Papà scoiattolo cade dall'albero, Axel
Scheffler (trad. Marco Scaldini)
Emme Edizioni 2018
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 6 anni)
"La tempesta arriva all'improvviso. Prima che papà scoiattolo possa aggrapparsi a qualcosa, una potente raffica di vento lo afferra... e lo trascina via. Il resto della famiglia assiste impotente alla scena. Per tutta la notte rimbombano i tuoni."
Così mette su un muso seccato e poi disperato che i bambini non possono non notare. Nonostante il loro desiderio di accudirlo vita natural durante, i fratelli seguono il consiglio del padre e lo restituiscono alla sua vita di prima. Senza rimpianti...per lo scoiattolo.
Ciò nonostante l'aria che si respira in questo libro del 1999 è differente, più rarefatta, più ossigenata. Manca quel quid lievemente inquinante che spesso gli adulti, forse inconsapevolmente, sentono il bisogno impellente di aggiungere perché stanno scrivendo per bambini e che ha il difetto di appesantire poco poco l'atmosfera, rendendola innaturale e lievemente glicemica.
Sebbene di questo libro tutto suo lo stesso Scheffler abbia dichiarato di non esserne poi troppo convinto, in particolare riguardo al testo che non sente come materia sua, tuttavia in Papà scoiattolo cade dall'albero si muove con una disinvoltura diversa che ha il dono - incommensurabile - di dire le cose come stanno, senza troppi pudori e deroghe nei confronti della vera verità.
Questo è uno Scheffler che ha deciso di non fare l'occhietto ai suoi giovani lettori, ma di raccontargli la storia con una sana distanza emotiva che sfiora il cinismo. Questo è lo Scheffler, davvero strepitoso, che si ritrova nei Tolle Hefte e nelle successive edizioni di Jacoby.
Per la precisione nei nr. 19 e 6, rispettivamente un testo dei primi del Novecento sugli scoiattoli come animali domestici, tradotto da Harry Rowohlt e il Verbiesterte Welt, corredato da 97 figure.
Il resto è immaginabile. In una rapida successione di bozzetti su due pagine consecutive, la sequenza di attività cui sottopongono lo scoiattolo è perfettamente nella norma per i due giovani allevatori: letto in scatola da scarpe, televisione al pomeriggio, merenda con Nutella, passata di phon, giro su tartaruga. Niente da fare, nello scarno testo, lo scoiattolo continua a fare lo scoiattolo e un po' si scoccia e un po' li detesta e nello stesso tempo i bambini, dal canto loro, continuano a fare i bambini e si interrogano.
A illuminarli in merito arriva un padre, in una doppia pagina disadorna, che si limita a dir loro le cose come stanno: lo scoiattolo va rimesso dov'era. Ancora una volta subentra l'inventiva un po' 'laterale' dei bambini e lo scoiattolo raggiunge il resto della sua famiglia in un modo insolito.
Colpo di coda finale: papà scoiattolo, come mai e poi mai Julia Donaldson avrebbe potuto scrivere in uno dei suoi libri con Scheffler, arrivato a destinazione manco li degna di uno sguardo per dir loro grazie.
Bum. Finisce così. Come sarebbe finito nella vita vera (non mi risulta che gli scoiattoli siano soliti girarsi per ringraziare).
Che bellezza! Nulla viene concesso in deroga per il fatto che si sta parlando a dei bambini sensibiloni e dalla lacrima facile, in cerca di armonie cosmiche.
Per mantenere la forma e la forza del proprio estro, più che ogni tanto ci si deve sgranchire il cervello, facendo una corsetta all'aria fresca, in tutta libertà.
Editori, concedetegliela più spesso: se la merita lui e se la meriterebbero anche i suoi lettori.
Carla
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