IL FILO ROSSO SONO IO
IL MAGNIFICO LAVATIVO, Tuono pettinato
Topipittori, 2011
NARRATIVA A FUMETTI per MEDI (dai 7 anni)
Fa ridere. Questo libro fa morir dal ridere.
Il Magnifico lavativo è un bambinetto che poi diventa un ragazzino e che quindi decide di affacciarsi, con qualche perplessità e un po' di pigrizia, all'adolescenza.
E la storia che ci fa ridere è proprio la sua storia: quella di questo bambino pisano di nome Andrea, con molti interessi e una passione: disegnare, meglio se a fumetti.
Dopo un'introduzione creata ad arte per fare confusione nella testa del lettore, la storia si ordina e si articola nelle tra grandi tappe che hanno scandito la vita di tutti noi: asilo, elementari e medie. Ma ognuna di esse è a sua volta frammentata in una sequenza di episodi tra loro non concatenati se non dal fatto che sono riemersi dalla memoria del suddetto Tuono pettinato, così: in ordine sparso.
Quando il Magnifico nell'85 racconta la storica nevicata che coprì l'Italia e quindi anche Pisa, Torre e Battistero compresi, e lui andava sullo slittino, io ero a Berlino, appena laureata con il mio dottorato da fare. Questo per dire che Tuono ed io non siamo proprio coetanei. Eppure in molti degli episodi che lui disegna io rivedo me stessa: per esempio nelle 'passioni' travolgenti ed effimere (il Magnifico entrò in fissa per il Museo Egizio e per gli Egizi tutti); un certo 'straniamento' alle manifestazioni pacifiste (ma poi andiamo anche a quelle per la guerra, vero mamma?), certa 'ritrosia' per il cimento sportivo (io, quasi quasi mi tufferei domani, ora si è fatto tardi), una certa insolita tachicardia accompagnata da eccessiva sudorazione durante il fatidico 'gioco della bottiglia' con i tuoi compagni di classe (altro che riti di passaggio a caccia di leoni...). E così andare.
Credo che se questo fenomeno di identificazione, o di affinità elettiva con il protagonista, ha luogo, il merito risieda in un fattore, principalmente: penso che Tuono pettinato abbia saputo toccare corde emotive talmente profonde ed autentiche che sono comuni a molti di noi.
Questo fenomeno di identificazione e di affinità di sentire a me è capitato più volte, ma non sempre, leggendo altri titoli di questa bella e intelligente collana di autobiografie. E la cosa curiosa è che mi sono identificata in infanzie che cronologicamente o geograficamente ben poco avevano a che spartire con la mia. Ma tant'è. E allora la riflessione successiva che mi viene da fare è che forse le infanzie raccolte nella collana Gli anni in tasca di Topipittori (un po' scritte, un po' a fumetti) abbiano un filo rosso che che le tiene insieme, un filo rosso che chiamerei capacità di saper sentire, da adulti, come un bambino. in altre parole, riuscire a saper discernere il pensiero dei grandi dal pensiero dei piccoli ed avere la capacità di dar voce ad entrambi.
Raccontare bene la propria infanzia è arte rara. Non basta saper ricordare e poi snocciolare episodi uno dopo l'altro come perle di un rosario. Bisogna saper guardare indentro e saper scegliere tra i propri ricordi quelli che ancora oggi ci toccano, ci emozionano, ci fanno sorridere o commuovere perché solo quelli sono la prova che tra quel bambino di allora e noi c 'è identità. Non altro.
Carla
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