IL
DIAVOLO IN CORPO
Trovo
particolarmente difficile trovare la giusta chiave interpretativa per
raccontare l’ultimo romanzo di Gabriele Clima, La stanza del lupo,
pubblicato dalle edizioni San Paolo.
E’
un romanzo intenso, anche violento, se ci si vuole attenere alla
storia in senso stretto. Ma è una fotografia iperrealistica di un
determinato aspetto dell’adolescenza: la rabbia. Non la passeggera
arrabbiatura, ma una forza prorompente che trascina il soggetto in
una situazione apparentemente senza uscita.
Dunque,
la trama: iIl protagonista, Nico, un sedicenne con una famiglia
abbastanza normale, ha due solidi punti di riferimento affettivo, ovvero
Claudia, la sua ragazza, e Leo, l’unico amico che lo capisce
veramente, forse anche troppo.
Il
romanzo, scritto con uno stile asciutto privo di qualsiasi
compiacimento retorico, ci mostra Nico in famiglia: lui che disegna
sulla parete l’universo che ha dentro e che non riesce a
esprimere, e il padre, che chiama l’imbianchino ogni settimana per
far ricoprire i disegni; la ripetizione di questa situazione ben
rappresenta l’impossibilità di parlarsi, ancor meglio,
l’impossibilità di parlare la stessa lingua in un momento di
massima confusione per il ragazzo, travolto dalle sue stesse
emozioni.
Capiamo
dall’inizio che in questo rapporto, così come nella figura materna,
vista come presenza marginale e sofferente, si annida qualcosa di
profondo, di difficile.
Poi
compare il lupo del titolo: non un lupo come biologicamente possiamo
descriverlo, ma proprio il Lupo Nero delle fiabe; una presenza oscura
e inquietante, espressione della cieca violenza e della bestialità.
Quando compare il lupo, che tenta di aggredire di volta in volta
Nico, o sua madre, ecco scattare una reazione violenta, distruttiva,
che colpisce cose e persone.
Dunque
una metafora chiarissima che allude a qualcosa che si annida nella
mente adolescente e che spinge, come nel caso di Leo, a sfidare
continuamente la morte, a sfidare le regole, o a perdere il
controllo. La dimensione tragica dell’adolescenza, che come
genitori non vorremmo mai vedere affiorare nei nostri figli e figlie.
Non
posso dire di più sull’evoluzione della trama, mentre vorrei
soffermarmi un attimo su questo nodo oscuro che costituisce il centro
narrativo. Clima descrive con aspro realismo le dinamiche
inter-familiari che si accompagnano all’adolescenza dei figli: le
reciproche sordità, le solitudini intrecciate, la faticosa e
dolorosa presa di coscienza di sé come unica via per rinascere,
proprio nel senso di nascere a nuova vita, lasciandosi alle spalle
l’infanzia, e avviandosi a quella che prima o poi sarà la vita
adulta. L’autore ci spiega alla fine del libro di avere attinto
alla sua vita personale, come figlio e come padre, sicuramente
enfatizzando e drammatizzando la sofferenza del protagonista, che
costituisce a tutti gli effetti un ritratto vivissimo di adolescente.
L’adolescenza
è un’età pericolosa, in cui si gioca con la morte, in cui ci
mette in discussione e in cui si cercano tracce dell’identità
futura. Penso si possa dire che in questo romanzo affiori un ritratto
parziale, poiché mette in luce un aspetto particolare e rilevante
di questa età così travagliata. Non lo considero un limite,
semplicemente un punto di vista molto orientato in una direzione.
Potremmo parlare a lungo delle diverse forme che può assumere il
disagio giovanile.
La
rabbia, la violenza incontrollabile, l’uscire fuori da sé
rappresentano un aspetto difficile, destabilizzante in chi attraversa
questi momenti e in chi gli è intorno.
Clima
ci racconta tutto questo con grande onestà intellettuale e con
grande sincerità, con uno stile essenziale, quasi in presa diretta
nelle vite di una famiglia ‘quasi’ normale.
La
lettura è coinvolgente, ma soprattutto impegnativa, la consiglio a
ragazzi e ragazze dai quattordici anni in poi.
Eleonora
“La
stanza del lupo”, G. Clima, Edizioni San Paolo 2018
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