AL CINEMA
Duello al sole, Manuel Marsol
Orecchio acerbo 2020
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)
"Oh! Guarda quel cactus gigante
che attraversa il cielo."
"Si direbbe piuttosto una
forchetta."
"No. È un cactus gigante!"
L'indiano a sud del
fiume e il cowboy a nord. Uno di fronte all'altro, si sfidano a
duello. Una freccia nell'arco e una pallottola nel tamburo della
pistola. Sguardo fermo l'uno sull'altro e poi appare lei: la papera.
Appoggiata sulla
canna della Colt, sembra aver bisogno di una pausa. Il cowboy non
apprezza e con un rapido movimento della pistola la fa decollare
nuovamente, ma lei non lo perdona e gli molla un suo ricordo sulla
tesa del cappello.
Il duello può ricominciare, ma no anche questa
volta c'è qualcosa che disturba: una nuvola in cielo, un treno di
passaggio, un'affettuosità del proprio cavallo, un serpente a
sonagli, un bisonte. E questo duello sembra non arrivare mai. Anche
perché, complice la carica del bisonte, ora i due contendenti sono
dalla stessa parte (del fiume). Prima acerrimi nemici, ora accomunati
dal medesimo destino: avvoltoi e bisonti in attesa del loro primo
passo falso.
Basta poco per
solidarizzare e il fuoco del bivacco li vede ancora insieme al
tramontare del sole... domani è un altro giorno.
Quando un film (western)
diventa libro, accade questo.
L'azione si focalizza sui protagonisti,
la pagina diventa fotogramma, l'inquadratura passa dal campo lungo al primissimo
piano, all'americana, fino alla figura intera, ogni giro di pagina
scandisce con regolarità il tempo. Un tempo lento, da deserto
infuocato dell'Arizona, dove le palle di fieno sono sospinte dal
vento e dove le nuvole in cielo sono rare.
Quando un libro
diventa cinema, ovvero storia raccontata per inquadrature, dietro
spesso c'è Manuel Marsol.
Lo abbiamo appena
visto in coppia con Javier Sáez Cástan vincere il BRAW a Bologna,
non a caso nella sezione Cinema, con Museum. Lì Marsol è ai
pennelli su legno mentre a Cástan spetta la sceneggiatura e gli
schizzi delle singole tavole.
Qui invece è da
solo dietro 'la macchina da presa', confermando ancora una volta un
talento fuori dal comune.
La caratteristica dei disegni di Marsol,
siano essi fatti per le tavole di un libro, per manifesti
pubblicitari, per oggetti o per animazioni, è quella di restare
dentro lo sguardo. È plausibile che questa caratteristica gli derivi
dalla sua formazione nel campo pubblicitario, ma poco importa: Marsol
buca lo schermo. Sempre.
Da cosa dipende?
Proviamo a mettere
in sequenza i fattori che caratterizzano i suoi libri: una
sensibilità per il colore, spesso dato a grandi campiture su cui poi
rilavora tanto i dettagli che ne movimentano la superficie. Colore
che va sempre in cerca di un'atmosfera precisa. E, una volta trovata,
si mantiene in perfetta coerenza con l'avanzare della storia.
A
questo va aggiunta un'apertura forte verso la luminosità e i colori
caldi: spesso il rosso, l'arancio con i loro complementari verde e
turchese. Uno studio attento su giochi delle ombre, rendono i corpi
dei protagonisti vibranti.
Una palette di
colori molto ampia che attinge anche a toni insoliti - ma non
sconosciuti - nei libri per bambini: il colore del cielo dopo il
tramonto del sole di Duello al sole ricorda tanto i cieli di
un altro libro western, Toh! Un cappello! di Jon Klassen. Non
ha paura del nero e dei suoi derivati a cui affida le ultime pagine
del libro.
Ulteriore fattore
sta nella cura maniacale del dettaglio e della coerenza. Su un disegno apparentemente
semplificato Marsol riesce a mettere a fuoco una tale mole di
dettagli, la maggioranza dei quali portatori di grande ironia, che è
impossibile per l'occhio non mettersi in cerca.
E per ciascuno di
loro è rintracciabile un nesso forte con la storia in sé. Basti
solo seguire le sorti del sole o del malcapitato serpente a sonagli, per capire
di cosa stiamo parlando.
Ma la cosa che
forse di più rende i suoi libri cinema sta proprio nella capacità
che ha di movimentare la storia e la pagina con un disegno che pare
nascere dietro l'obiettivo di una cinepresa. Pagina dopo pagina
alterna i campi lunghissimi, ai primi piani fino ad arrivare,
appunto, al dettaglio di un paio di stivali o di una mano che tende
l'arco e di un avvoltoio che si abbevera a notte. Come anche in Museum anche qui un paio di soggettive, per non farsi mancare nulla.
Ultimo ma non
ultimo, Marsol è capace di pescare negli immaginari più diversi:
parla a grandi e piccoli, dicendo loro cose anche molto diverse, con linguaggi di volta in volta differenti. Passa dal tattile del quadro in copertina di Museum, ai titoli di coda per i crediti in Duello al sole. E lo
fa in grande scioltezza, senza curarsi di far perdere l'orientamento ai
suoi lettori, come accade in Museum, o di farli ridere a
crepapelle(rossa), come accade qui.
Evviva.
Carla
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