una giornata qualsiasi di un signore un po' anziano e del suo frenetico vicino di casa. Se all'apparenza il libro, nelle sue illustrazioni e nel testo così lineare, sembra scorrere come l'acqua sulla pietra, a un'analisi più attenta si scopre una relazione dialogica di sottile ironia tra testo e immagine e tra i due personaggi agli antipodi in quanto ad abitudini. E da questo continuo confronto si ricava un preciso consiglio di stile di vita, che a quel nipote sembra giovare parecchio. E al nonno anche.
Di questa giovane artista portoghese mi convince sempre molto il suo modo di non essere didascalica, didattica ed esplicativa. Nei suoi libri ci sono molti sottintesi che lentamente affiorano nella mente del lettore e che si intrecciano in una trama, solo apparentemente semplice al limite del banale. Penso al suo precedente Mio nonno che racconta una giornata qualsiasi di un signore un po' anziano e del suo frenetico vicino di casa. Se all'apparenza il libro, nelle sue illustrazioni e nel testo così lineare, sembra scorrere come l'acqua sulla pietra, a un'analisi più attenta si scopre una relazione dialogica di sottile ironia tra testo e immagine e tra i due personaggi agli antipodi in quanto ad abitudini. E da questo continuo confronto si ricava un preciso consiglio di stile di vita, che a quel nipote sembra giovare parecchio. E al nonno anche.
I sottintesi di
Tanto tanto grande sono principalmente due: da un lato il
riferimento diretto al Gregor Samsa di La metamorfosi di
Kafka. Fin dai risguardi pieni di scarafaggi ordinati per file che
nei risguardi finali diventano ippopotami.
Poi all'interno del libro con il taccuino dell'entomologo in cui si legge il terribile e meraviglioso inizio del racconto di Kafka che viene puntualmente rispettato nella figura della sorella premurosa, nella caduta dal letto e in molto altro. Ovviamente tutto questo continuo omaggio a Kafka passa sopra la testa dei piccoli lettori, ma è meraviglioso che ci sia per i grandi che quei piccoli accompagnano nella lettura. È una scelta consapevole quella che vede l'albo illustrato essere contemporaneamente due libri diversi, uno per il lettore adulto, uno per il giovane ascoltatore. Sta all'abilità dell'autore saper parlare a entrambi senza creare confusione, o meglio ancora, usare un medesimo lessico e attingere a due immaginari totalmente differenti. Qui si vede la stoffa di Catarina Sobral, che già in Cimpa ci aveva tanto convinto con quella passeggiata nei luoghi di culto di ogni buon lettore adulto...
Poi all'interno del libro con il taccuino dell'entomologo in cui si legge il terribile e meraviglioso inizio del racconto di Kafka che viene puntualmente rispettato nella figura della sorella premurosa, nella caduta dal letto e in molto altro. Ovviamente tutto questo continuo omaggio a Kafka passa sopra la testa dei piccoli lettori, ma è meraviglioso che ci sia per i grandi che quei piccoli accompagnano nella lettura. È una scelta consapevole quella che vede l'albo illustrato essere contemporaneamente due libri diversi, uno per il lettore adulto, uno per il giovane ascoltatore. Sta all'abilità dell'autore saper parlare a entrambi senza creare confusione, o meglio ancora, usare un medesimo lessico e attingere a due immaginari totalmente differenti. Qui si vede la stoffa di Catarina Sobral, che già in Cimpa ci aveva tanto convinto con quella passeggiata nei luoghi di culto di ogni buon lettore adulto...
Il secondo
sottinteso che definirei altrettanto convincente sta nella sostanza
di questa storia, forse la stessa che volle Kafka per il suo Gregor
Samsa. Mentre sei lì che sei un bambino impegnato a crescere, ecco
che il tuo corpo diventa grande e le scarpe non ti stanno più, la
voce smette di essere squillante e diventa tonante, sulla faccia
compaiono peli inaspettati. Insomma, la metamorfosi è iniziata, stai
diventando grande, e il tuo corpo si trasforma sotto il tuo sguardo
incredulo.
In un vero e proprio atto di sfida, mi piacerebbe entrare in una prima o in una seconda media con Catarina Sobral nella tasca sinistra e Franz Kafka nella destra: leggerli entrambi per poi discutere di cambiamenti e sono certa che per contenuto del testo e per maturità del disegno, sempre così originale, la Sobral ne uscirebbe vittoriosa e a testa alta.
Provare per
credere...
Carla
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