INFANZIA IMBROGLIONA
Il regalo, Emma Adbåge, (trad. Samanta K. Milton Knowles)
Beisler 2020
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"'Ho un’idea!' dico. 'Regaliamo il castello verde a Frej.
E io mi tengo quello rosso'. Ma la mamma non è d’accordo.'Non si può, hai scelto tu il castello rosso per Frej.' 'Sì, ma quello era prima, quando il castello verde mi piaceva ancora!"
È il compleanno del piccolo Frej. Bisogna prepararsi per andare alla festa. Le attività fervono: pulizia corporea accurata, asciugatura dei capelli e lieve messa in piega per farli stare in ordine. Vestito simil elegante, con papillon che sancisca il fatto che non si è indossato la prima cosa presa a caso nell'armadio. Anche sua madre si sta facendo bella e sta pensando anche a scrivere un bel biglietto di auguri con il pennarello dorato. Ultima cosa da fare prima di uscire è impacchettare il regalo: un castello rosso. Ugualissimo al suo che però è verde. Accidenti, è verde. E qui arriva l'idea: io mi tengo quello rosso che mi piace di più ora e a Frej regalo il mio verde. Tale disinvoltura non è degli adulti che del 'cambiare idea' ne fanno una malattia.
Non vale stringersi il pacchetto al cuore e macerarsi nel rammarico. Bisogna andare.
Alla festa tutto procede come alle feste e in ultimo arriva anche lo spacchettamento dei regali. Frej fa a brandelli la carta e spera tanto che nella scatola ci sia un castello...verde. Non rosso!
E finalmente arriva anche il secondo libro di Emma Adbåge.
Dopo aver gioito per La buca (Camelozampa 2020), sfogliando Il regalo si riconfermano i pensieri già fatti sulla poetica così originale di questa giovane autrice svedese.
Si riconferma la grande capacità che la Adbåge dimostra nel raccontare come funziona il pensiero nella mente dei quattrenni.
Senza ritocchi da 'adulta', racconta i bambini per quello che sono spesso, ovvero imperfetti. Opportunisti, in questo caso.
La prima cosa che salta all'occhio è il racconto di una infanzia, letto attraverso la relazione reciproca tra questo bambinetto (o bambinetta) e sua madre, di fatto quasi l'unica adulta della storia, a parte quelli che fanno, come sempre nelle sue storie, da 'tappezzeria' alla festa di compleanno di Frej, presumibilmente i genitori di quest'ultimo.
Lei, la madre, ovviamente, non molla sul punto fermo che il regalo è un castello rosso e non si può mettere in atto lo scambio.
E altrettanto caparbio appare il/la quattrenne che ha già in testa un piano preciso per raggirare l'adulto, al momento opportuno. In questo non patisce affatto l'autorità che la madre esercita, ne riconosce l'ineludibilità, ovviamente, ma si organizza opportunamente e in totale autonomia per arrivare al proprio scopo: avere un bel castello rosso, al posto di quello verde, ormai out of date.
Ecco, la separatezza dei mondi, quello dei piccoli e quello dei grandi: alla festa il crocchio degli adulti che chiacchierano, ignorando i bambini, e i bambini che ignorano i grandi, bevendo, "decorati" a festa, i loro sciroppi al lampone e mangiando la torta, non prima di aver cantato tantiaguriate. Adulti che ignorano i capricci, adulti che cadono nei trabocchetti...
Seconda cosa degna di nota è la capacità di raccontare il quotidiano per quello che è. Senza veli. Ancora una volta a partire dal mondo dei bambini che si annoiano stravaccati in mille posizioni differenti, sulla poltrona di casa, in attesa che gli adulti siano pronti (come si differenzia la percezione del tempo tra piccoli e grandi...); che guardano con ammirazione e invidia un adulto che scrive, che si sbrodolano a una festa, che si siedono sulle ginocchia con le gambe a rana, che lasciano le scarpe in giro.
Ecco, in questo quotidiano c'è raccontata tanta intimità: sederi che spuntano dalle porte, gente in mutande che gira, vai e vieni di scarpe messe e tolte e lasciate qui e là. La scena in cucina, con un altro sederone in bella vista, insieme a una lavastoviglie piena di piatti sporchi è di nuovo uno scorcio di vita, che colpisce per la sua lucida autenticità.
Il coraggio sta nel disegnare tutto un po' storto, ma maledettamente vero, senza mai cedere alla lusinga di una immagine anche solo impercettibilmente oleografica, manierata o stereotipata.
Per la Adbåge chi è sovrappeso lo sia serenamente, chi è calvo lo sia altrettanto. Chi è un po' sciatto a fine festa, non si preoccupi di nasconderlo.
I bambini stessi sono come sono: capricciosi, furbi, viziati, e fortunatamente sempre piuttosto indipendenti e determinati a sopravvivere.
Il regalo, rispetto alla Buca, grazie alla circostanza di essere sempre in interni, mette sotto una luce forte anche uno degli altri temi cari alla Adbåge, ovvero l'accumulo di oggetti e minuscoli dettagli che con cura, sempre un po' sbilenca, mette sul foglio, a riempirlo. Dalle panoramiche sui buffet ai pavimenti sempre un po' ingombri, ai piani cottura che funzionano a pieno regime.
Su tutto però trionfa la questione centrale, la prima cosa che colpisce nei suoi libri: un ottimo racconto di infanzia. Di una sana infanzia che si garantisce il diritto di pensarla diversamente da un attimo all'altro, di una sana infanzia che vuole essere onnipotente e soprattutto che sa essere imbrogliona, per puro spirito di attaccamento alla vita.
Come darle torto?
Carla
Nessun commento:
Posta un commento