DEBITO
Chi segue le mie segnalazioni su questo
blog sa quanto sia diffidente nei confronti delle biografie,
soprattutto quando seguono lo schema del libro di successo delle
‘Storie della buonanotte per bambine ribelli’, che pure qualche
merito ha avuto.
Faccio una vistosa eccezione per un
libro pubblicato recentemente da Settenove: ‘Libere e sovrane. Le
donne che hanno fatto la Costituzione’, scritto da Micol Cossali,
Giulia Mirandola, Mara Rossi, Novella Volani, con le illustrazioni di
Michela Nanut.
L’intento è chiaro: rinverdire la
memorie di quelle donne che hanno contribuito alla stesura della
nostra Costituzione, promulgata nel lontano 1947 ed entrata in vigore
nel 1948.
Nel 1946 si tengono votazioni storiche:
per la prima volta le donne hanno diritto di voto. Viene svolto il
referendum in cui si afferma la Repubblica, e si elegge l’Assemblea
Costituente, quella che deve redigere la Carta fondamentale su cui
ancora, e per fortuna, si regge lo Stato Italiano. A questa assemblea
vengono elette ventuno donne. Ventuno contro cinquecentotrentacinque
uomini. Questa è la storia.
La maggioranza di queste donne vengono
dalle formazioni partigiane, comuniste e cattoliche soprattutto, e
hanno alle spalle anni di persecuzioni, di lotte, di clandestinità,
pericoli. Le enumero tutte, perché sono convinta che molti di questi
nomi non dicano molto non solo a ragazze e ragazzi, ma anche ai loro
genitori: Teresa Mattei, Angela Guidi Cingolani, Adele Bei, Maria
Maddalena Rossi, Angelina Merlin, Maria Agamben Federici, Rita
Montagnana, Nadia Gallico Spano, Vittoria Titomanlio, Nilde Iotti,
Angela Gotelli, Teresa Noce, Maria Nicotra, Maria de Unterrichter,
Ottavia Penna, Elettra Pollastrini, Laura Bianchini, Bianca Bianchi,
Filomena delli Castelli, Elisabetta Conci e Angiola Minella.
Vorrei sottolineare i profili di due di
loro. L’ultima, Angiola Minella, iscritta al Partito Comunista, è
una delle organizzatrici dei ‘treni della felicità’, quei treni,
cioè, che nel primo dopoguerra, portavano i bambini più poveri del
Sud presso famiglie del Nord, maggiormente in grado di soddisfare le
loro necessità fondamentali. Uno degli esempi più belli del
concetto di solidarietà, di cui questo paese, una volta, era
intriso.
L’altra è l’onorevole Lina Merlin,
quella della celebre legge a lei intitolata, che nel ‘58 emancipò
decine di migliaia di prostitute da una forma di semi-schiavitù.
Certamente leggendo i testi di allora
si può essere colpiti dalla distanza dalle sensibilità odierne in
termini di parità di diritti fra uomini e donne e può sembrare
addirittura incredibile che solo nel ‘46 le donne abbiano potuto
dare il loro contributo alla gestione della cosa pubblica; ma questo
è stato solo un punto di partenza fondamentale da cui è scaturita
una legislazione che ha modificato la vita di tutti e tutte noi: è
del ‘75 la legge diritto di famiglia, nel ‘70 è stato istituito
il divorzio, confermato poi con il referendum nel ‘74; nel ‘78 è
stata approvata, con grandi difficoltà e dibattiti non ancora
chiusi, la legge sull’aborto; nel 2013 è stata promulgata la legge
sul cosiddetto ‘femminicidio’.
A questa galleria ideale di donne che
hanno incarnato la parte più nobile della politica, aggiungerei due
ritratti: quello di Tina Anselmi, che nel ‘78 portò alla stesura
della legge sul Servizio Sanitario Nazionale, si, quello che ci
invidia mezzo mondo e che periodicamente si tenta di smantellare;
ebbe anche l’incarico di presiedere la Commissione Parlamentare
sulla loggia massonica P2, in un momento fra i più delicati per la
fragile democrazia italiana. Mi ricordo l’immagine di lei, persona
schiva e riservata come pochi, con la valigetta con i documenti che
svelavano decenni di manovre occulte, di stragi, di commistioni
inconfessabili fra apparati dello Stato e terroristi di destra.
Sarebbe stato bello vederla alla Presidenza della Repubblica.
Un’altra figura di riferimento per
le ’ragazze’ della mia generazione è Rossana Rossanda, un raro
esempio di coerenza, profondità culturale, onestà intellettuale, un
modo di concepire la politica che oggi sembra impensabile.
Ma potrei aggiungerne altre, più e
meno giovani, nei confronti delle quali non si può non avere un
debito di riconoscenza.
Forse proporre questa memoria al
femminile può apparire artificioso, ma credo sia un atto necessario,
e dovuto nei confronti di chi ci ha preceduto, per rendere le giovani
generazioni più consapevoli.
Lettura educativa per ragazzi e ragazze
dai dieci anni in poi.
Eleonora
“Libere e sovrane”, M. Cossali, G.
Mirandola, M. Rossi, N. Volani, M. Nanut, Settenove 2020
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