venerdì 1 giugno 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


I FRAMMENTI DI UN'ESTATE

Niente paura, Little Wood!, Jason Reynolds (trad. Giuseppe Iacobaci)
Terre di Mezzo 2018


NARRATIVA PER MEDI (dai 9 anni)

"'Sputa il rospo.'
Adesso tutti guardavano Genie. Ad eccezione di Ernie, che era troppo impegnato ad ammonticchiare quel che gli restava nel piatto sull'ultimo pezzetto di toast. La mamma annuì, come a dire che Genie poteva dire qualunque cosa gli stesse passando per la testa.
'Uhm', cominciò a dire, un po' in imbarazzo. 'Beh, è solo che...' Genie guardò di nuovo la madre, tanto per essere sicuro. Lei annuì di nuovo. 'È solo che la mamma dice sempre che non si potrebbero portare gli occhiali da sole in casa. Dice che fa male agli occhi e che si sembra matti.'"

Genie conosce solo due persone al mondo che non si tolgono gli occhiali da sole in casa: suo fratello di 14 anni, Ernie, che lo fa per sembrare più fico e suo nonno, il padre di suo padre. Di fronte al quale adesso si trova per la prima volta, nella sua casa in Virginia. Esattamente alla vigilia di un mese di vacanza che passerà con i nonni, perché i suoi genitori sono in partenza per la Giamaica, nel tentativo di recuperare il loro matrimonio un po' strinato.
La risposta che di lì a pochi secondi gli darà il nonno lo spiazzerà parecchio quasi quanto sapere che il quella casa in cima alla collina non c'è rete per connettersi a Google in cerca di risposte alle mille domande che ossessivamente si appunta sul suo taccuino.
Si prospetta una vacanza davvero insolita con i due nonni, affettuosi ma piuttosto originali, e sostanzialmente sconosciuti, con il fratello maggiore che per dimenticare le pene d'amore si innamora dell'unica ragazzina nel raggio di chilometri, Tess.
In un continuo intreccio tra passato e presente, Genie non può che constatare che la vita a Brooklyn è ben diversa da quella che da oggi con il fratello maggiore farà al fianco di una nonna coltivatrice di baccelli e un nonno cieco che gira con un revolver in tasca, tra case abbandonate nel bosco e gabbiette di uccelli, un po' vuote, un po' piene.
In un meraviglioso percorso iniziatico, i due fratelli passeranno un'estate indimenticabile.

E noi con loro. L'estate, intesa come tempo di un passaggio, è un topos letterario molto utilizzato nei libri per infanzia e adolescenza. Ma se in letteratura è un tempo adatto per la costruzione di belle storie, talvolta veri romanzi di formazione, lo è altrettanto nella vita vera. Ed è forse questa coincidenza, tra letteratura e vita vissuta, che ne decreta il successo e il continuo riproporsi.
L'estate, nella vita vera, è il tempo della libertà per antonomasia, il momento della rottura con le consuetudini. È un tempo elettivo per l'esperienza del nuovo e quindi per la misura di se stessi: i primi amori, i primi viaggi con gli amici, le prime esperienze di autogestione (seppure parziale), le prime lontananze dalle sicurezze di casa e famiglia, le prime esperienze di lavoro...
In letteratura sono infiniti gli esempi di estati 'giganti'. In Niente paura Little Wood si rispetta il canone classico: due ragazzini mollati dai nonni quasi sconosciuti, in un luogo piuttosto sperduto che incita alla scoperta, ritmi e attività totalmente altri rispetto a quelli consueti, dunque vecchi vs giovani - Brooklyn vs Virginia. Su questo impianto, che comunque già da solo basterebbe a garantirne la qualità, si innestano una serie di varianti tematiche molto interessanti e portatrici di questioni da mettere sul tavolo.
La prima, forse la meno riuscita, è quella che vede profilarsi un vero e proprio rito di iniziazione da parte di Ernie che sta per compiere gli anni e che, per seguire la tradizione di famiglia, deve sparare il suo primo colpo di pistola. La seconda, molto più risolta, sta nella particolarissima personalità del nonno. Senza voler prendere in esame il tema dei vecchi e dei giovani, dell'esperienza degli uni e dello stupore degli altri, mi pare bella perché autentica la personalità di questo vecchio nei confronti del suo controverso passato e del mondo che adesso lo circonda. La sua cecità, condizione del tutto nuova per Genie, lo trasforma in oggetto di studio da parte del nipote, in una sorta di voyeurismo tra scienza e affetto, questo nonno non si sottrae e diventa icona di fierezza e nello stesso tempo di fragilità agli occhi di questo bambino. La loro relazione affettiva cresce ed è palpabile: all'aperto nel buio delle notti stellate o al chiuso alla luce della stanza 'degli affari suoi', o davanti a un barattolo di tè freddo troppo zuccherato.
Attraverso questa prospettiva originale, tutta giocata sui sensi, nonno e nipote si legano indissolubilmente: come deve essere stato un po' di estati fa quando il vero Jason Reynolds passò del tempo con il vero nonno Ernest Reynolds, citato nella dedica. La terza questione che merita menzione è la latente ansia che attraversa l'intero periodo e che dà spessore alla figura di Genie. Che sia un bambino attento e sul chi vive lo si capisce dal suo taccuino pieno di domande che compare, forse anche troppo spesso, nel corso del romanzo. Ma l'ansia è una condizione quasi naturale in cui il bambino si trova, quasi a suo agio: riguarda in profondità la paventata separazione dei suoi, l'incidente dell'autopompa rossa, il ricordo dello zio Wood, la rondine uccisa a semini di mela, il terrore di dover mangiare piselli tutta l'estate, l'idea di non avere connessione di rete per un mese intero...La quarta variante al tema che consolida l'idea che questo libro sia un gran libro, deriva in qualche misura dalla terza, l'ansia, ed è l'uso della bugia. Paradigmatico il frammento di rotellina che scompare....
Mentire è l'unico mezzo che i piccoli hanno a disposizione di fronte al potere dei grandi. La bugia come strumento necessario per guadagnare un tempo utile alla soluzione dei problemi, per mettere a posto ciò che a posto non è.
La bugia dunque non stigmatizzata, anzi utilizzata come strumento di maturazione, di crescita e, a conti fatti, di assunzione di responsabilità.
E intorno all'ansia e alle bugie, Reynolds costruisce piccoli gioielli letterari, che danno al lettore una percezione visibile dello sguardo di quel bambino: il rosso dell'automobilina dei pompieri, l'argento della sua ruota, e il blu della livrea di una rondine sotto un cesto. Bello.

Carla

Noterella al margine: non mi stupisco che quel trentaquattrenne pieno di dreads e pieno di energie, che è Jason Reynolds, sia diventato autore di culto negli Stati Uniti. Mi pare che finora stia riuscendo a mantenere fede al suo obiettivo, non scrivere libri noiosi, e c'è da essere grati a Giuseppe Iacobaci per aver saputo rispettare questa energia.



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