IL SIGNOR GAMBALUNGA E IL BAMBINO DI UNA VOLTA
IL GIOCO DEL TEMPO, Alfredo Stoppa, Chiara Carrer
ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)
Gira, rigira, vira a destra, devia a sinistra.
Saltella soffiato dal vento.
Sbatte le ali. Precipita!
No...risale, rincorre il sole. Uno sbuffo, una capriola, scende in picchiata?
Si schianta! No, riprende quota e punta dritto...sul mio naso.
SCRACH!
Ecco, un aeroplanino di carta è appena planato sul naso di un signore alto alto che, come un pacco postale, si è fatto 'spedire' in un rumoroso centro commerciale. Sta lì, seduto su una panca, e osserva ciò che gli accade intorno: negozi pieni di oggetti colorati e di luci abbacinanti, altoparlanti stonati che gracchiano messaggi per vendere e tanta gente che, frastornata, brulica nei corridoi e riempie ogni angolo vuoto.
Ma cosa ci fa un aeroplanino di carta in un posto così? E' stato lanciato da un bambino di una volta.
L'atterraggio di fortuna sul naso del signor gambalunga li fa incontrare: un signore di oggi e un bambino di ieri. Ma forse si potrebbe dire meglio che l'incontro è tra l'oggi di quel signore e il suo ieri di bambino. Ed ecco allora che un gioco che si faceva una volta appare in un luogo (non luogo) della contemporaneità.
Il breve racconto di Stoppa altalena con grande delicatezza tra oggi e ieri, tra ricordi e attualità.
Chi ha cinquant'anni da raccontare non fatica a riconoscersi nel bambino di una volta, così anche lui si ricorderà dei gelati mangiati solo la domenica come premio, si ricorderà dei giochi fatti in cortile, dei pomeriggi di noia, o delle battaglie a soldatini. Ma riconoscerà altrettanto bene il panorama 'umano' che l'uomo dalle gambe lunghe lunghe ha intorno a sé nel grande centro commerciale: anziani condotti in pullmann portati a 'comprare' come se fossero a una gita fuoriporta, bambini urlanti che corrono all'impazzata zigzagando tra le gambe di adulti attenti solo alle vetrine, babbi e mamme che stipano con eguale cura bambini, pacchi e sacchetti nelle auto parcheggiate chissadove...
Alfredo Stoppa è maestro nel raccontare il proprio passato. E' un grande affabulatore e narratore di quel passato, di quel passato che è lì, appena dietro l'angolo. Lo fa spesso e volentieri nei suoi libri e la fa con grande garbo. Ma è altrettanto bravo a raccontare certo presente, a coglierne i caratteri, i ritmi e soprattutto a verificarne la sua distanza. Ai piccoli Stoppa sa raccontare con indubbie capacità evocative un mondo che non c'è più, un mondo che loro non hanno mai visto ma del quale lui si sente testimone fedele ed affettuoso. E così racconta e loro lo stanno a sentire incantati. Io li ho visti seduti in un prato a Villa Borghese, durante la Tribù dei lettori, ascoltarlo con il naso per aria (perchè lui è davvero un signor Gambalunga) rapiti dai suoi racconti di un mondo lontano, avvolto spesso nella nebbia di una provincia tranquilla che si distende ai piedi delle Alpi.
Un mondo che sa di ricordi è anche quello raffigurato da Chiara Carrer che, con grande sensibilità e talento, in perfetta sintonia con il tema del libro, attinge al suo inesauribile patrimonio di 'carte di quaderni di una volta' per costruire con giustapposizioni sempre molto equilibrate un tessuto di fondali urbani in cui far agire in primo piano movimentate quanto colorate donne truccate, mamme alla guida di carrelli, signore e signori giovani e vecchi, alcune ritratte stanche su panchine, giovani commesse in pausa sigaretta.
Case a righe, case a quadretti, case rosa di carta millimetrata o gialline ricavate da fogli di estinti quaderni da computisteria, tutte rigorosamente ingiallite dal tempo su cui risaltano decine di finestrine a croce, strade pullulanti di mille macchinine fatte a matita danno il senso di una grande città. Il grande ipermercato è raffigurato con voluta simmetria, quasi fosse un tempio greco classico, davanti al quale le automobili appaiono disposte secondo un ordine perfetto.
E poi ci sono loro (o forse dovrei dire lui), ritratti a pastello: il bambino di una volta e il signore alto alto che con tenerezza e un bel po' di nostalgia si scambiano uno sguardo...
Carla
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