OLTRE I CONFINI DELLA REALTÀ
Il
marchio Hot Spot, espressione della programmazione editoriale
de Il Castoro, destinata ai giovani adulti, ci ha abituati a scelte
forti e tematiche importanti. Ma c'è un libro diverso da tutti gli
altri: Il viaggio di Caden, di Neal Shusterman.
Diverso
perché profondamente legato a un'esperienza vissuta direttamente
dall'autore, e perché tratta di un argomento tabù, la malattia
mentale.
E'
letteralmente la descrizione, la più oggettiva possibile, di un
passaggio all'inferno, così come lo ha vissuto uno dei figli dello
scrittore americano. Qui ha il nome di Caden, giovane adolescente che
passa velocemente dalle ossessioni, come camminare a piedi nudi
ininterrottamente per ore perché convinto che sia l'unico modo di
salvare il mondo, alla perdita di contatto con la realtà, entrando
in un delirio psicotico che costringe il ragazzo a vivere due vite.
Un primo periodo in cui il ragazzo riesce ancora a mascherare le sue
angosce per finire, poi, in una clinica psichiatrica.
L'autore
ci spinge dentro i deliri di Caden, la clinica diventa una nave
corsara, con il capitano con un occhio solo e il mozzo benevolo,
mentre un pappagallo parlante svolazza inducendo il ragazzo
all'ammutinamento. Con lo scorrere del racconto si comprendono i
riferimenti alla vita reale, il direttore della clinica, il
facilitatore, che conduce il gruppo di supporto, gli altri
pazienti con tutta la loro sofferenza.
Il
rapporto vago, oscillante, con la realtà, la progressiva presa di
coscienza della propria condizione, la lucidità con cui si
raggiungono degli approdi provvisori e incerti. L'impotenza dei
genitori, percepita dolorosamente dal ragazzo come qualcosa di ancora
più inquietante del pensarli nemici.
E' un
romanzo densissimo, intenso, che cala il lettore e la lettrice nei
meandri più oscuri della mente laddove si perde quel filo sottile
che ci tiene tutti, più o meno, ancorati alla realtà; è drammatica
la percezione del dolore e della solitudine, quando tutto perde il
suo significato consueto, drammatico il senso di fragilità e di
transitorietà della condizione di 'sanità' mentale. Coinvolgente la
descrizione dei rapporti con gli altri degenti, quelle che ce la
fanno, e abbandonano la nave correndo sull'acqua, e quelli che
soccombono, precipitando nell'oscurità del mare più profondo.
Shusterman
mette qui tutta la sua abilità nel non trascendere mai nel
melodramma, come sarebbe giustificato a fare; leggendo il romanzo ho
avuto la sensazione di essere entrata nell'intimità di un ragazzo e
della sua famiglia, di averne violato in qualche modo i segreti. Come
se fossi entrata per errore in una stanza, avrei voluto fare qualche
passo indietro, per chiudermi silenziosamente la porta alle spalle.
Ma Shusterman ha voluto che quella porta fosse aperta e il suo dolore
condiviso dai suoi lettori. Perché un dolore condiviso è appena un
po' più lieve.
Il
romanzo in America ha avuto il National Book Award e merita
davvero di essere letto; va proposto a lettrici e lettori maturi,
capaci di comprendere un dramma e di leggerne la trascrizione
letteraria, che riguarda un po' tutti noi. E' un libro molto diverso
da quello che di solito si propone ai ragazzi, uno di quei libri che
aiutano a comprendere il mondo e le persone che lo percorrono,
inseguendo i propri sogni, o i fantasmi.
Buona
lettura.
Eleonora
“Il
viaggio di Caden”, N. Shusterman, Hot Spot 2017
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