BAMBINATE
Enfantillages,
Gérard DuBois
Rouergue
2015
Was
machen die Mädchen?, Nikolaus Heidelbach,
Beltz&Gelberg,
1993-2008
Was
machen die Jungs?, Nikolaus Heidelbach,
Beltz&Gelberg,
1999-2008
Si parte da un'ovvietà:
la distanza che esiste tra l'età adulta e l'infanzia costituisce una
linea di demarcazione insuperabile.
Fisicamente e
intellettualmente diverse, le due età parlano lingue differenti,
hanno esigenze e, spesso, religioni distanti.
Eppure, nonostante
questo confine invalicabile che le separa sono state progettate per
essere prossime e addirittura dipendenti l'una dall'altra.
A parte la naturale
(direi necessaria) cura che l'età adulta deve dimostrare nei
confronti dell'infanzia almeno fino al momento in cui questa non sia
in grado di far da sé, all'età adulta sono delegati moltissimi
altri compiti, tra cui uno che si rivela primario e che si può
riassumere in una parola: raccontare.
Gli adulti raccontano
ai bambini e alle bambine storie vere e storie inventate. Se però si
limitassero a parlare di sé, attraverso le loro storie vere e
attraverso il mito e la fiaba (le loro storie inventate), non ci
sarebbero grandi pericoli che invece nascono quando gli adulti
decidono di 'sconfinare' e raccontano, il più delle volte
inventando, storie di infanzia.
Va da sé che per farlo
attingano, primariamente e nel migliore dei casi, a una loro idea di
infanzia, maturata da adulti.
Questo non sarebbe un
male in sé, tuttavia un brivido si avverte proprio nel momento in
cui tra quell'idea di infanzia e l'infanzia vera e propria non ci
sia alcun nesso, vuoi intellettuale, vuoi emotivo, ma solo
proiezioni, più o meno oneste.
È necessario chiarire
con una seconda ovvietà: c'è ottima letteratura che racconta
l'infanzia. Ciò nonostante, parafrasando Nodelman, l'adulto nascosto
è spesso lì in agguato.
Non è questo il luogo,
né il tempo di ragionare sulla questione in termini generali,
tuttavia mi si conceda, in tutta la sua parzialità, di rivolgere lo
sguardo a due autori di cui apprezzo il talento e l'onestà
intellettuale nel racconto che fanno di bambini e bambine.
Cinque anni fa, in modo
del tutto indebito e arbitrario sedevo a una tavola rotonda per
discutere di cosa sia un bambino. Un bambino, letterario.
E ora Heidelbach e
DuBois, messi a confronto in due (in verità tre) libri sull'argomento, mi danno modo
di tornarci su, in modo figurativamente più puntuale.
In realtà se ci si
occupa di letteratura per l'infanzia, l'argomento è sempre piuttosto
presente. Ma tant'è.
Cercando di riassumere
al massimo, mi sembra di poter dire che i caratteri peculiari che entrambi
ascrivono alla loro idea di infanzia (e che modestamente coincidono
con i miei) siano : il mistero, certa ruvidezza di rapporto con gli
adulti, la capacità di organizzarsi in autonomia, l'assenza di
perfezione (non
sono belli, non sono educati, non sono buoni, non
sono gentili, non sono lisci, non sono comodi).
Lascerei
alle immagini e ai brevi testi che le accompagnano il compito di
accendere l'interesse e la curiosità. E possibilmente,
le riflessioni.
Il
mio contributo si esaurisce nella scelta e nell'abbinamento delle
figure dei due libri e nell'aver ordinato il tutto per elementi caratterizzanti.
IL MISTERO
1)
Dieter verreist |
2)
Flora schläft gut |
3)
Zeralda findet den Flugplatz |
LA RUVIDEZZA
1)
Alfred wartet auf seinen Papa |
Gerd denkt nach |
3)
Volker isst mit seinen Eltern |
L'AUTONOMIA
1)
Charles macht ein Geschäft |
2)
Igor hat Hunger |
3)
Irmgard möchte nicht gestört werden |
LE IMPERFEZIONI
1)
Walter macht Urlaub |
2)
Ortrun spielt Minigolf |
3)
Martin und Moritz langweilen sich |
4)
Sybille friert |
Carla
Noterella al margine. Dei due libri di Heidelbach esiste un'edizione italiana, pubblicata da Donzelli.
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