venerdì 21 febbraio 2020

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

AL CINEMA

Duello al sole, Manuel Marsol
Orecchio acerbo 2020


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Oh! Guarda quel cactus gigante che attraversa il cielo."
"Si direbbe piuttosto una forchetta."
"No. È un cactus gigante!"

L'indiano a sud del fiume e il cowboy a nord. Uno di fronte all'altro, si sfidano a duello. Una freccia nell'arco e una pallottola nel tamburo della pistola. Sguardo fermo l'uno sull'altro e poi appare lei: la papera.
Appoggiata sulla canna della Colt, sembra aver bisogno di una pausa. Il cowboy non apprezza e con un rapido movimento della pistola la fa decollare nuovamente, ma lei non lo perdona e gli molla un suo ricordo sulla tesa del cappello. 


Il duello può ricominciare, ma no anche questa volta c'è qualcosa che disturba: una nuvola in cielo, un treno di passaggio, un'affettuosità del proprio cavallo, un serpente a sonagli, un bisonte. E questo duello sembra non arrivare mai. Anche perché, complice la carica del bisonte, ora i due contendenti sono dalla stessa parte (del fiume). Prima acerrimi nemici, ora accomunati dal medesimo destino: avvoltoi e bisonti in attesa del loro primo passo falso.
Basta poco per solidarizzare e il fuoco del bivacco li vede ancora insieme al tramontare del sole... domani è un altro giorno.

Quando un film (western) diventa libro, accade questo.


L'azione si focalizza sui protagonisti, la pagina diventa fotogramma, l'inquadratura passa dal campo lungo al primissimo piano, all'americana, fino alla figura intera, ogni giro di pagina scandisce con regolarità il tempo. Un tempo lento, da deserto infuocato dell'Arizona, dove le palle di fieno sono sospinte dal vento e dove le nuvole in cielo sono rare.
Quando un libro diventa cinema, ovvero storia raccontata per inquadrature, dietro spesso c'è Manuel Marsol.


Lo abbiamo appena visto in coppia con Javier Sáez Cástan vincere il BRAW a Bologna, non a caso nella sezione Cinema, con Museum. Lì Marsol è ai pennelli su legno mentre a Cástan spetta la sceneggiatura e gli schizzi delle singole tavole.
Qui invece è da solo dietro 'la macchina da presa', confermando ancora una volta un talento fuori dal comune. 
La caratteristica dei disegni di Marsol, siano essi fatti per le tavole di un libro, per manifesti pubblicitari, per oggetti o per animazioni, è quella di restare dentro lo sguardo. È plausibile che questa caratteristica gli derivi dalla sua formazione nel campo pubblicitario, ma poco importa: Marsol buca lo schermo. Sempre.
Da cosa dipende?
Proviamo a mettere in sequenza i fattori che caratterizzano i suoi libri: una sensibilità per il colore, spesso dato a grandi campiture su cui poi rilavora tanto i dettagli che ne movimentano la superficie. Colore che va sempre in cerca di un'atmosfera precisa. E, una volta trovata, si mantiene in perfetta coerenza con l'avanzare della storia. 
 

A questo va aggiunta un'apertura forte verso la luminosità e i colori caldi: spesso il rosso, l'arancio con i loro complementari verde e turchese. Uno studio attento su giochi delle ombre, rendono i corpi dei protagonisti vibranti.
Una palette di colori molto ampia che attinge anche a toni insoliti - ma non sconosciuti - nei libri per bambini: il colore del cielo dopo il tramonto del sole di Duello al sole ricorda tanto i cieli di un altro libro western, Toh! Un cappello! di Jon Klassen. Non ha paura del nero e dei suoi derivati a cui affida le ultime pagine del libro.
 

Ulteriore fattore sta nella cura maniacale del dettaglio e della coerenza. Su un disegno apparentemente semplificato Marsol riesce a mettere a fuoco una tale mole di dettagli, la maggioranza dei quali portatori di grande ironia, che è impossibile per l'occhio non mettersi in cerca. 
E per ciascuno di loro è rintracciabile un nesso forte con la storia in sé. Basti solo seguire le sorti del sole o del malcapitato serpente a sonagli, per capire di cosa stiamo parlando.


Ma la cosa che forse di più rende i suoi libri cinema sta proprio nella capacità che ha di movimentare la storia e la pagina con un disegno che pare nascere dietro l'obiettivo di una cinepresa. Pagina dopo pagina alterna i campi lunghissimi, ai primi piani fino ad arrivare, appunto, al dettaglio di un paio di stivali o di una mano che tende l'arco e di un avvoltoio che si abbevera a notte. Come anche in Museum anche qui un paio di soggettive, per non farsi mancare nulla.
Ultimo ma non ultimo, Marsol è capace di pescare negli immaginari più diversi: parla a grandi e piccoli, dicendo loro cose anche molto diverse, con linguaggi di volta in volta differenti. Passa dal tattile del quadro in copertina di Museum, ai titoli di coda per i crediti in Duello al sole. E lo fa in grande scioltezza, senza curarsi di far perdere l'orientamento ai suoi lettori, come accade in Museum, o di farli ridere a crepapelle(rossa), come accade qui.
Evviva.

Carla

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