OSCURE PRESENZE
Le ‘oscure presenze’ non sono una
novità assoluta nei libri per ragazzi, senza pensare al
sovrannaturale che serpeggia nei libri di Almond, con tutt’altra
finalità. Nel nostro caso parliamo non tanto di generiche
manifestazioni dell’aldilà, ma di presenze maligne che infestano
un luogo. Qualcosa del genere si è visto con i libri della Ohlsson
in cui la quotidianità viene turbata dai segni di presenze
misteriose. In ‘Dark Hall’ di Lois Duncan, scritto nel ‘74 e
tradotto ora da Mondadori per inseguire l’uscita del film tratto
dal romanzo, abbiamo proprio un libro che affonda le proprie radici
nella narrativa di ‘genere’, con tutti i cliché, e non è un
male, che ne derivano.
L’ambientazione è quanto di più
cupo si possa immaginare: una vecchia magione, con una storia
tragica, che viene trasformata in collegio per signorine. Ma se
pensate che il problema siano gli spiriti dei precedenti abitanti,
siete completamente fuori strada.
La protagonista, Kit, è un’adolescente
tranquilla, come lo può essere un’adolescente, piazzata dalla
madre in quell’oscuro collegio perché in partenza per il secondo
viaggio di nozze, sei mesi in Europa.
Dunque una ragazzina sola, orfana di
padre, che può sentirsi a buon diritto abbandonata, si trova in un
collegio frequentato da quattro ragazze in tutto e con tre insegnanti
per niente rassicuranti. La descrizione dell’edificio è fatta per
trasmettere alla lettrice e al lettore tutta l’inquietudine
possibile: luci tremolanti, scricchiolii, porte che si chiudono solo
dall’esterno.
Se le giornate hanno una parvenza di
normalità, è la notte il momento in cui i peggiori incubi si
scatenano. Sogni strani perseguitano il sonno delle ragazze, che al
mattino si ritrovano con inusitati e improbabili talenti artistici. A
rafforzare il senso d’inquietudine, apparizioni negli specchi, echi
di parole. Kit ci mette poco a comprendere che qualcosa non va. Cerca
in tutti i modi di mettersi in contatto con la famiglia e con l’amica
del cuore, ma senza successo, è prigioniera della casa e dei suoi
misteri. Pian piano si comprende il motivo per cui sono state scelte
quelle ragazzine: sono potenzialmente delle medium, capaci di
ricevere i messaggi da artisti del passato, consentendo loro di
creare ancora e alla perfida direttrice di arricchirsi con i presunti
capolavori ritrovati.
Tralascio l’inevitabile, e dovuto,
finale catartico, che sta tutto dentro la tipologia del genere
horror. E’ evidente che qui davvero sono presenti tutti gli stilemi
del genere: la casa, che racchiude in sé i segreti dei suoi
abitanti; e come non ricordare la ‘Casa degli anni scomparsi’, di
Barker, dove in realtà si gioca con le segrete aspirazioni dei bambini. Gli
inquietanti abitatori, che nascondono sotto la rispettabilità
finalità abbiette. La dimensione claustrofobica: un luogo da cui non
si può scappare, che è la casa, ma anche la dimensione del sogno,
involontaria e incontrollabile.
Infine la liberazione, che implica,
trattandosi di un romanzo per ragazzi, la giusta punizione dei
cattivi.
Come ho detto sopra, è un esempio di
narrativa di genere, senza mezzi termini nel territorio delle storie
di paura, in cui le presenze inquietanti prendono vita e si
impossessano delle malcapitate. Non vanno cercati altri significati,
se non la motivazione, più che legittima, di giocare con la paura,
con i limiti, in termini di tematiche e di linguaggio, che sono
necessari per un pubblico di lettrici e lettori ancora molto giovani.
Se sicuramente possiamo apprezzare
maggiormente storie più articolate, più ‘letterarie’, con
maggiore approfondimento psicologico, basti pensare a ‘Il nido’,
di
Oppel,
dobbiamo ricordare sempre che nella narrativa di genere è proprio
la corrispondenza ai canoni che più attira gli appassionati e le
appassionate. Solo la dimestichezza con altre letture, con tante
letture di tutti i tipi, può dare gli strumenti per distinguere
buona e mediocre letteratura, letture che lasciano il segno o letture
che vengono presto dimenticate.
Senza implicazioni psicologiche di
grande rilievo, questo romanzo alla fine è un romanzo d’evasione,
che si legge d’un fiato, con un’autrice che dimostra grande
mestiere nel tenere in piedi la trama. Non è poco.
Eleonora
“Dark Hall”, L. Duncan, Mondadori
2018
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