giovedì 22 agosto 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL BINOMIO FELICE

Che bravo cane!, Meg Rosoff (ill. Grace Easton) 
(trad. Stefania Di Mella)
Rizzoli, 2019


NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)

"'Quindi sì' continuò 'si può dire che mi sono licenziata. Per il momento. Mi prendo un periodo di pausa per ritrovare la mia pace e la mia serenità. D'ora in avanti l'unica persona della quale mi occuperò...sarò io.' E così dicendo, diede a Betty un bacio sulla testa e andò a infilarsi i suoi pantaloni da yoga."

Mamma Peachey ha appena preso una decisione importante che lascia interdetti gli altri membri della sua famiglia: un marito e i tre figli. Da questo momento in poi nessuno di loro potrà più contare sul suo aiuto. Niente pranzi o cene o colazioni, niente spesa, niente lavatrici o panni stirati, niente sveglia la mattina, niente pulizia della casa. Niente di niente. Le sue ore libere dal lavoro le passerà a perfezionare le sue posizioni yoga e a coltivare i propri sogni. Se al principio tra i familiari si diffonde un certo qual senso di liberazione da obblighi e doveri - cene da asporto, nessuna cura della casa e ritardi su ritardi a scuola e sul lavoro - con il passare dei giorni soprattutto a Betty, la piccolina di casa, vien su un certo qual senso di mancanza di affetto. Urge un rimedio. Spetta ancora a Betty il compito di trovare una soluzione. A quattro zampe.
Un cane preso da un canile può sostituire una mamma e una moglie, almeno temporaneamente?

Se si pone questa domanda a un bambino, la risposta non sarà affatto univoca.
Meg Rosoff sembra saperlo molto bene e su questo costruisce una storia che lavora su un binomio felicemente armonico: cani e bambini.
Non esattamente una novità, in questi ultimi anni, se pensiamo per esempio a Jutta Richter o Eva Ibbotson.
Secondo il canone, sebbene il cane arrivi in una famiglia composita, è solo con Betty che instaura un rapporto affettivo degno di questo nome. Tanto il cane quanto la bambina sono piuttosto originali e tra loro in buona sintonia. Betty ha un'onestà intellettuale molto sviluppata, è l'unica che sa leggere i sentimenti e ha una buona capacità progettuale che abbina a una discreta manualità. 


Al contrario Meg Rosoff disegna il resto della famiglia, come problematica e tutto sommato accessoria. Tutti sono costruiti secondo un repertorio di stereotipi umani: un padre poco autorevole e molto distratto, una sorella maggiore con velleità revansciste e intellettuali, e un fratello pigramente in cerca di autoaffermazione. Per la madre, invece, la simpatia è immediata. Incontrovertibile la sua scelta.
Il cane, Mc Tavish (ispirato a un cane in carne e ossa conosciuto dalla Rosoff a cui lei stessa dedica il libro), è come già accennato il perno della questione. Tutta la vicenda è filtrata attraverso il suo sguardo e anche la risoluzione del problema originario la si deve principalmente al suo ingegno.
Se da un lato si sente tanto il bisogno della Rosoff di fare luce sulla questione 'cani abbandonati' (due paginette a fine libro sulla Blue Cross for Pets), come pure sull'impegno che richiede tenere un cane in famiglia 'un cane è per la vita, non solo per Pasqua', dall'altro il lato migliore del libro è di fatto lo sfondo. Ovverosia le dinamiche interne di una famiglia con un problema.


Sebbene tutti i personaggi siano piuttosto peculiari, è ben possibile che molti lettori possano riconoscere nel ménage di questa famiglia, affinità con le proprie. E che ci ragionino sopra. Questa qualità, unita a una scrittura davvero felice che le ha fatto guadagnare l'Andersen di recente, assegna al libro un valore ulteriore che, per paradosso, è diverso da quello stringente sul 'tema' in sé.
Quando la differenza la fa la capacità di concepire una buona storia...

Carla


Nessun commento:

Posta un commento